Il fatto che ci siano più vaccini in arrivo è importante per tante ragioni. Non ultima perché ogni antidoto potrebbe essere più efficace in un certo gruppo di popolazione: anziani, bambini, immunodepressi, etc. Ma non c’è ancora la garanzia che sia distribuito a tutti

La pandemia da Covid-19 si sovrappone alle altre emergenze/epidemie sanitarie  che sono in costante aumento e che sono in stretta relazione con il livello socio-economico delle popolazioni (malattie croniche, obesità, diabete, intossicazioni da inquinanti ambientali, tumori, ecc.). Stiamo perciò assistendo una «sindemia» in cui, per limitare il danno causato dal Sars-Cov-2, non sarà sufficiente una soluzione puramente biomedica.

D’altra parte, nella speranza di stabilire una convivenza più sostenibile con il nuovo ospite (un virus probabilmente venuto per restare), oltre al distanziamento sociale e all’uso delle mascherine, la via praticabile resta quella di un vaccino sicuro, efficace nel prevenire le infezioni, a basso costo e disponibile per tutti.

Come abbiamo più volte scritto su queste pagine appena il Sars-Cov-2 è stato caratterizzato, laboratori di molti Paesi del mondo hanno iniziato una formidabile attività di ricerca e sviluppo tecnologico, mai vista prima nella storia umana e che ha visto il moltiplicarsi di piattaforme tecnologiche, alcune molto innovative. Non è un caso che i vaccini che sono in fase più avanzata si basino su queste nuove strategie.

Mentre siamo alle prese con una violenta seconda ondata della pandemia, una serie di notizie hanno sollevato l’umore generale: come era stato anticipato da Left il 23 ottobre, il 9 novembre Pfizer (multinazionale Usa) e BioNTech (società di biotecnologie tedesca) hanno annunciato la conclusione della sperimentazione clinica di Fase 3 del loro vaccino che sembra essere efficace oltre il 90%; l’11 novembre il Fondo russo per gli investimenti ha annunciato che il vaccino russo, noto come Sputnik V, è efficace al 92%; il 16 novembre Moderna (azienda biotecnologica Usa) ha comunicato che il loro candidato vaccinale potrebbe essere efficace quasi al 95%. Queste informazioni sono state fornite in conferenze stampa e non (ancora) in riviste scientifiche peer-reviewed. Gli scienziati hanno messo in guardia dall’esultanza fino a quando non saranno disponibili dati conclusivi sulla sicurezza e sull’efficacia a lungo termine per non generare false aspettative e disaffezione con conseguente rifiuto delle persone a sottoporsi alla vaccinazione. Nessuno di questi tre vaccini ha ancora ricevuto l’approvazione dalle autorità regolatorie (per l’Europa l’Ema, European medicines agency, per gli Usa la Fda, Food and drug administration) ma entro alcune settimane le aziende coinvolte potrebbero disporre dei dati necessari per richiedere l’“autorizzazione di emergenza” per l’utilizzo dei vari vaccini.

I risultati sono comunque incoraggianti e confermano la…

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L’autrice: La biotecnologa Rosella Franconi è ricercatrice presso un ente pubblico. Con il fisico Angelo Baracca ha pubblicato il libro Cuba: medicina, scienza e rivoluzione, 1959-2014. Perché il servizio sanitario e la scienza sono all’avanguardia (Zambon ed.)

L’articolo prosegue su Left del 20-26 novembre 2020

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