I dati dell'Osservatorio giovani commentati dal curatore scientifico. Il quadro dell'indagine compiuta durante il lockdown è allarmante. E preoccupa il numero dei Neet, cioè i ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono impegnati nella formazione

Se prima della pandemia la condizione giovanile era difficile, dopo, probabilmente, lo sarà ancora di più. Almeno stando all’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo in parte pubblicata sul Rapporto giovani 2020 (Il Mulino), e risultato di una rilevazione condotta da Ipsos tra marzo e aprile in Italia tra 2mila persone di età compresa tra i 18 e 34 anni e tra mille loro coetanei in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Ebbene, il 61,96% per cento degli italiani ritiene che l’emergenza metta a rischio i propri progetti di vita contro il 42,5% dei tedeschi e il 45,76 % della Francia, il 58,66% della Spagna e il 53,85% dei britannici.

Non solo. Il futuro è sospeso anche perché gli under 35 Neet (cioè coloro che non studiano, non lavorano e non sono impegnati nella formazione) per il 41% hanno posticipato la ricerca del lavoro mentre il 33% l’ha proprio abbandonata. E ancora: chi tra i 18 e i 34 anni percepisce di più il rischio sono i lavoratori in proprio (36,7%), i collaboratori a progetto (24,4%) mentre più sicuri del futuro sono gli imprenditori (14,5%) e i lavoratori dipendenti (17,2%). Le donne, va detto, sono quelle più incerte in assoluto sul proprio avvenire: il 67% in Italia rispetto al 55% degli uomini, mentre in Germania sono il 48,03% e il 46,99 in Francia.

L’indagine internazionale costituisce l’ultimo tassello di un quadro a tinte fosche sulla condizione giovanile in Italia che l’Osservatorio “fotografa” dal 2012. In questa edizione vengono analizzati alcuni aspetti come, tra gli altri, l’impatto con le nuove tecnologie, la partecipazione alla politica del bene comune, gli interessi culturali legati al livello d’istruzione, il fenomeno degli expat, e la Generazione zero. Nel Rapporto si fa cenno al «triste primato» dei Neet: incrociando gli ultimi dati Eurostat e quelli Istat sono oltre 3 milioni in Italia tra i 20 e i 34 anni, la cui incidenza è del 28,9% su una media europea del 16,5% e del 17,2% nell’Eurozona. «Quello dei Neet è l’indicatore che ci fa vedere quanto un Paese spreca il valore delle nuove generazioni», afferma Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’Osservatorio giovani, docente di Statistica alla Cattolica di Milano e autore nel 2009 con Elisabetta Ambrosi di Non è un paese per giovani (Marsilio). «Noi abbiamo meno giovani rispetto ad altri Paesi per via della denatalità – continua – e in più li…

L’intervista prosegue su Left del 14-20 agosto

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