Dico la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, quella che ieri un po’ tutti hanno agitato come un feticcio, quella che ormai è diventata un Colosseo sotto vetro da agitare per sollevare la neve finta e illudersi di essere a Roma.
«Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo», lo firmerebbero oggi, quelli che governano? Riuscirebbero a pronunciare famiglia umana oppure esploderebbero le teste dei sovranisti dallo sguardo largo quanto il loro cortile? Davvero, per sapere.
«Considerato che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo», lo firmerebbero oggi? La libertà dal timore non è proprio l’esatto opposto delle fondamenta di tutta questa propaganda che proprio sul timore ha costruito il suo successo? Dai, non scherziamo su.
E poi.
«Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti», lo firmerebbero? E se sì, lo spedirebbero poi controfirmato a quel Al Sisi regnante d’Egitto che ci parlò di Giulio Regeni come di un ragazzetto coinvolto in un incidente stradale? Ma davvero?
E poi.
«Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge». Ma sul serio? Come i bimbi della mensa di Lodi? Come i richiedenti asilo che non hanno diritto al normale dibattimento di un altro qualsiasi processo?
E poi.
«Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese». E su questa non c’è nulla da aggiungere. È già agghiacciante letta così.
Le convenzioni internazionali non si sventolano e non si tengono sulla giacca come se fossero stellette. Si praticano, semplicemente. Oppure almeno la dignità di tacere. Per pietà.
Buon martedì.