Il presidente della Repubblica può espropriare per decreto il brevetto di una azienda privata in caso di emergenza o di rischio per la pubblica sicurezza. Come mai né Conte né Draghi hanno pensato a “confrontarsi” con Mattarella su questa soluzione?

In Italia sono più di 127mila le vittime da Covid-19. E dal 21 dicembre 2020 (più di sei mesi) esiste almeno un vaccino per impedirne la trasmissione. Ad oggi i quattro principali vaccini somministrati in Italia (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson) vengono prodotti e distribuiti dalle omonime aziende farmaceutiche. Gli Stati, dopo aver investito nella ricerca pubblica per studiare e contrastare il Covid-19, concludono accordi privati – nel caso di quelli europei delegando i contratti di fornitura all’Unione – con le aziende che hanno sfruttato queste ricerche per produrre e vendere i vaccini in tutto il mondo. Di fatto, l’Italia, come l’Europa, dipende dalle scelte di multinazionali farmaceutiche, potendo recriminare su ritardi o carenze informative (assistiamo all’ennesimo dietrofront del ministero della Salute, questa volta per i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson per le persone sotto i 60 anni) solo mediante gli strumenti del diritto privato, impugnando i contratti di fornitura, minacciando cause milionarie contro aziende plurimiliardarie.

Dicevamo, 127mila morti in Italia. Il vaccino è stato autorizzato dalla Commissione europea il 21 dicembre 2020 e il giorno dopo dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Con lo sfruttamento dello stesso a fini speculativi di poche, grandi, aziende. Eppure, il nostro Paese, avrebbe potuto agire diversamente. Gli articoli 141 e 142 del Codice della proprietà industriale prevedono la possibilità che il presidente della Repubblica espropri per decreto il brevetto di una azienda privata in caso di emergenza o di rischio per la pubblica sicurezza. E a ben vedere, una pandemia, rientra tra quelle ipotesi. Tale scelta avrebbe consentito allo Stato di…


L’articolo prosegue su Left dell’18-24 giugno 2021

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