La diagnosi in età infantile richiede allo psichiatra un grande impegno. Ma la cultura organicista annulla la ricerca sulla conoscenza di ciò che non è cosciente privando ogni azione umana di contenuto. Incurante delle controindicazioni evidenti per il ricorso indiscriminato alle pillole

Nei primi anni di vita dopo la nascita, quando per ciascuno di noi inizia l’attività di pensiero, si realizza un processo di sviluppo estremamente complesso che nell’uomo ha caratteri specie specifici: l’equilibrio psicofisico viene messo in crisi di continuo in un movimento che tende a un livello di maturazione più alto attraverso nuove fasi di trasformazione. La vitalità che emerge alla nascita è cimentata ad affrontare difficoltà crescenti e a consolidarsi nelle relazioni con gli adulti. Il processo di sviluppo può andare incontro a rallentamenti, più o meno temporanei e risolvibili spontaneamente per la capacità di reagire e la vitalità del bambino. In altri casi si hanno veri e propri blocchi: si entra allora nel circuito della coazione a ripetere che persistendo porta alla malattia che in relazione ad una molteplicità di fattori, a volte si manifesta precocemente addirittura nei primi anni di vita con sintomi caratteristici, in altre circostanze si palesa nell’adolescenza se non addirittura nell’età adulta.

L’infanzia è comunque sempre implicata nell’eziopatogenesi come ben sanno tutti coloro che si occupano di psicoterapia e per questo motivo è importante cogliere i primi segni della malattia per mettere in atto un intervento precoce che ne eviti la cronicizzazione. La ricerca psichiatrica ha chiarito che non esiste una correlazione lineare fra sintomaticità e gravità della patologia. Processi psicotici possono decorrere in modo silente per anni se non per decenni per poi esplodere in modo catastrofico in vari momenti dell’esistenza. La manifestazione precoce del problema psichico non sempre ha significato prognostico negativo in quanto sollecita l’ambiente che è deputato a prendersi cura del bambino, a predisporre un intervento terapeutico specifico e mirato che inevitabilmente coinvolga tutto il nucleo familiare.

Per dimostrare la realtà della malattia mentale nella neuropsichiatria organicista si fa ricorso al concetto di vulnerabilità biologica su base genetica e alla ricerca di alterazioni morfologiche e funzionali con le neuroimmagini. L’idea di una predisposizione costituzionale alla malattia mentale è sempre esistita nella medicina anche se attualmente essa viene…

L’articolo di Maria Gabriella Gatti prosegue su Left in edicola


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