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Milano, chiunque vinca avrà un manager di centrodestra

Comunque vada a Milano ha vinto la tenerezza. La tenerezza di vedere la centrodestrorsità di un candidato come Beppe Sala (formalmente di centrosinistra), tutto numeri manageriali e bilanci d’artificio, che si finge improvvisamente sinistro e radicale per racimolare i voti che servono per sconfiggere il candidato di centrodestra al ballottaggio milanese. Il «rigore a porta vuota» (aveva detto così Renzi della candidatura di Sala a Milano, con la solita sicumera che ultimamente non sembra portare troppa fortuna) in realtà si è stampato sul palo e, nonostante la simulata euforia, a Milano ora il Pd (e i resti di Sel che hanno deciso di rimanere nell’impotabile coalizione) hanno paura di perdere. Eccome. Ecco perché anche a Milano si comincia con la solita tiritera del «non fare vincere la destra», delle differenze a sinistra che «non sono sostanziali» e tutto quel solito brodo che ci ha portato fin qui.

Come? Sono anni ormai che per non fare vincere la destra a sinistra si continua ad accettare il meno peggio, finendo per fare del Pd un partito di centrodestra: la favoletta del tener conto delle realtà locali è stata già punita dal voto quando una settimana fa a Milano s’è dovuto prendere atto del fatto che l’esperienza Pisapia (meglio: la speranza che aveva acceso l’esperienze Pisapia) non ha trovato il suo naturale sbocco nella candidatura di Beppe Sala e al di là dei numeri l’aria che si respira in città è ben lontana dal fiume di gente che accompagnò la rivoluzione arancione, festeggiando in piazza Duomo sotto un beneaugurante arcobaleno. Il crollo di consensi del Partito democratico pesa e, soprattutto alla luce di una campagna elettorale che ha potuto sfruttare l’onda lunga di Expo e della sua narrazione epica, preoccupa il comitato elettorale di Beppe Sala che, infatti, ha provato a smuovere gli ultimi giorni di campagna elettorale con qualche annuncio a sorpresa: prima il nome di Gherardo Colombo per presiedere un nuovo Comitato per la Legalità (pur essendo i poteri di un sindaco ben ristretti sull’argomento) e poi con i nomi nella futura giunta di Emma Bonino (per i rapporti con l’estero), Linus (sì, proprio lui, quello della radio) e Umberto Ambrosoli (capogruppo dell’opposizione a Maroni in Regione Lombardia, con il nodo del doppio ruolo).

Ma la domanda è la solita: «E quindi che si fa, si vota Parisi con Maroni, Salvini e berlusconiani?». E qui, forse, bisognerebbe avere il coraggio di decidere se la politica del Pd sia davvero così differente da quella degli orchi sventolati per spaventarci: sul tema della giustizia e del lavoro questo Pd ha coronato i sogni berlusconiani, sul tema della scuola e delle privatizzazioni il passo del centrosinistra a governo non sembra così distante dalla gestione lombarda di Roberto Maroni; «e Salvini?» è di solito l’ultima disperata domanda. Ma che differenza c’è tra il turpiloquio xenofobo di Salvini e l’arroganza costituzionale della Boschi? Un pregiudizio, certo. Ma che sembra non bastare più.

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Al voto, al voto

Il GrilloPd accusa la Raggi. Fracasso elettorale nel giorno del silenzio

ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Il Pd di Renzi insegue il Fatto Quotidiano nell’ultimo, disperato, tentativo di spostare voti a favore di Giachetti, candidato sindaco nella Capitale. Ricostruiamo i fatti.

Oggi, per la penna di Marco Lillo, il Fatto Quotidiano scrive che Virginia Raggi aveva regolarmente comunicato, nelle sue dichiarazioni del 2015, di aver percepito oltre all’indennità di consigliera comunale, un compenso di 1.878,68 euro dalla ASL Roma F per un incarico -un recupero credito- svolto in qualità di avvocato l’anno precedente. Tuttavia sostiene Marco Lillo che gli incarichi ricevuti da quella ASL erano stati due, uno del 2012 e uno del 2014. E osserva che la consigliera, sia nel 2013 che nel 2014, aveva barrato una casella con cui affermava “di non avere percepito compensi ovvero altri incarichi con oneri a carico della finanza pubblica”. Ora, se è vero che non aveva a quell’epoca percepito nulla, le si può tuttavia obiettare di aver taciuto “altri incarichi a carico della finanza pubblica”. Se n’era dimenticata la Raggi, non aveva fatto attenzione, per poi correggersi quando le era pervenuto l’assegno?

Giachetti è subito montato in cattedra. “La Raggi ha mentito”. Il suo assessore i(n pectore) alla trasparenza, Sabella, ha chiesto che la Procura di Roma aprisse un’indagine. -É stato presentato un esposto e l’indagine ci sarà-. Il renziano Carbone ha conclusi: È ineleggibile”.

Stamani Virginia Raggi ha pubblicato la sua deposizione del 2015, nella quale compare l’importo della cifra percepita e, a penna, l’indicazione che la collaborazione con la ASL Roma F, si era compiuta nel 2014 e l’acconto pagato nel 2015. Quanto al vecchio incarico, quello del 2012, la candidata sostiene: “nel 2012 non ero ancora consigliere e non era previsto alcun albo speciale”. A voler essere pedanti, le si potrebbe chiedere quando è stata pagata per quel lavoro.

Il Pd va molto oltre. Con un tweet del suo presidente Matteo Orfini, accusa la Raggi di aver rotto il silenzio elettorale. Con un altro della vice segretaria Serracchiani, pubblica il brano di un’intervista in cui la Raggi sostiene che “ da consigliera, lavorando 10 ore al giorno, aveva sospeso ogni attività professionale”. Falso, giubila la Serracchiani.

Che dire? Che il ridicolo ci sommerge. Abbiamo un partito di governo, che vuole sbloccare l’Italia da ogni cavillo che si attacca al cavillo. Un Pd più grillino dei grillini. Abbiamo un presidente di detto partito che pretende dalla Raggi che osservi il silenzio elettorale e dunque rinunci a difendersi quando oggi, sabato 18 giugno giorno del silenzio elettorale, la Repubblica così titola in prima pagina: “Voto nelle città ad alta tensione. Raggi mentì”.

Ritorno a Britannia?

Londra – Chris e Duncan si fanno trovare alle 8.30 di sabato mattina a Muswell Hill, quartiere residenziale e liberal a nord di Londra. Da questa collina si può vedere tutto il profilo della capitale inglese, nonostante le nuvole basse e l’aria carica di pioggia. I due ragazzi inglesi, 24 e 26 anni rispettivamente, hanno già sistemato il loro banchetto a un angolo della strada, in concomitanza con il mercatino settimanale. Tra uno stand di cannoli siciliani e l’altro di formaggi francesi, ci sono loro: discreti, sorridenti, dalle buone maniere british. Il manifesto che campeggia sul tavolo pieghevole legge “Vote Leave”, vota per uscire, e hanno sacrificato il loro sabato mattina – forse ancora un po’ brilli dalla serata precedente – per volantinare e convincere piú inglesi possibile a votare al referendum del prossimo 23 giugno per far uscire la Gran Bretagna dall’Unione Europea.

«Non mi piace la parola Brexit» confida Duncan mentre fa colazione con una cassatella, comprata allo stand a fianco «mi piace di piú pensare che la Gran Bretagna avrà di nuovo la sua libertà e indipendenza». Da chi? «Dall’Europa» interviene Chris «da quell’accozzaglia di burocrati che ci dicono cosa fare in ogni momento della giornata. Noi non li abbiamo votati e loro devono occuparsi degli affari loro». Secondo i due ragazzi, la partita che si sta giocando può essere incapsulata in un singolo aneddoto. «Immagina che questo sia World of Warcraft» dice Chris, citando un popolare videogioco molto in voga tra i teenager di tutta Europa «noi dobbiamo limitare l’avanzata dell’orda che sta invadendo il nostro Paese». E “l’orda”, manco a dirlo, sono gli europei che ogni giorno sbarcano negli aeroporti inglesi in cerca di un lavoro. «Siete brave persone» continua Chris «ma siete troppi e troppo diversi da noi. Guarda questi italiani» dice Chris puntando il dito verso lo stand siciliano «gridano troppo». E poi «i francesi» rincara la dose Duncan «fanno del buon formaggio ma, detto tra di noi, puzzano un po’».


 

La copertina di Left in edicola dal 18 giugno

Sulla Brexit trovate un reportage da Dover, dove immigrazione e conservatorismo trascinano il Sì, un’intervista a Vincenzo Visco sulle conseguenze economiche, un’analisi sulla situazione politica di Dario Castiglione e  il punto da Londra di Massimo Paradiso (che leggete qui)


Anche se Chris e Duncan non rappresentano di certo tutto lo spettro di opinioni dei supporter del Brexit, è altrettanto vero che il Paese è spaccato a metà proprio su questo punto: immigrazione e lavoro. Sia chi campeggia per l’uscita dall’Ue sia chi propone di restare non è riuscito a dare un’immagine reale di cosa sia e cosa faccia l’Unione Europea. Anche il più strenuo europeista inglese, alla domanda “ma alla fine l’Europa che fa?”, cade nel comune cliché del “ha mantenuto il piú lungo periodo di pace dalla Seconda guerra mondiale” anche se questo ideale sta bruciando nelle banlieue parigine o annegando nelle acque del Mediterraneo.
«Uscire dall’Europa senza un progetto reale ma solo per il gusto di farlo è l’idea piú stupida del mondo» dice Laurie Penny, commentatrice politica e giornalista del New Statesman «ma nessuno delle due parti in gioco, pro o contro Brexit, è riuscita a proporre un storia positiva sul perché dell’Europa. Forse – dice laconica la giornalista – perché una storia positiva in realtà non c’è».
Quello che c’è è una lunga lista di benefici economici, reali o inventati, per riportare alla luce il concetto della vecchia “Britannia”, un ideale caro agli inglesi fatto di un Regno Unito «in bianco e nero, di thè alle cinque e della comicità innocua della televisione di Stato, quando tutti erano bianchi e si lavorava in fabbrica»

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Il caldo in Pakistan, l’inquinamento in Ghana, il Ramadan in Siria. Le foto della settimana

13 Giugno 2016. Accra, Ghana. Un mandriano ghanese porta il suo bestiame a pascolare nella spiaggia inquinata di Korle Gono. Settimane di inondazioni hanno riversato sulla spiaggia bottiglie di plastica e altri oggetti (Ansa EPA / Christian THOMPSON)
13 Giugno 2016. Accra, Ghana. Un mandriano porta il suo bestiame a pascolare a Korle Gono. Settimane di inondazioni hanno riversato sulla spiaggia bottiglie di plastica e altri oggetti (Ansa EPA / Christian THOMPSON)

16 giugno 2016. Aceh, Indonesia. Una barca di rifugiati provenienti dallo Sri Lanka si è arenata, in seguito ad un’avaria, sulla costa del Mar Lhoknga. I rifugiati rimasti bloccati sull’imbarcazione senza cibo e acqua, stanno chiedendo aiuto al governo indonesiano. (Junaidi Hanafiah / agenzia Anadolu/Ansa)
Aceh, Indonesia. Una barca di rifugiati provenienti dallo Sri Lanka si è arenata, in seguito ad un’avaria. (Junaidi Hanafiah / agenzia Anadolu/Ansa)

14 giugno 2016. Pakistan. Per combattere il gran caldo, le temperature hanno raggiunto anche i40 gradi Celsius, la gente si rinfresca in un torrente nella periferia di Islamabad (AP / B.K. Bangash)
Pakistan. Per combattere il gran caldo, la gente si rinfresca in un torrente nella periferia di Islamabad (AP / B.K. Bangash)

14 giugno 2016. Manila, Filippine. Alcuni coloni filippini e polizia in abbigliamento antisommossa durante la demolizione di circa un centinaio di case ordinata con una sentenza dal tribunale regionale di Quezon City (ANSA EPA / Francis R. Malasig)
14 giugno 2016. Manila, Filippine. Alcuni coloni e polizia antisommossa durante la demolizione di case (ANSA EPA / Francis R. Malasig)

14 giugno 2016. Fallujah, Iraq. Tempesta di sabbia in un campo rifugiati. Le Nazioni Uniti hanno stimato che circa 50.000 civili sono intrappolati all'interno della città e che 42.000 persone sono fuggite da Falluja durante l’operazione militare per riprendere la città che ha avuto inizio a fine maggio, mentre organizzazioni come MSF e il Consiglio norvegese per i rifugiati dicono che il numero di coloro che sono fuggiti è più vicino a 30.000. (Foto AP / Hadi Mizban)
Fallujah, Iraq. Tempesta di sabbia in un campo rifugiati (Foto AP / Hadi Mizban)

Peshawar, Pakistan. Residenti locali rimuovendo i detriti in una casa il cui tetto è crollato durante le forti piogge. Almeno due persone sono morte e più di 30 sono rimaste ferite. (EPA / Arshad Arbab)
Peshawar, Pakistan. Residenti rimuovono i detriti in una casa il cui tetto è crollato durante le forti piogge. (EPA / Arshad Arbab)

Londra. Un operaio pulisce il pavimento dell’istallazione dell’artista inglese Wolfgang Buttress. L’istallazione esposta in Kew Royal Botanic Gardens è dotata di luci e suoni che rispondono in tempo reale all'attività delle api di un alveare posto dietro le quinte, offrendo ai visitatori uno spaccato della vita all'interno di una colonia di api. (AP / Matt Dunham)
Londra. Un operaio pulisce il pavimento dell’istallazione dell’artista inglese Wolfgang Buttress. L’istallazione esposta in Kew Royal Botanic Gardens è dotata di luci e suoni che rispondono in tempo reale all’attività delle api (AP / Matt Dunham)

Oggetti appartenenti allo scrittore Ernest Hemingway a Finca Vigia, la sua casa a L'Avana, Cuba. (AP Photo / Desmond Boylan)
Oggetti appartenenti allo scrittore Ernest Hemingway a Finca Vigia, la sua casa a L’Avana, Cuba. (AP Photo / Desmond Boylan)

14 giugno 2016. Madrid. Pendolari nella stazione ferroviaria di Atocha. Il sindacato ha indetto 4 giorni di sciopero e, nonostante i servizi minimi concordati da parte della compagnia nazionale ferroviaria Renfe, molti sono stati i ritardi e i disagi. (AP / Francisco Seco)
Madrid. Pendolari nella stazione ferroviaria di Atocha. Il sindacato ha indetto 4 giorni di sciopero. (AP / Francisco Seco)

15 giugno 2016. Hebron, Cisgiordania. Un soldato dell'esercito israeliano durante un raid notturno a Yatta. L'esercito israeliano ha effettuato incursioni notturne in tutta la Cisgiordania come parte di una campagna militare in seguito all’attacco a Tel Aviv dell’8 giugno. (ANSA EPA / Abed Al Hashlamoun)
Hebron, Cisgiordania. Un soldato israeliano durante un raid notturno a Yatta. (ANSA EPA / Abed Al Hashlamoun)

15 giugno 2016. Gera, Germania. Una foto di Anastasiya Kuzina durante le prove del balletto 'Anita Berber - Goettin der Nacht' (letteralmente Anita Berber - Dea della notte), la prima del balletto sulla vita dell’attrice tedesca, cantante e femme fatale è prevista per il 17 giugno 2016. (EPA ANSA / CANDY WELZ / ARIFOTO UG)
Gera, Germania. Una foto di Anastasiya Kuzina durante le prove del balletto ‘Anita Berber – Goettin der Nacht’. (EPA ANSA / CANDY WELZ / ARIFOTO UG)

16 giugno 2016. El Salvador. Un autobus di detenuti fuori dal carcere Cojutepeque in cui erano detenuti più di mille membri della banda della 18th street. Il carcere è stato chiuso dal governo e i detenuti trasferiti in altre prigioni di media sicurezza. (Foto AP / Salvador Melendez)
16 giugno 2016. El Salvador. Un autobus di detenuti fuori dal carcere Cojutepeque. (Foto AP / Salvador Melendez)

16 giugno 2016. Dhaka, Bangladesh. Un uomo ricama un abito per la festa di Eid al-Fitr. (AP Photo / A.M. Ahad)
Dhaka, Bangladesh. Un uomo ricama un abito per la festa di Eid al-Fitr. (AP Photo / A.M. Ahad)

16 giugno 2016. Gauhati, India. Un uomo prepara un pasto in un ristorante lungo la strada. Piccoli ristoranti che servono cibo fresco a prezzi economici sono molto popolari tra i commercianti e i frequentatori dei mercati. (Foto AP / Anupam Nath)
Gauhati, India. Un uomo prepara un pasto in un ristorante lungo la strada. (Foto AP / Anupam Nath)

16 giugno 2016. Ny-Alesund, Norvegia. Una vista del ghiacciaio Blomstrand. Il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri norvegese Borge Brende hanno fatto un giro sul ghiacciaio per verificare la situazione sul cambiamento climatico. (AP Photo / Evan Vucci, Pool)
Ny-Alesund, Norvegia. Una vista del ghiacciaio Blomstrand. (AP Photo / Evan Vucci, Pool)

16 giugno 2016. Damasco, Siria. Nel quartiere di Jobar in mano ai ribelli, alcuni soldati dell’esercito siriano mangiano il loro iftar, il pasto per rompere il digiuno durante il mese di digiuno del Ramadan. (EPA / MOHAMMED BADRA)
Damasco, Siria. Nel quartiere di Jobar in mano ai ribelli, soldati dell’esercito siriano fanno il pasto della sera durante il digiuno del Ramadan. (EPA / MOHAMMED BADRA)

17 giugno 2016. Grotte di Postumia, Slovenia. Nuove immagini e un nuovo video documentano la nascita di 12 esemplari di proteo, conosciuti come "piccoli draghi. Ripresa, per la prima volta, da telecamera a infrarosso la schiusa delle uova che sta avendo luogo nelle grotte slovene è una rarità. Il primo uovo si è schiuso il 30 maggio, mentre i fan del Trono di Spade assistevano alla 'reunion' di Daenerys Targaryen con i suoi draghi. Negli acquari i protei sono venuti al mondo soltanto una volta, a metà del secolo scorso, in Francia. (ANSA/ UFFICIO STAMPA GROTTE DI POSTUMIA)
17 giugno 2016. Grotte di Postumia, Slovenia. Nuove immagini e un nuovo video documentano la nascita di 12 esemplari di proteo, conosciuti come “piccoli draghi”. Ripresa, per la prima volta, da telecamera a infrarosso. (ANSA/ UFFICIO STAMPA GROTTE DI POSTUMIA)

Gallery a cura di Monica Di Brigida

Pablo e Alberto, la sfida del sorpasso e del governo

Madrid – Si leggeva sui cartelli, lo gridavano le persone. No nos representan, non ci rappresentano. Era lo slogan con cui in migliaia riempirono Puerta del Sol, il chilometro zero di Madrid, dando inizio a una protesta destinata a cambiare le regole del gioco della politica spagnola. Per settimane si susseguirono manifestazioni e assemblee per ridisegnare, dicevano gli indignados, una democrazia anchilosata. Ma nessuno aveva previsto che da quel movimento spontaneo sarebbe arrivato uno scossone così forte da far saltare il bipartitismo che per 40 anni aveva governato la Spagna. «È cambiato tutto. Avevamo un sistema politico totalmente corrotto e nessuno faceva niente. La gente scese in piazza, iniziò a costruire il potere popolare che oggi si vede riflesso in partiti come Podemos. Il sistema bipartitico è esploso», diceva Sofia, assistente sociale di 37 anni, mentre poche settimane fa tornava al chilometro zero di Madrid per celebrare i cinque anni dal 15M, quel 15 maggio 2011 in cui iniziarono le proteste.

Bisogna tornare lì, nelle ragioni di quella piazza, per capire che cosa è cambiato per dare a un partito nato solo due anni fa un posto così centrale. Oggi Podemos fa ombra ai socialisti del Psoe, la formazione che per più a lungo ha governato dal ritorno della democracia a oggi. Tanto che si parla di nuova Transizione, dopo quella che segnò la fine della dittatura franchista.

Podemos sarà, secondo i sondaggi, la seconda forza politica nelle elezioni del 26 giugno, sei mesi dopo l’inconcludente risultato del 20 dicembre, quando il crollo del bipartitismo ha impedito la formazione del governo in un Paese abituato a maggioranze assolute e patti di legislatura stabili, dove la necessità di coalizioni si vive come il rischio di “italianizzazione”. Se Sofia, come molti altri nella piazza, dice che il 15M non è Podemos e che Podemos non è il 15M, tutti riconoscono che la richiesta di rappresentatività di quel movimento si è cristallizzata a livello politico nella formazione guidata da Pablo Iglesias, nonostante la resistenza di una sua parte a passare dalle assemblee alle istituzioni.

«C’era una parte dell’elettorato che non si sentiva rappresentata dalle forze tradizionali. Credo che Podemos ha commesso molti errori ma sono stati capaci di dare un’organizzare a tutto questo», commenta il politologo Pepe Fernández Albertos, che spiega una parte del successo del partito viola con la prossimità: «L’enfasi sul fatto che i rappresentanti siano vicini, questo vincolo tra rappresentante e rappresentati. In un momento in cui si viveva la distanza totale tra decisori politici ed economici e quello che succedeva in strada, Podemos ha saputo interpretare questa esigenza».

«Quello che è cambiato è che ora abbiamo 69 deputati», diceva Enrique Soriano García, ingegnere in pensione che insieme al suo amico Paco è tornato lo scorso 15 maggio alla Puerta del Sol. Non solo per la ricorrenza ma anche per celebrare l’accordo siglato da Podemos e Izquierda unida (Iu), la coalizione della sinistra storica. «Quarant’anni fa eravamo dirigenti della Gioventù comunista e per 40 anni i comunisti non sono andati oltre il 10%. Era ora che ci fosse questo accordo. Da soli non potevamo trasformare niente. C’è bisogno di Podemos e di moltre altre persone, e tra queste c’è Alberto Garzón». L’immagine del segretario di Izquierda unida Garzón e di Pablo Iglesias insieme sul palco è la fotografia che marca la grande differenza tra le elezioni del 26 giugno e quelle di dicembre. Un’unione che per una parte dell’elettorato è il sogno dell’unità della sinistra e per un’altra l’escamotage di Podemos per avanzare nell’obiettivo dichiarato di superare i socialisti. In Spagna lo chiamano il “sorpasso”, usando la parola italiana, ricordando il tentativo di Berlinguer nelle elezioni del 1976 quando il Pci prese solo il 4% meno della Dc, e riecheggiando la campagna che agli inizi degli anni Novanta fece il leader di Iu Julio Anguita, sognando di strappare al Psoe l’egemonia della sinistra.

Il sorpasso questa volta sembra possibile. L’ultima conferma è arrivata pochi giorni fa dai dati del macrosondaggio del Centro di investigazione sociologica, l’istituto pubblico di indagine: il Pp è il primo partito con il 29,2% dei voti, l’asse Podemos-Iu è al secondo posto con il 25,6 e a seguire ci sono il Psoe al 21,2 e i centristi di Ciudadanos al 14,6.

 

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A Milano arriva il mare (di gusto e cultura)

Nel quartiere milanese di San Siro è da poco terminato il restauro di Cascina Torrette, una struttura seicentesca che ospita un coworking, sale prova per musicisti, una cucina popolare con birreria artigianale e altri spazi a disposizione della collettività. In questa cornice, dalla prossima settimana e per tutta l’estate, si alterneranno una serie di appuntamenti sotto l’insegna “Dopo andiamo al mare? 2016”. La rassegna è organizzata da Mare culturale urbano, un centro di produzione artistica arrivato nella zona ovest di Milano per costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale delle periferie, sviluppare scambi internazionali e attivare processi di inclusione sociale, rigenerazione urbana e innovazione culturale.

Esperti italiani e internazionali sono invitati a curare la produzione artistica di teatro, danza, cinema, arti visive, musica e cultura digitale. Quest’estate Cascina Torrette ospita appuntamenti di diversa natura, dal cinema in cuffia al jazz, dal teatro alla gastronomia.

A tessere il filo rosso durante i prossimi tre mesi sarà una firma storica di Left, Daniele De Michele alias Donpasta, che sarà animatore di United Food of Milano, sette appuntamenti che incrociano cucina popolare e temi di attualità legati al cibo, tra musica, video, teatro e fotografia. Il poliedrico dj, economista e “gastofilo” indagherà attraverso il cibo le connessioni fra tradizione e innovazione, centro e periferia della città, coinvolgendo gli abitanti del quartiere e una serie di ospiti speciali.

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Se le favole salvano la vita. Lo racconta Andrea Satta, pediatra e musicista

Sulla Casilina a Roma, c’è l’ambulatorio pediatrico di Andrea Satta che oltre ad essere la voce dei Têtes de Bois è anche un medico della Asl. Dal 2009 visita e cura circa mille bambini all’anno, e il suo studio medico è diventato una specie di avamposto. Sul futuro, perché, come dice Andrea, «ho a che fare sempre con coppie giovani e quindi ho davanti l’Italia del domani». Ma il suo ambulatorio è anche un osservatorio che testimonia quanto sia importate l’incontro tra culture diverse. «Sembrano tante belle parole», dice, ma nel suo caso si tratta di un vero e proprio progetto, che continua, appunto da sette anni. Il suo ambulatorio è diventato infatti il luogo dove si incontra la comunità che vive sulla Casilina: italiani, ma anche, per il 40 per cento, stranieri.

Tutto è cominciato quando ad Andrea è venuta l’idea di far raccontare alle madri le fiabe che ascoltavano da bambine. Così nel 2011 ne è nato un libro, Ci sarà una volta, (Infinitoedizioni) e adesso, dopo che Massimo Bray si è innamorato del progetto – racconta Andrea – è stato pubblicato un secondo volume per Treccani, Mamma quante storie, con le illustrazioni di Sergio Staino e Fabio Magnasciutti. Ne è nato anche un tour, Mamme narranti – Ci sarà una volta in tour, grazie alla vittoria di un piccolo bando del Mibact che si chiama Migrarti. Uno spettacolo domani, sabato 18 giugno (ore 17,30) al Teatro Verde a Roma (a due passi dalla stazione di Trastevere).

Andrea-Satta
«Tanti nodi si possono sciogliere anche attraverso l’ambulatorio. Io sono un pediatra di base convenzionato con l’Asl, non sono un santone che sta in cima alla montagna. Chiunque può venire da me», racconta Andrea che ogni giorno vede 40-50 bambini. Piccoli pazienti, ma anche genitori, nonni: questo è il popolo del suo ambulatorio. «Che non è una parrocchia, non è una sede di un partito, è un luogo dove puoi incontrare persone che hanno problemi come i tuoi, con la parte più bella della vita, visto che ci sono i bambini».

Andrea ripercorre la storia del suo progetto. «Ho provato ad “accendere” ancora di più questo luogo. Mi è venuta l’idea quando una mamma del Marocco mi disse che in otto anni in Italia parlava solo con due amiche, sempre le stesse, e che qualche chiacchiera la faceva solo mentre aspettava in ambulatorio». Ecco allora l’idea, semplice: l’invito a raccontare le fiabe che ascoltavano nei rispettivi Paesi quando erano piccole. Sono venute quindi, le mamme, con biscotti, cous cous, frittatine. Adesso le prenotazioni, estese a tutta la famiglia, arrivano fino a dicembre.
Questa esperienza è stata ripetuta in altre città, come a Napoli, dove con l’associazione Piano terra del Rione Sanità, Andrea Satta si reca una volta al mese. Il pediatra-musicista poi ci tiene a spiegare anche l’aspetto scientifico del raccontare fiabe. «Ci sono ricerche realizzate in Canada e in Francia che dimostrano come nel neonato pretermine (prematuro) l’ascolto della voce materna – io direi meglio l’ascolto di una voce innamorata, perché potrebbe essere anche quella di un padre – in un bambino che nasce prima del tempo, acceleri la maturazione di parametri fisiologici fondamentali, cardiologici e respiratori. Sto parlando di bambini in terapia intensiva che nascono magari dopo 30 settimane invece che a 40». «Se a un bambino pretermine l’ascolto della voce fa così bene, quanto lo può fare a un bambino 3-4 anni?», si chiede Andrea Satta.

Suono, voce, odore, tatto: i bambini riescono a sentire «il calore, la motivazione, il desiderio di prossimità che una voce esprime, regala qualcosa alla vita. Se lo lasci solo il bambino, in quella situazione, può morire».
Se poi il pediatra Satta deve vedersela con culture e tradizioni diverse, anche a proposito di alimentazione, qualcosa di comune invece l’ha scoperta nelle fiabe. Hanno tutte elementi simili, magari cambiano gli animali, ma il senso è sempre quello, vuoi che sia una fiaba africana o una toscana. «È come sdraiarsi su un prato una notte d’estate e guardare le stelle. A me questo come uomo mi fa crescere».

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Il programma

18 giugno, Teatro Verde, (Roma, Circonvallazione Gianicolense 10): dalle ore 17,30 Storie all’improvvisa con Andrea Calabretta, Laboratorio di burattini Storie di carta con il Teatro Verde – ore 18,30 Mamme narranti – musica dal vivo con Têtes de Bois. Ore 19.30  merenda multietnica al tramonto. Tra gli ospiti anche Massimo Bray, Armando Traverso e Fabio Magnasciutti.

Prossimi appuntamenti del tour, che si avvale anche della collaborazione dell’Arci sono: domenica 19 giugno mattina, Mamme Narranti viaggerà su Er Tranvetto Termini/Centocelle  (in occasione del centenario), con favole, musica e burattini. Il 25 giugno Parco della Reggia Borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia con l’Internationale Puppets Museu. E poi Genova, Legnano, Firenze, Lecce, Bari, Ravenna, Cagliari, Crotone, Enna altre città ancora.

Tutto quello che trovate su Left #25

Ci trovate in edicola alla vigilia del voto per i ballottaggi nelle città italiane. Subito dopo, il 23, toccherà agli inglesi scegliere se restare o uscire dall’Unione europea. Un voto dal quale dipende, a quanto pare, il nostro futuro e la sopravvivenza stessa dell’Europa e dell’euro. Poi, dopo pochi giorni, domenica 26 giugno, si voterà in Spagna, con Unidos Podemos che incalza i Popolari nei sondaggi e spera di poter formare, dopo le elezioni, un governo di sinistra con i socialisti di Pedro Sánchez. Politica, Europa. La storia di copertina non potevamo che dedicarla al Brexit, con i nostri reportage dalla Gran Bretagna e un’intervista a Vincenzo Visco.
Sul futuro della sinistra italiana, due pareri, di Stefano Fassina e di Alfredo D’Attorre. Entrambi di Sinistra italiana, dibattono con libertà sui risultati deludenti della sinistra al primo turno e, quindi, sul futuro.
Dalla Spagna, un reportage e l’intervista a Moruno, uno dei più stretti collaboratori del leader di Podemos, Pablo Iglesias.
Torniamo su Malek, ancora nelle carceri egiziane, e su Regeni con Michela AG Iaccarino e con De Giovannangeli sulla questione israeliana, a pagina 30 e 41. Pietro Greco indaga sulle origini della nostra specie: ci racconta di una piccola donna che può riscrivere la storia dell’umanità.
Ilaria Bonaccorsi con Horvat: non ci può essere rivoluzione senza amore. Il disamore, l’odio omofobo e il pregiudizio misogino stanno dalla parte opposta di Left. Come i fatti di cronaca, terribili, degli ultimi giorni stanno a testimoniare.

Questo articolo continua sul numero 25 di Left in edicola dal 18 giugno

 

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