Come per la Tav o la concessione di Autostrade dopo la strage di Genova, anche sull’acqua il partito trasversale delle privatizzazioni riunito intorno alla Lega punta sullo spauracchio dei costi. Così un altro cavallo di battaglia pentastellato rischia di essere abbandonato

In principio c’è l’acqua ma non vogliamo scomodare Talete di Mileto – per il quale l’umido fa vivere, la sua scomparsa produce la morte e la stessa acqua sostiene la terra che altrimenti non esisterebbe -, stavolta parliamo di stelle. L’acqua era la prima delle Cinque. Le altre sono ambiente, trasporti, connettività e sviluppo e già sappiamo che sono andate a farsi benedire quando il moVimento si è “contrattualizzato” consegnandosi alla Lega di Salvini. La faccenda è nel famigerato contratto di governo, ma la formulazione scelta – «È necessario investire sul servizio idrico integrato di natura pubblica» – lascia spazio a ogni ambiguità.

Da otto anni questo Paese aspetta una legge che prenda atto dell’esito di un referendum che bocciava ogni tipo di privatizzazione e pochi mesi dopo l’insediamento del governo gialloverde scrivevamo su Left che su quel testo il presidente della Camera Fico era riuscito a ottenere la procedura d’urgenza. Quel testo, a firma della pentastellata Federica Daga, ricalcava la legge di iniziativa popolare scritta dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua ma insabbiata dal sopravvalutato Prodi.

Il 29 luglio, all’inizio dell’ultima settimana dei lavori parlamentari, quel testo è stato calendarizzato, «è una data importante, dobbiamo assolutamente arrivare con la discussione fatta in commissione», dice a Left Daga mentre Paolo Carsetti del Forum è più disincantato: «È la terza o quarta volta che viene calendarizzata la discussione in aula e sistematicamente rinviata – spiega -. La magagna sta…

L’articolo di Checchino Antonini prosegue su Left in edicola dal 12 luglio2019


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