Anche quest’anno il jazz torna a sostenere la rinascita e la ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma nel cuore del nostro Paese. L’evento “Il Jazz Italiano per le terre del sisma” si svolgerà in quattro giornate: il 30 e 31 agosto rispettivamente a Camerino (MC) e Scheggino (PG), il primo settembre ad Amatrice (RI) e domenica 2 all’Aquila. Quattro giorni in cui il movimento e la trasformazione saranno i caratteri salienti dei percorsi geografici, della musica che si esprime attraverso l’improvvisazione, delle idee e dei progetti. Dopo quattro anni in cui, gratuitamente, «i musicisti si sono ritrovati per fare musica, con lo scopo principale di sostenere e aiutare le comunità afflitte dai terremoti», ricorda Simone Graziano, presidente Midj (Musicisti italiani di jazz), quella di quest’anno sarà l’ultima edizione. Ma, come afferma, durante la presentazione il 27 luglio al Mibact, Paolo Fresu, direttore artistico dell’iniziativa e presidente della Federazione Nazionale Il Jazz Italiano, «nel 2019 il jazz italiano non lascerà i territori colpiti ma cambierà pelle. Dopo avere ospitato circa 2500 musicisti con oltre 400 concerti lasceremo questa creatura nelle mani del Comune dell’Aquila e della Regione Abruzzo oltre che in quelle degli altri comuni coinvolti. La Federazione IJI fornirà il supporto e la consulenza per fare diventare la prima domenica di settembre un appuntamento stabile del jazz italiano».
Molte cose sono cambiate dalla prima edizione del 2015 all’Aquila, quando un fiume di persone si riversò nella città martoriata dal sisma del 2009 ad ascoltare 600 jazzisti che donavano emozioni attraverso la loro musica. Tantissimi gli spazi e le strade inaccessibili allora, scenari di rovina e miriadi di gru immobili all’orizzonte. «Quest’anno – continua Fresu – oltre 400 musicisti suoneranno in più di 100 concerti, molti dei quali si terranno in luoghi magnificamente restaurati del centro storico della città abruzzese. Centro che, grazie anche al jazz che ha contribuito all’opera di sensibilizzazione indirizzata ad accelerare i tempi della ricostruzione, rivive e rinasce nello sviluppo del pensiero creativo che permea l’arte dei nostri borghi e delle nostre città».
Nel 2016 l’improvviso sisma di Amatrice e dei comuni limitrofi costrinse al cambiamento. Ancora una volta il jazz italiano si trovò a dimostrare grandi capacità organizzative e di adattamento spostandosi, in soli dieci giorni, in 25 città italiane e garantendo lo spirito solidale anche agli altri centri colpiti la notte del 24 agosto. Purtroppo, lo sciame sismico non si arrestò e coinvolse, nei mesi successivi, numerose altre località nelle Marche e nell’Umbria, e nel 2017 nacque “Il jazz italiano per le terre del sisma”. Il coordinamento generale è realizzato dalla Federazione IJI, da I-Jazz che rappresenta i maggiori festival in Italia, da Midj e dalla Casa del Jazz di Roma. L’intero progetto è promosso e fortemente voluto dal Mibac e dai Comuni coinvolti.
«Trovo che jazz e ricostruzione sia un felice connubio – dichiara Gianluca Vacca, sottosegretario con delega alla ricostruzione e al restauro dei beni culturali – credo fortemente che l’arte e la cultura siano un mezzo di rilancio e di rinascita di una comunità, e che il jazz sia un suggestivo tramite perché affonda le sue radici nella tradizione, ma è sempre proiettato al futuro grazie alla sperimentazione e all’improvvisazione». È dunque un evento che rappresenta una novità assoluta per il panorama culturale nazionale, come ci spiega infine Ada Montellanico, responsabile Midj nella Federazione IJI, perché «è un modello di sinergia tra tutte le componenti del jazz unite per una grande causa di solidarietà. Un messaggio forte di vicinanza, arrivato al cuore della popolazione che, attraverso la vitalità della nostra musica, ha vissuto con noi e il numeroso pubblico, giornate che rimarranno nella storia del nostro Paese».
Su Left n. 35, in edicola da venerdì 31 agosto, interviste ai musicisti Ferruccio Spinetti, Petra Magoni e a Joe Barbieri, a cura di Alessandra Grimaldi.