La Bce vuole mettere pochi soldi rispetto al dramma della crisi. Così gli Stati in difficoltà diventano bad company che accumulano debito, privatizzano, gestiscono emergenze e controllo sociale. Consentendo così a Bruxelles di continuare a gestire tutto, facendo contenti globalisti neoliberisti e sovranisti

Sono bastati 4 minuti alla regina Elisabetta per dire che il popolo inglese troverà nella sua banca tutto il denaro necessario per far fronte alla crisi del virus. Senza ricorrere al mercato per indebitarsi. Ci sono volute estenuanti trattative tra sherpa e leader dell’Eurogruppo per produrre un “accordo” farraginoso in cui la sostanza è che oltre il virus ci troveremo una montagna di debiti assai poco condivisi. Anzi. Un brutto accordo.

Nostalgia per la monarchia, la Brexit, l’inflazione? Niente di tutto questo. Semplicemente la sensazione che oltre lo straniamento del virus c’è quello di vivere in un contesto, l’Unione Europea, che “fatica” ad essere normale. Cosa è normalità? Certo la solidarietà. Ma una Unione politica è solidarietà strutturata. Non mercanteggiata. Con in più l’accompagno degli articoli di giornali che dicono che la mafia italiana aspetta i soldi europei, che poi sarebbero tedeschi. Cui fa da contraltare il nazionalismo antitedesco. Infatti la prima cosa da bandire è lo strepitio delle destre che in ogni Paese hanno votato quasi tutto il peggio delle politiche di austerità e si accaniscono oggi contro gli eurobond.

Ma, ciò detto, il problema di cosa fa la governance europea di fronte alla più grave crisi sanitaria, economica e sociale da tempo immemorabile rimane. Normalità vorrebbe che si usi la Banca centrale europea per stampare i soldi che servono e per coprire il debito necessario che viene condiviso dagli Stati con gli eurobond. Invece la Unione europea “lo fa strano”, per… 

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 17 aprile 

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO