Cronache da Gaza e dalla Cisgiordania dove il rischio di una catastrofe provocata dalla pandemia sta inaspettatamente agevolando la ricreazione del rapporto tra l’Autorità palestinese e i cittadini delusi da anni di politiche “contraddittorie”. Il ruolo determinante delle donne

Il mese di marzo, senza incontri, senza abbracci, senza riunioni, è stato pieno di tante e contraddittorie emozioni. Sorpresa di restare a casa in una città deserta e preoccupazione per le persone lontane; affetto per chi si prende senza sosta cura dei malati, e per chi lavora per tutti noi; angoscia per il moltiplicarsi del contagio e delle morti e per le immagini dei camion militari che trasportano le bare di Bergamo. E ancora, commozione per le espressioni di solidarietà da altri Paesi: la Palestina che ci ha inondati di auguri e canti di bella ciao, la Cina, il Venezuela, Cuba, la Russia, l’Albania, che hanno voluto dare anche un aiuto materiale; l’impressione suscitata da un grande ospedale da campo nel Central Park di New York! Grande rabbia e indignazione per l’arroganza delle aziende che vogliono le fabbriche aperte, incuranti della vita delle persone. Continua la produzione di armi, mentre si muore per mancanza di ossigeno: la Confindustria, primo attore della “società incivile”.
Per giorni mi sono mancate le parole, cercavo solo di sapere e capire, leggendo, ascoltando gli scienziati, ma anche le voci di chi soffre e di chi si ribella alle ingiustizie, che il virus non porta via, anzi; i pensieri di chi prospetta un mondo nuovo e di chi pensa che dopo sarà peggio. Ho detestato la retorica commerciale nella pubblicità, la retorica politica sul “grande Paese” che è l’Italia e quella bellica del “siamo in guerra”; sono stata assalita da una triste sfiducia nella “stessa barca” della Unione Europea, dove chi sta al timone non ferma chi cerca di affogare i più deboli…

Un viaggio virtuale
Il 3 aprile sarei dovuta partire per la Palestina. Biglietto comprato, alberghi prenotati. Volevamo assistere al meraviglioso festival musicale di Al kamandjati che si svolge ogni anno, volevamo incontrare amiche e amici palestinesi e israeliani, conoscere le loro opinioni sul deal di Trump, sull’ipotesi molto concreta della annessione, sulle elezioni israeliane… Ai primi di marzo i voli sono stati cancellati, il festival rinviato, il viaggio annullato, le prenotazioni disdette: il virus era all’opera. Non restava che fare un viaggio virtuale attraverso la Palestina ai tempi del coronavirus.
Ho letto e tradotto con Claudia e Gabriella molti articoli. Eleonora, che vive a Betlemme e lavora in Palestina, a casa, nella città isolata, ha scritto contro la falsa retorica mediatica dell’uguaglianza. Grazie anche a molte voci palestinesi e qualcuna israeliana, questo viaggio ha permesso di ricostruire un quadro della Palestina sotto occupazione e sotto coronavirus.

In Cisgiordania
«Il 6 marzo, mentre Betlemme veniva sigillata ancor più di prima, i checkpoints riservati ai coloni illegali che vivono a Gilo, Efrat, Har Homa, ecc. rimanevano aperti al traffico da e verso Gerusalemme. Mentre il tam tam del lavarsi le mani faceva il giro del mondo, a Betlemme gli israeliani continuavano come di norma a negare l’acqua proveniente dai bacini acquiferi che hanno rubato, cosicché le taniche di riserva sui tetti delle case erano quasi vuote», afferma Eleonora.
Il governo israeliano, col suo razzismo, è apparso in controtendenza rispetto al virus che non conosce barriere. «Il rischio per la salute costituito dal coronavirus non obbedisce ai decreti israeliani. In effetti, mina gli stessi pilastri del regime israeliano, perché non distingue tra diverse classi di persone. Un primo ministro con una visione del mondo particolaristica, etnocentrica e razzista si trova di fronte a una minaccia universale» osserva il direttore di B’Tselem, Hagai Al Ad, che aggiunge: «Il razzismo corrompe sempre l’anima, ma molte volte il prezzo può essere pagato anche con …

I testi integrali degli articoli citati si possono leggere su palestinaculturaliberta.org/blog

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 17 aprile 

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