Due marionettisti arrestati per apologia di terrorismo per aver messo in scena uno spettacolo che denuncia la pratica da parte della polizia della costruzione di false accuse per la repressione del dissenso. L'intento è forse colpire il governo di Madrid, una coalizione Podemos e Psoe che non piace alla parte peggiore della Spagna post-franchista

Da venerdì scorso, due marionettisti, Alfonso Lázaro de la Fuente, di 29 anni, e Raúl García, di 34, sono in stato di arresto preventivo a Madrid con l’accusa di apologia del terrorismo basco dell’Eta e di quello jihadista. Il delitto sarebbe avvenuto, secondo l’accusa del magistrato Ismael Moreno, quando una marionetta di un poliziotto ha inalberato un cartello con la scritta “Gora Alka-Eta”.

La scena denunciava la pratica da parte della polizia della costruzione di false accuse di terrorismo per la repressione del dissenso in Spagna. Come in un teatro magia, il testo ha travalicato la scena irrompendo nella realtà, portando in carcere i due marionettisti attraverso la manifestazione un meccanismo identico a quello che volevano denunciare.

La ricostruzione che segue fa riferimento soprattutto all’esaustivo lavoro di Nuria Alabao, pubblicato su Contexto dove si trova anche il video dello spettacolo. Altre fonti reperibili sul web sono indicate alla fine dell’articolo, e verranno aggiornate.

Venerdì 5 febbraio, alle 17,00, nell’ambito delle celebrazioni del carnevale madrileno, patrocinate dal comune della capitale, nel quartiere di Tetuán va in scena uno spettacolo di marionette intitolato La Bruja y don Cristóbal (La strega e don Cristóbal). L’opera è presentata da “Titeres desde abajo” (Marionette dal basso), una compagnia di Málaga che fa teatro di marionette di impegno politico – e che già avevo lavorato con l’amministrazione di destra precedente. Lo spettacolo viene indicato sulla pagina Facebook dell’organizzazione del Carnevale di Madrid, ma non sui programmi del sito web, come “per un pubblico adulto”. Sul sito della compagnia viene classificato come Teatro popolare, non come Spettacolo per l’infanzia, voce che caratterizza altre opere del gruppo. Il pubblico, prima della rappresentazione, viene informato che, nel solco della tradizione del teatro popolare di marionette, lo spettacolo contiene scene violente.

La trama è semplicemente sviluppata per quadri successivi. La storia racconta di una strega che sta nella sua casa quando il proprietario arriva per sfrattarla. Nell’atto l’aggredisce e la violenta, lei reagisce e nella colluttazione il proprietario muore, non prima di portare a termine lo stupro e mettendo incinta la strega.

Dopo la nascita del la bambina si presenta a casa della strega una monaca che vuole sottrarla alla strega, nasce una colluttazione e anche la monaca muore. Arriva quindi un poliziotto che colpisce la strega fino a farla svenire. Qui la scena incriminata. Il poliziotto appoggia sul corpo della strega svenuta un cartello con la scritta “Gora Alka-Eta” e la fotografa. La scritta è un gioco di parole tra “alkate” (sindaco in basco), Eta (la banda terrorista) e Al Qaeda, e riprende per assonanza lo slogan “Gora Eta” (traducibile con Eta su tutti, Forza Eta) che inneggiava alla banda terrorista.

A questo punto arriva un giudice che, sulla base della prova fotografica, condanna alla forca la strega per terrorismo. Volontà è intenzione della satira sono evidenti. Il testo vuole denunciare la repressione del dissenso e della diversità da parte della polizia attraverso la costruzione di false accuse di terrorismo.
Trovano rappresentazione nel testo diversi sotto temi – dalla violenza sulle donne all’emergenza abitativa, fino alla funzione repressiva della chiesa – propri di una cultura politica di matrice anarchica e libertaria, non a caso uno dei due artisti è membro della Cnt, il sindacato anarchico spagnolo. Malgrado ciò un cittadino che assiste allo spettacolo presenta una denuncia per apologia del terrorismo. Il giudice di guardia che la riceve è Ismael Moreno Chavarro. Il quale senza ascoltare le spiegazioni dei due artisti e dei loro avvocati, valendosi della legislazione anti-terrorismo, ordina l’arresto preventivo senza possibilità di libertà su cauzione.

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C’è un po’ d’Italia in questa vicenda. Il referente principale è il teatro di marionette storico italiano di matrice napoletana, a sua volta in rapporto intrecciato con simili tradizioni iberiche. Il riferimento sono le storie di Pulcinella, che nelle numerose varianti delle sue avventure uccide il diavolo o il padrone di casa che lo vuole cacciare, nel percorso dell’antica tradizione che parte almeno dal XVIII secolo napoletano per giungere ai giorni nostri – per esempio, ne L’ultima notte di Don Giovanni, di Edmond Rostand del 1921, Pulcinella uccide Cassandra. Altra Italia c’è nell’elaborazione programmatica del discorso teatrale da parte degli autori, i quali, spiegando il loro testo, citano espressamente Dario Fo: «La satira è l’arma più efficace contro il potere: il potere non sopporta l’umorismo, neanche i governanti che si dicono democratici, perché la risata libera l’uomo dalle sue paure».

Ma c’è molto della tesa situazione politica spagnola e dei caratteri attuali del suo sistema giuridico, che ha diversi punti critici. Al sussistere di una dura legislazione d’emergenza anti-terrorismo, nata nella cornice della repressione del terrorismo indipendentista basco, che ha consentito la messa fuori legge di diverse organizzazioni politiche che si erano presentate alle elezioni nel Paese basco, suscitando pesanti dubbi sulla limitazione dei diritti politici e civili, si aggiunge una nuove produzione di leggi liberticide.

Come la Ley Mordaza (la Legge museruola), o Legge di sicurezza civica, varata lo scorso anno dal governo Rajoy, che limita pesantemente la libertà di manifestazione e quella di informare sulle manifestazioni politiche da parte degli organi d’informazione, tanto da essere oggetto di un richiamo da parte del Comitato dei diritti umani dell’Onu e da andare prossimamente al vaglio del Tribunale europeo dei diritti umani, in seguito a una denuncia di una piattaforma di giuristi e giornalisti spagnoli. La figura del giudice Ismael Moreno Chavarro, poi, rappresenta bene un altro problema del sistema giuridico spagnolo, quello della formazione dei giudici. Ancora oggi troppo dipendente da prassi endogamiche, dalla presenza di dinastie famigliari di giudici, dall’approccio di classe all’accesso alla professione, dalla limitata indipendenza della magistratura dal potere politico e appesantito da norme che hanno consentito la continuità nella magistratura di elementi della repressione del vecchio stato franchista nel nuovo assetto democratico.

Ismael Moreno Chamarro è da 28 anni all’ Audiencia Nacional, il Tribunale nazionale penale e amministrativo con sede a Madrid. Dal 1974 al 1983, quindi già dal franchismo alla Transizione fu un poliziotto (oggetto anche di accuse per aver forzato una testimonianza contro un uomo con problemi psichici accusato di omicidio, la cui sentenza di condanna venne in seguito annullata). Grazie a una legge che consentiva ai membri della polizia di intraprendere la carriera giudiziaria divenne giudice, continuando a emettere provvedimenti discussi. In un caso, sulla base di una falsa testimonianza di un confidente di polizia, accusò dodici emigranti di Barcellona di organizzare un attentato alla metropolitana; in un altro, sempre con prove manipolate dalla polizia, accusò un cittadino siriano-spagnolo di finanziare Al Qaeda.

L’episodio ci racconta, come dicevamo, anche del clima politico arroventato che si respira in Spagna. L’amministrazione madrilena, la sindaca Manuela Carmena governa con una coalizione tra il Psoe e Ahora Madrid, lista locale di Podemos, è il vero obiettivo delle accuse politiche e mediatiche riferite alla vicenda dei marionettisti. Forse per l’evocazione dell’Eta e del terrorismo nel procedimento giudiziario, la reazione della giunta è stata imbarazzata. Anche l’assessora alla Cultura, Celia Mayer, è stata denunciata, per collaborazione nell’apologia di terrorismo, mancata protezione dei minori e incitamento all’odio. Dal comune non si sono escluse ripercussioni su di lei anche se sono state negate le accuse relative all’apologia.

Saltando i particolari dello scambio di dichiarazioni politiche e delle prese di posizione sula vicenda, quello che emerge è che l’amministrazione di sinistra della capitale sembra essere oggetto di una campagna di discredito da parte della destra mediatica e politica, già manifestatasi durante le celebrazioni delle festività per i Re Magi, fulcro per i bambini spagnoli delle festività natalizie, quando scoppiò un’artificiosa polemica sui Re magi, rappresentati da attrici donne in alcune sfilate.

In un confronto politico portato avanti con colpi bassi, entra anche l’iniziativa di un giudice dai precedenti di carriera ampiamente discutibili. Politica, gruppi di interesse, media ufficiali e realtà del web, impegnate nella character assasination della sindaca e dell’esperienza di governo. Qualcosa che, pur con le dovute differenze, ricorda quanto accaduto, in Italia, al sindaco di Roma Ignazio Marino. Una parte della stampa spagnola sembra però, più della nostra, ancora tenere in conto le buone pratiche del lavoro giornalistico. Costituendo, per adesso, ancora uno strumento perché i cittadini possano formarsi un’idea autonoma dei fatti, riportando con correttezza le diverse voci.

La grande partecipazione democratica che conosce adesso la Spagna, fa il resto. E cresce la mobilitazione per la liberazione dei marionettisti. La rivista Contexto, con l’hashtag ‪#‎TitiriterosLibertad‬ (títere vuol dire marionetta in spagnolo, e titiritero è il marionettista) ha lanciato una campagna per la scarcerazione dei due artisti e un appello è stato firmato da intellettuali e politici madrileni.

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