Il partigiano Eros è morto. Aveva 92 anni portati come si portano addosso le cicatrici di cui andiamo fieri, quelle che diventano scrigni di qualcosa in cui fortissimamente si crede. Non pesano nemmeno, quelle cicatrici. La medaglia di Umberto Lorenzoni, nome di battaglia Eros, era quella mano maciullata mentre preparava con altri compagni la carica esplosiva per fare saltare il viadotto su cui un treno tedesco avrebbe dovuto passare per rifornire di munizioni l’esercito nemico.
«Non chiamatemi più ex partigiano. Io sono ancora un difensore della libertà e della democrazia, ora più che mai dalla fine della guerra»: Lorenzoni rispondeva così ai tanti (troppi) che ancora ci vorrebbero convincere che quella Storia, che è poi il grembo della nostra Repubblica, sia roba vecchia, muffa, fuori dal tempo e indifferente al presente.
Quando decisero di premiarlo al valore per l’azione in cui perse alcune dita della mano lui rifiutò chiedendo che piuttosto venisse assegnata al suo compagno che perse la vita. I partigiani sono così: hanno fatto della solidarietà una strategia di guerra e poi di pace. «Per fortuna ho avuto un padre che mi ha cresciuto a latte e antifascismo», disse intervistato in prima serata in Rai.
Pensavo stamattina alle parole di una sua intervista a Il Fatto Quotidiano del 19 agosto 2014: «Quando a 17 anni decisi di fare il partigiano, ci dicevano che eravamo “bambini pazzi” e “troppo pochi” ma poi abbiamo vinto. Anche oggi dobbiamo resistere un minuto in più dei nemici. Staccai da un albero un morto impiccato. Questo ricordo, ogni volta, mi carica per la battaglia a favore della democrazia». Penso alla memoria che si sgretola, si usura, si ottunde e diventa rarefatta. Penso a come siamo potuti finire qui, al punto in cui ricordare un partigiano sia addirittura un atto divisivo. Mi viene da pensare a come sia potuto accadere che si sia caduti nel tranello del comunismo usato come contrario del fascismo per legittimarlo un po’ alla volta. Penso come sia potuto succedere che non sia chiaro (come sancito dalla Costituzione) che il contrario del fascismo sia la democrazia. E notavo come molti si siano trattenuti dal ricordarlo, il partigiano Eros, perché il politicamente corretto oggi è una palude di vigliacchetti attenti a non urtare il senso comune. E invece fa schifo, certo senso comune che ha sdoganato veleno e idee che Lorenzoni aveva combattuto.
Ogni volta che muore un partigiano c’è da dividersi anche il suo peso, il suo compito. Che poi è una parola bellissima, partigiano: significa “sapere esattamente da che parte stare”, odiare gli indifferenti. Non si tratta di essere antifascisti soltanto, no, si tratta di rispettare l’articolo 4 della Costituzione che dice “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”. Quindi l’indifferenza è incostituzionale, oltre che vigliacca. Come spiegava il partigiano Eros.
Buon martedì.