La storia di Faris che ha abbandonato la City e un futuro da imprenditore petrolifero per tornare nella sua Sana’a. Una storia di resistenza e impegno civile come quelle del documentario “Yemen, nonostante la guerra” di Laura Silvia Battaglia in onda il 19 settembre su Rai Tre

Si intitola “Yemen, nonostante la guerra” il documentario di Laura Silvia Battaglia in onda su Rai3 giovedì 19 settembre in seconda serata. Il video, prodotto da Todos Contentos y yo Tambien Napoli e GA&A in collaborazione con Rai Doc3, è frutto del lavoro di Laura Silvia Battaglia, giornalista italo-yemenita, voce di Radio3 Mondo e collaboratrice di Left, che ha vissuto per alcuni anni in Yemen, da cui si è allontanata temporaneamente all’inizio della guerra, per poi rientrarci più volte durante il conflitto. E sono storie di resistenza della società civile quelle che racconta nel documentario. Come questa uscita su Left, di cui pubblichiamo alcuni stralci.

Faris al Shaibani osserva con soddisfazione i chicchi rossi di caffè, appena depositati sui tavoli da lavoro da Ruwad al Hayma. Ruwad, contadino, è arrivato da sud e ha percorso molti chilometri per essere qui, in questo cortile dentro la città di Sana’a pieno di tavole su cui una serie di lavoranti, muniti di cappellini, procede alla selezione delle bacche e alla loro essiccazione.

Eppure, nonostante la strada e la tensione, Ruwad non sembra provato. Aspetta di sapere se Faris, guardando la qualità dei frutti dei suoi alberi da caffè, accetterà che lui possa essere il cinquantesimo tra i coltivatori yemeniti dell’etichetta Qima Coffee, nonché il primo coltivatore dalla località di Ans, nel governatorato di Dhamar. Faris, dopo avere scrollato la capigliatura nerissima e atteso che il muezzin del minareto aggettante sulla sua fabbrica smetta di richiamare il circondario alla preghiera, guarda Ruwad e dice: «Benvenuto, le tue piante sono buone».

Ruwad allarga in un sorriso il viso cotto dal sole e sformato da una guancia troppo grossa, per le frequenti masticature del qat (la droga da meditazione locale, ndr), poi i due si stringono la mano e si abbracciano. Il contadino non fa nemmeno in tempo a eclissarsi tra i banchi da lavoro per l’essiccazione del caffè, portando in giro la sua preziosa mercanzia, che un altro pick up strombazza davanti al portone. «È una giornata impegnativa – dice Faris -. Ho molte audizioni con diversi agricoltori provenienti da altre provincie».

Il sogno di Faris sta diventando, a poco a poco, realtà. Questo bel giovane yemenita con un accento britannico perfetto ha deciso di giocarsi il tutto per tutto e ci sta riuscendo. Il suo amore per il caffè è un concentrato di piaceri, doveri e interessi: piaceri nei confronti della materia prima; doveri nei confronti del suo tributo al Paese di origine della sua famiglia, migrata cinquant’anni fa in Inghilterra; interessi perché Faris è, prima di tutto, un imprenditore: «Mi sono imbattuto nel caffè innanzitutto perché lo amo, e anche perché in Yemen il caffè è una merce prodotta dalla comunità dei coltivatori. E ho pensato: se mi posso occupare di questo, venderlo e produrne una buona qualità, forse posso connettere i coltivatori al business, dare loro indietro dei ricavi e migliorare la loro vita durante la guerra»…

Il racconto completo di Laura Silvia Battaglia si può leggere nel libro: Il giro del mondo in 15 reportage

ACQUISTA