A novembre – l’ultima volta che sono stato a Wuhan – stavano smontando le attrezzature costruite per il World military game, le olimpiadi dei militari che si erano appena concluse. Non gli diedi alcun peso, evidentemente. Oggi quell’evento è invece al centro di un caso internazionale: il governo cinese, in maniera più o meno diretta, ha accusato i soldati americani di aver potuto portare il coronavirus a Wuhan, per assestare un colpo all’economia cinese, proprio nel pieno della guerra dei dazi che stava infuriando fra le due superpotenze.
La faccenda è arrivata a Washington e l’ambasciatore cinese è stato convocato per ricevere le proteste formali del governo americano. Ma forse questa era solo la conseguenza della dichiarazione del consigliere per la Sicurezza americano, circa i ritardi cinesi nel comunicare l’inizio del contagio. Infatti, secondo fonti di Hong Kong, il virus circolava a Wuhan già da novembre, ma il governo cinese lo avrebbe confermato ufficialmente solo a gennaio, producendo un ritardo nell’inizio della lotta al virus.
Come avevamo infatti già previsto la scorsa settimana su Left, la diffusione del virus sta alimentando il confronto fra le due superpotenze, non solo diretto, ma anche per interposta nazione. Infatti, mentre gli Usa, dopo aver inizialmente sottovalutato l’effetto della pandemia, stanno adesso lentamente iniziando a rendersi conto degli effetti a livello nazionale sulla popolazione e sulla economia, dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, la Cina è avviata ormai ad uscire dalla crisi, dopo averla determinata, e anzi sta con una capacità magistrale trasformando la sua responsabilità in una occasione per dimostrare al mondo la sua potenza scientifica ed economica.
In questo quadro va letto l’arrivo a Roma di una squadra di esperti cinesi, medici e ricercatori, che hanno portato 31 tonnellate di materiale sanitario. Nata come una normale collaborazione fra la Croce rossa cinese e quella italiana, è diventata…
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