Non me ne vorrà l'amico Pippo Civati se gli rubo il titolo geniale che ha coniato come didascalia di Toninelli che esulta a pugno chiuso in Senato un decreto che sotto l'etichetta di Genova e della sua ricostruzione ci ha messo un bel condono edilizio per Ischia. Notate la grottesca drammaturgia: in un provvedimento urgente che dovrebbe ricostruire si inserisce di straforo un liberi tutti su una ricostruzione abusiva che sta dall'altra parte d'Italia. Se fosse la trama di un racconto, qualsiasi editore lo rimanderebbe indietro contestandone l'assurdità. E invece la realtà è un pessimo romanzo, talvolta, incredibile nel senso letterale del termine, di qualcosa che verrebbe naturale non crederci. Ma è così. Ma non è tanto la scena di giubilo di Toninelli a turbare il sonno (gesti simili di esultanza sguaiata ci sono stati offerte da tutti, di tutti i partiti, nemmeno troppo tempo fa) quanto la continua banalizzazione del provvedimento su Ischia che viene ridotta a slogan d'accusa da parte di un'opposizione che legittima la rincorsa alla banalizzazione e che invece la maggioranza cerca di confondere. Allora proviamo a capirne di più. Il punto fondamentale è nel primo comma dell'articolo 25 del decreto. Lo spiega bene il professore Giacomo Costa, già docente di Economia all'Università di Pisa: «Il provvedimento su Ischia inserito nel Decreto Genova è un condono? Tecnicamente no, sostanzialmente sì: in base al primo comma dell´art. 25 del decreto la platea delle domande di condono presentate in risposta alle leggi di condono dell´1985, 1994, 2003 viene ampliata stabilendo che tutte e tre le generazioni di domande siano valutate “applicando esclusivamente le disposizioni… della legge 47/85” proposta e approvata dal governo Craxi.  Questo voluto anacronismo consente di ignorare non solo nella valutazione ma anche nell´ ammissibilità delle domande di seconda e terza generazione i requisiti posti dalle leggi del 1994 e del 2003 in base all´evoluzione nella legislazione ambientale, antisismica, idrogeologica successiva al 1985.» In pratica il governo ha deciso di appiattire la normativa alla regolamentazione più lasca, allargando le maglie di controlli e di doveri alla misura più comoda. Se fosse un dialogo sarebbe più o meno così: «Facciamo una gara per vedere chi arriva prima?», «sì, certo, però adottiamo le regole di quella volta che trent'anni fa, ti ricordi, per qualche mese, valse anche arrivare secondi o terzi e quarti eppure dichiararsi primi!», «perfetto!», «via!». Con la sanatoria del 1985 si poteva sanare tutto: case abusive in riva al mare, in aree franose, a rischio sismico, vincolate, demaniali, dentro ai Parchi. Dicono quelli al governo che però se non fosse così a Ischia non si potrebbe costruire. Quindi un'opera abusiva diventa una colpa solo se ci muore qualcuno? Così, solo per capire. Perché arriveremo sempre tardi, pensandola così. Sempre e solo dopo i morti. O no? Buon venerdì.

Non me ne vorrà l’amico Pippo Civati se gli rubo il titolo geniale che ha coniato come didascalia di Toninelli che esulta a pugno chiuso in Senato un decreto che sotto l’etichetta di Genova e della sua ricostruzione ci ha messo un bel condono edilizio per Ischia. Notate la grottesca drammaturgia: in un provvedimento urgente che dovrebbe ricostruire si inserisce di straforo un liberi tutti su una ricostruzione abusiva che sta dall’altra parte d’Italia. Se fosse la trama di un racconto, qualsiasi editore lo rimanderebbe indietro contestandone l’assurdità. E invece la realtà è un pessimo romanzo, talvolta, incredibile nel senso letterale del termine, di qualcosa che verrebbe naturale non crederci. Ma è così.

Ma non è tanto la scena di giubilo di Toninelli a turbare il sonno (gesti simili di esultanza sguaiata ci sono stati offerte da tutti, di tutti i partiti, nemmeno troppo tempo fa) quanto la continua banalizzazione del provvedimento su Ischia che viene ridotta a slogan d’accusa da parte di un’opposizione che legittima la rincorsa alla banalizzazione e che invece la maggioranza cerca di confondere.

Allora proviamo a capirne di più. Il punto fondamentale è nel primo comma dell’articolo 25 del decreto. Lo spiega bene il professore Giacomo Costa, già docente di Economia all’Università di Pisa: «Il provvedimento su Ischia inserito nel Decreto Genova è un condono? Tecnicamente no, sostanzialmente sì: in base al primo comma dell´art. 25 del decreto la platea delle domande di condono presentate in risposta alle leggi di condono dell´1985, 1994, 2003 viene ampliata stabilendo che tutte e tre le generazioni di domande siano valutate “applicando esclusivamente le disposizioni… della legge 47/85” proposta e approvata dal governo Craxi.  Questo voluto anacronismo consente di ignorare non solo nella valutazione ma anche nell´ ammissibilità delle domande di seconda e terza generazione i requisiti posti dalle leggi del 1994 e del 2003 in base all´evoluzione nella legislazione ambientale, antisismica, idrogeologica successiva al 1985.»

In pratica il governo ha deciso di appiattire la normativa alla regolamentazione più lasca, allargando le maglie di controlli e di doveri alla misura più comoda. Se fosse un dialogo sarebbe più o meno così:

«Facciamo una gara per vedere chi arriva prima?», «sì, certo, però adottiamo le regole di quella volta che trent’anni fa, ti ricordi, per qualche mese, valse anche arrivare secondi o terzi e quarti eppure dichiararsi primi!», «perfetto!», «via!».

Con la sanatoria del 1985 si poteva sanare tutto: case abusive in riva al mare, in aree franose, a rischio sismico, vincolate, demaniali, dentro ai Parchi.

Dicono quelli al governo che però se non fosse così a Ischia non si potrebbe costruire.

Quindi un’opera abusiva diventa una colpa solo se ci muore qualcuno? Così, solo per capire. Perché arriveremo sempre tardi, pensandola così. Sempre e solo dopo i morti. O no?

Buon venerdì.