«La politica, e questo è ingiustificabile, non si accorge che stanno per accadere cose che cambieranno ulteriormente il ruolo della donna nella società. A cominciare dall'utero artificiale». A colloquio con Carlo Flamigni, ginecologo e padre della fecondazione italiana in vitro

«Nell’Italia fascista, il regime affrontò il duplice problema dell’emancipazione femminile e della politica demografica, e la dittatura giustificò le proprie battaglie demografiche in chiave di salvezza nazionale. Tale concezione rivestì nei confronti delle donne conseguenze immediate. Lo Stato si proclamava l’unico arbitro della salute pubblica e in linea di principio esse non avevano alcun potere decisionale riguardo alla procreazione dei figli. Mi sono occupato a lungo di questi temi ed è questo che mi torna in mente quando sento le esternazioni del governo attuale riguardo ai rapporti familiari e affettivi».

Carlo Flamigni ginecologo e pioniere  della fecondazione in vitro, nonché storico componente del Comitato nazionale per la bioetica, dopo qualche resistenza accetta di rispondere alle nostre domande. Vogliamo sapere per esempio cosa ne pensa dell’idea di quel ministro che intende intaccare un caposaldo della Legge 194, vale a dire la scelta libera e consapevole della donna che vuole interrompere la gravidanza, introducendo nei consultori i rappresentanti di associazioni religiose «per incentivare le nascite». Oppure del pensiero di quell’altro senatore convinto che esista una razza italiana e che dunque «se non si sostiene la maternità» noi italiani siamo destinati all’estinzione.

«Sentir parlare di questi personaggi mi fa innervosire, sono fuori dalla storia, fuori dalla realtà. Voliamo più alto! Ma prima voglio aggiungere qualcosa…».

Prego.
«L’attacco condotto dal regime contro la libertà di riproduzione è stato uno degli aspetti più importanti della politica repressiva fascista sulla sessualità. Mussolini pose gli interventi in “difesa della razza” al centro degli obiettivi nazionali. Voleva raggiungere entro la metà del secolo una popolazione di 60 milioni in una nazione che ne contava all’epoca 40. Per giustificare questa ambizione faceva riferimento a due argomenti dichiarati ed a uno sottointeso.

Vale a dire?
Il primo argomento era…

L’intervista di Federico Tulli a Carlo Flamigni prosegue su Left in edicola dal 28 settembre 2018


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