Non possiamo permetterci di far vivere a bambini e adolescenti un altro anno scolastico simile a quello scorso. Eppure da marzo nulla è stato fatto per organizzare alternative alla Didattica a distanza e mettere in sicurezza il “superdiffusore” chiave, cioè i trasporti pubblici. È arrivato il momento di dare la priorità all’istruzione

«Come state ragazzi?», ho chiesto qualche giorno fa ai miei alunni che si collegavano alla prima ora per la lezione di Storia in didattica integrata digitale, Did, dopo l’ultimo Dpcm che ha stabilito per tutte le scuole secondarie del nostro Paese la didattica a distanza al 100%. Dopo che il 27 ottobre era stata già portata al 75%. Con un cambio di vocale – dalla Dad alla Did – il ministro ha voluto da settembre istituzionalizzare per tutto l’anno scolastico la didattica digitale che va a integrare (e non sostituire), in momenti di necessità, quella in presenza.
«Siamo tristi, prof, come vuole che stiamo?», mi hanno risposto sommessamente. Già, è proprio vero: i sentimenti che pervadono in questo momento il mondo della scuola sono: tristezza, delusione, amarezza. E garantisco, caro presidente De Luca, che i ragazzi non sono stati tirati su a plutonio. Né educati in qualche campo di addestramento militare. Sono soltanto giovani che amano stare insieme, imparare cose nuove e lo fanno meglio e di più se condividono i processi di apprendimento.

A marzo, di fronte all’arrivo improvviso del virus, primi in Europa abbiamo accettato come soluzione emergenziale la didattica a distanza e, più o meno, siamo poi riusciti a “salvare” l’anno; riproporla adesso pare però accanimento terapeutico nei riguardi di un paziente che rischia di vedere leso il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione e l’uguaglianza formale e sostanziale del nostro caro articolo 3. L’ondata pandemica dilaga e la curva non accenna ad appiattirsi, occorrono misure restrittive severe, siamo tutti d’accordo. La delusione, l’amarezza derivano dal fatto che ci sarebbe stato tutto il tempo per prepararsi a questa seconda ondata, prevista dai vari scienziati, che avevano anche avvertito che sarebbe stata più cruenta della prima. Delusi perché si doveva fare di più nei confronti del benessere cognitivo, morale, sociale e psichico dei nostri figli; le soluzioni non possono essere le stesse di quelle fornite in primavera. Lo abbiamo visto nei mesi scorsi che la didattica a distanza, oltre a isolare e a costringere gli studenti a stare tutto il giorno allo schermo, non garantisce equità là dove non ci sono strumenti, connessioni ad alta velocità, stanze per appartarsi e seguire, famiglie ad…

L’articolo prosegue su Left del 13-19 novembre 2020

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