Stampa e media mainstream da anni ripetono ossessivamente argomenti a sostegno del sistema elettorale maggioritario che si sono rivelati nei fatti dei falsi clamorosi. Come la riduzione del numero dei partiti o la garanzia di governabilità

Una legge elettorale proporzionale vuol dire semplicemente questo, che il numero dei parlamentari deve essere in proporzione al numero dei voti. Chi ha il 40% dei voti deve avere il 40% dei seggi, chi ha il 20% o l’1% dei voti deve avere il 20% o l’1% dei seggi, e così via. Poi chi, da solo o in coalizione, ha la maggioranza dei voti/seggi ha il diritto di governare, chi non ha la maggioranza dei voti/seggi ha il diritto di sedere in Parlamento e di fare l’opposizione.
È un’ovvietà – si dirà – ed effettivamente lo è, ma questa ovvietà crea problemi ai poteri esterni ed estranei alla democrazia, giacché può comportare quello che per loro è il pericolo massimo: che la volontà popolare possa contare, che il Parlamento rifletta il conflitto sociale, che sia “specchio del Paese”.

Così, quei poteri sono da sempre contro la proporzionale. Mussolini dovette abolirla per instaurare la dittatura. La cosiddetta legge Acerbo prevedeva i due terzi dei seggi al partito che avesse avuto più voti, così il “Listone” di Mussolini ebbe 355 seggi su 535. E fu il fascismo.
Fra i principali difensori della proporzionale ci furono allora, oltre ai socialisti e ai comunisti (Gramsci per primo) figure come Piero Gobetti, Guido Dorso, Luigi Sturzo, etc. Gobetti (sulla linea di un padre del liberalismo, Stuart Mill) scriveva: «La proporzionale obbliga gli individui a battersi per un’idea, vuole che gli interessi si organizzino, che l’economia sia elaborata dalla politica … il loro istinto di padroni guida assai precisamente i fascisti nella lotta contro la proporzionale».

Ci riprovò la Dc nel 1953 con la “legge truffa”, che premiava con il 65% dei seggi chi avesse raggiunto il 50% dei voti, e Terracini definì quella legge elettorale «una legge di eversione della nostra Costituzione». La “legge truffa” non scattò.
Invece l’attacco alla proporzionale di Segni-Occhetto (e Mattarella) fu coronato da successo, attuando con il maggioritario un punto decisivo del “Piano di rinascita” di Licio Gelli. E il maggioritario aprì le porte a Berlusconi & successori.
La Costituzione vuole il voto «personale ed eguale, libero e segreto» (art. 48): ma non è eguale un voto che…


L’articolo prosegue su Left del 4-10 giugno 2021

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