Anni di autorizzazioni selvagge di diverso colore politico hanno consentito l’“occupazione” di coste e spiagge alimentando speculazioni senza precedenti. E con il pretesto della valorizzazione l’Italia è diventata la nazione che ha cementificato vista mare più di chiunque altro in Europa

Fellini nel suo film I vitelloni e Luciano Emmer in Una domenica di agosto ci descrivono le spiagge degli anni Sessanta: luoghi di socialità, d’incontri, dove passeggiare, sedersi, ammirare il mare ed il tramonto. Luoghi romantici.
Nel corso dei decenni successivi le coste italiane hanno subito una trasformazione urbanistica intensa, tale da cambiarne radicalmente non solo la morfologia, con gravi conseguenze dal punto di vista ambientale e paesaggistico ma modificando le abitudini di milioni di cittadini e famiglie italiane che hanno subito la privatizzazione delle coste.
La cementificazione selvaggia e la privatizzazione degli arenili hanno portato alla scomparsa del lungomare, sostituito da un nuovo sostantivo: il “lungomuro”.

Le immagini satellitari, scattate nelle ore notturne, possono dare un’idea della copertura luminosa dei litorali antropizzati, ormai preda di traffico, urbanizzazione ed infrastrutture. Le immagini mostrano chiaramente come il 40% delle coste mediterranee sia “artificialmente” occupata, anche se ci sono notevoli differenze tra i diversi Paesi. In Italia, invece, la percentuale “artificialmente occupata” si aggira tra il 65-70% (dati Unep).
Sono 160 milioni i metri cubi di cemento realizzati sulle nostre spiagge che corrispondono a 19,2 milioni di metri quadri di arenili occupati da stabilimenti, villaggi, porti, alberghi e strade. Secondo i dati Ispra negli ultimi 50 anni, lungo la nostra costa è sorta una barriera di cemento e mattoni lunga 2mila km. Mezzo secolo in cui la densità dell’urbanizzazione, entro 1 km dalla linea di costa, è passata dal 10 al 24%, in Sicilia ha raggiunto il 39% e in Sardegna il 28%. Oggi i tratti di costa libera dal cemento e in buono stato di naturalità, più lunghi di 5 km, rappresentano appena il 23% del totale: messi tutti insieme arrivano a 1.860 km (isole comprese) sugli 8mila km circa di costa. Perché siamo….

Angelo Bonelli è coordinatore nazionale dei Verdi 

L’inchiesta prosegue su Left in edicola dal 29 maggio

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