Dall’idea di usare le potenzialità del mRna messaggero per cure specifiche contro il cancro alla suggestiva storia di una scoperta avvenuta nel 2005. Inizialmente ignorata dalla comunità scientifica potrebbe avere oggi un ruolo chiave nella realizzazione di un vaccino anti-Covid19

La notizia che i vaccini sperimentali di Pfizer-BioNTech e di Moderna hanno un’efficacia superiore al 90% ha fatto il giro del mondo alimentando la speranza di vedere presto la fine della pandemia in corso. Se le percentuali fossero confermate dai dati scientifici si potrebbe davvero parlare di una concreta via per sconfiggere la Covid-19.

Questi due vaccini utilizzano una tecnologia del tutto nuova basata sull’uso del Rna messaggero, o mRna che nel corpo umano è il materiale genetico che contiene le istruzioni per la creazione delle proteine.

I ricercatori hanno riprodotto in laboratorio piccoli segmenti di Rna del virus Sars-CoV-2 che trasmettono alle cellule le informazioni per la produzione delle proteine Spike, presenti sulla superficie del nuovo coronavirus. La proteina Spike è innocua per l’uomo, ma sembra essere sufficiente per stimolare la produzione di anticorpi. Il vaccino è pensato quindi per insegnare al nostro corpo a riconoscere le proteine Spike e, non appena si viene in contatto con il virus, a produrre i linfociti specifici prima che l’infezione possa espandersi.

A differenza dei vaccini ottenuti con il metodo tradizionale, questi non sono ricavati da una forma indebolita del virus stesso, e quindi non possono causare i sintomi della malattia né, in teoria, avere gravi effetti collaterali.

In pratica però è la prima volta che un vaccino del genere viene sperimentato sull’uomo. La tecnologia mRna è infatti abbastanza…


L’articolo prosegue su Left dell’11-17 dicembre 2020

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