«La riforma del Titolo V voluta dal centrosinistra fu un errore al quale oggi va posto rimedio», dice l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano e aggiunge: «Spero che i vincoli di Maastricht non siano sospesi ma superati e riscritti per l’Europa. Il liberismo è finito, non solo in Italia»

«Forse adesso inizia ad essere chiaro che può definirsi morto il liberismo». Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro a cui si deve nel 2008 il Testo unico 81 sulla salute e sicurezza sul lavoro, da poco nominato nel Cda di Inail, ne è convinto: la pandemia da Covid-19 imporrà un nuovo modello sociale ed economico. «Non dico che si debba tornare ad una economia centralizzata, non fraintendiamo, ma lo Stato deve tornare ad avere un ruolo sia nell’economia, sia nella gestione della Sanità che non può essere demandata alle Regioni, come ha dimostrato questo tsunami che ci ha travolto». E, alla luce delle tensioni Stato-Regioni nei giorni dell’emergenza pandemica fa autocritica: «La modifica del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra fu un errore al quale oggi va posto rimedio». In questa intervista a Left Damiano affronta alcune tra le questioni più urgenti che ora più che mai devono trovare risposte concrete ed immediate: sostegno a lavoratori, famiglie e imprese in tempi brevi, sburocratizzazione, emersione del lavoro nero e un’Europa profondamente diversa da come l’abbiamo conosciuta.

Damiano, una lunghissima quarantena destinata a non finire da un momento all’altro. Lei come la sta affrontando?
Come tutti: a casa, osservando le raccomandazioni che il Comitato tecnico scientifico ha dato ai cittadini per arginare il contagio ed evitare che partano nuovi focolai. Sto studiando molto e lavorando per la mia associazione Lavoro&Welfare sui dati socio-economici e sugli effetti che la pandemia avrà. Saranno drammatici qui e nel mondo. E l’uscita da questa emergenza non avverrà nell’ora x: sarà, appunto, lunga e graduale.

L’Europa si sta dimostrando inadeguata rispetto a questa emergenza sanitaria che riguarda tutti gli Stati. Come commenta il primo accordo raggiunto il 9 aprile, niente eurobond e Mes senza condizioni nella Sanità?
Prima di arrivare a questo compromesso la strada è stata tortuosa, l’ostilità dimostrata dalla Germania e dall’Olanda per quanto riguarda gli eurobond non ha fatto bene all’idea di un’Europa come sarebbe necessario. L’accordo all’Eurogruppo non vede né vincitori né vinti, sicuramente non tutte le nostre attese sono andate a buon fine. In ogni caso si tratterà di vedere come si conclude la riunione del Consiglio europeo che si terrà il 23 aprile. Mi sento di fare una osservazione: non mi pare né positivo né lungimirante che…

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 17 aprile 

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