«La ricerca può fare da volano del rilancio dell’Italia e dell’economia in affanno. Serve però una strategia solida, di lungo termine. Cioè una discontinuità con gli ultimi anni durante i quali, per via del governo di un comparto appassionante, ma difficilissimo da gestire, quale è la scuola, si è andata progressivamente riducendo l’attenzione verso il settore della ricerca e università, troppo spesso in balìa di una gestione politicamente residuale e di corto respiro. Ma ora si apre una stagione importante per la ricerca pubblica». La divisione del Miur nel ministero della Scuola e nel ministero dell’Università e Ricerca (che fa seguito alle dimissioni del ministro Fioramonti) e le novità introdotte nella legge di Bilancio 2020 ci danno l’occasione per incontrare la senatrice a vita e docente di farmacologia alla Statale di Milano, Elena Cattaneo, e fare il punto sullo stato di salute della ricerca in Italia.
Il 9 gennaio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto che permette lo “spacchettamento” del Miur. Qual è il suo giudizio circa questa operazione?
Ascoltare dal presidente del Consiglio l’intenzione del governo di dividere il comparto della scuola da quello dell’università e della ricerca è stata per me una positiva sorpresa. L’esigenza di un ministero dedicato specificamente alla ricerca era sempre più sentita dopo anni di abbandono. Da tempo, in molte occasioni, vari esperti del settore hanno caldeggiato un nuovo assetto istituzionale di questo tipo. Penso agli studiosi del Gruppo 2003, ma anche agli Enti di ricerca e agli atenei, in prima linea con la stessa Conferenza dei rettori (Crui), il cui presidente, il professor Gaetano Manfredi, è stato appena designato nuovo ministro per l’Università e la ricerca.
Cosa può comportare in termini di opportunità questa separazione?
Come detto, il governo di un comparto appassionante, ma difficilissimo da gestire, quale è la scuola, in questi anni, ha…
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