I Litfiba ci portano a Eutòpia, «dove il potere economico non decide le sorti dell’essere umano». Cosa serve per arrivarci? «Cultura, voglia di lottare e non arrendersi». Parola di Piero Pelù e Ghigo Renzulli

La cartolina da Eutòpia è arrivata l’11 novembre. Dice: «Un altro mondo è possibile, dove il lavoro non è più un ricatto, piste ciclabili e rifiuti zero. A Eutòpia non è Utopia». La firma è dei Litfiba, ovvero Piero Pelù e Ghigo Renzulli, «figli del tempo in cui vivono» e interpreti – in musica – della realtà. Eutòpia è il terzo e ultimo atto della “trilogia degli Stati”, un concentrato di potenza e messaggi che arrivano dritti al bersaglio.

Immagino siano in molti a voler preparare le valigie per Eutòpia: cosa serve per il viaggio?
Cultura, voglia di lottare e non arrendersi. È l’isola che c’è, un luogo accogliente e nel quale non sia il potere economico a decidere le sorti dell’essere umano. Al contrario dell’Utopia, luogo che non esiste, Eutòpia è un posto “buono”, dove possono convivere le cose belle. E poiché questi luoghi esistono realmente (dice Piero Pelù, autore dei testi dell’album) penso alle grandi democrazie, al nord Europa, a Pepe Mujica – ci è sembrato giusto parlarne. Anche per uscire dal provincialismo che ci contraddistingue,alimentato da un’informazione asservita a ciò che la politica italiana vuole raccontare. Eutòpia non è propaganda.

Ne parliamo su Left in edicola dal 12 novembre

 

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