Da quasi un anno milioni di adolescenti si trovano ad affrontare la fase più delicata della crescita dovendo rinunciare alla vita sociale, alla scuola in presenza, allo sport. Dati preoccupanti segnalano il rischio per alcuni di serie conseguenze a livello psichico. Cosa si può fare per evitarle? Ne abbiamo parlato con lo psichiatra e psicoterapeuta Andrea Masini

Crescita “spaventosa” degli atti di autolesionismo e dei tentativi di suicidio in età 12-18 anni. Picco dei disturbi dell’alimentazione tra gli adolescenti. Aumento dei ricoveri di ragazzi nei reparti di neuropsichiatria. Negli ultimi giorni una serie di articoli usciti sulla stampa ha posto l’accento in questo modo sui “danni” che le restrizioni imposte dalla Covid-19 avrebbero provocato alla tenuta psichica delle giovani generazioni. Notizie del genere colpiscono chiunque così come quelle piuttosto frequenti in cui si parla di un legame diretto tra la crisi economica provocata dalla pandemia e il suicidio di chi ha visto fallire la propria attività commerciale.

Ma il nesso è davvero così stringente o vanno valutati anche altri aspetti? Il lockdown, le restrizioni di varia natura e le misure di distanziamento sociale cui siamo sottoposti ormai da quasi un anno se da un lato hanno indubbiamente il merito di rallentare la diffusione del virus (unica vera arma a disposizione per evitare il collasso del Servizio sanitario nazionale in assenza di terapie efficaci e in attesa dell’immunità di gregge garantita dai vaccini), dall’altro in che modo hanno un ruolo nello sviluppo di una malattia mentale? E soprattutto, come si può intervenire su queste patologie in una situazione di lunga e costante emergenza socio-sanitaria?

Dato che la salute psichica è importante quanto quella fisica per fare chiarezza abbiamo rivolto alcune domande allo psichiatra e psicoterapeuta Andrea Masini, direttore della rivista scientifica Il sogno della farfalla e docente della scuola di psicoterapia dinamica Bios Psichè di Roma.

Professor Masini, con particolare attenzione alle problematiche che riguardano gli adolescenti quali sono gli strumenti più efficaci oggi per fare prevenzione e intervenire sui casi più complessi?
Sicuramente la prevenzione è oggi il cardine per affrontare la malattia mentale. Un principio questo che vale per tutte le patologie ma per quella mentale in particolare. Ed è noto a tutti che la più importante forma di prevenzione è quella culturale. Cioè occorre in primis fare buona informazione su cosa è la malattia mentale, quali sono i disturbi, quali sono i problemi, le cause. Ma questo è un dibattito mondiale che richiederà ancora forse anni per trovare una definitiva chiarezza. Oggi infatti la psichiatria si dibatte in una serie di discussioni interminabili, però seguendo il grande filone della psicopatologia, della psicologia e dell’origine psicologica dei disturbi mentali indubbiamente fare prevenzione vuol dire cercare di capire come si determina e cosa determina la malattia mentale.

Leggiamo spesso sui media notizie in cui si imputa al lockdown e alla crisi economica che ne consegue l’aumento di casi patologici. Lei cosa ne pensa?
Penso che questo sillogismo sia un po’…


L’intervista prosegue su Left del 29 gennaio – 4 febbraio 2021

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SOMMARIO

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).