Un sondaggio promosso da Jacobin Usa e YouGov getta nuova luce su quali siano i candidati progressisti preferiti dalla classe lavoratrice. Devono dare priorità ai diritti sociali. Ma anche ai diritti civili, purché siano presentati con le parole giuste, adottando una retorica universalista e non escludente

Negli Stati Uniti è da poco uscita una nuova ricerca che analizza le preferenze elettorali dei lavoratori. Si tratta di uno studio corposo e metodologicamente solido, condotto dal magazine americano di sinistra Jacobin, insieme al neonato Centro per la Working class politics e a YouGov, un’azienda internazionale di sondaggi, ricerche di mercato e analisi dei dati, che conta oltre mille dipendenti.

Non mi soffermo qui sui dettagli tecnici dello studio, per non annoiare i lettori (per chi fosse interessato alla metodologia, il report completo dello studio è leggibile gratuitamente sul sito americano di Jacobin, nda). Va però menzionato che il campione analizzato è composto da lavoratori con meno di quattro anni di istruzione universitaria e non esplicitamente Repubblicani, ovvero lavoratori di varie preferenze politiche fino a “tendenzialmente Repubblicani”, in modo così da escludere dall’analisi persone difficilmente convincibili da alcun tipo di discorso di sinistra.

È una ricerca sperimentale, che non si limita a sondare le preferenze politiche, ma analizza l’efficacia e il consenso che diverse narrative e proposte di sinistra riscuotono tra i lavoratori. Andando oltre i semplici sondaggi d’opinione, i ricercatori propongono ai lavoratori dei veri e propri candidati ipotetici tra cui scegliere. Lo studio parte dalla premessa che molti lavoratori negli ultimi anni si siano spostati a sinistra sui temi economici, pur rimanendo spesso moderati sui temi culturali. Ma allo stesso tempo la ricerca problematizza questa premessa, sostenendo che «il messaggio e il linguaggio di un candidato possono influenzare il modo in cui gli elettori percepiscono una determinata proposta politica», sia essa economica o culturale. E, in modo analogo, certi «stili politici e narrative possono danneggiare un candidato con una proposta politica altrimenti popolare». Insomma, i lavoratori sono davvero conservatori? O è invece il modo in cui narriamo il nostro progressismo a non convincere molti di loro? È a partire da questa attenzione per la comunicazione politica di sinistra che lo studio si sviluppa.

I profili dei candidati ipotetici elaborati dai ricercatori includono una…


L’articolo prosegue su Left del 10-16 dicembre 2021

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