La libertà di viaggiare non è uguale per tutti. Nemmeno la pandemia ha ridotto le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo, come emerge dal nuovo Henley Passport Index, la classifica stilata in base al numero di destinazioni a cui si può accedere senza visto

I cittadini del Giappone e di Singapore possono entrare in 192 Paesi del mondo senza richiedere un visto. Gli afgani hanno libero accesso solo a 26. La nuova classifica del “potere dei passaporti”, stilata pochi giorni fa in base all’Henley passport index, ci ricorda quanto i confini politici nei 5 continenti siano ben delineati. Anche dove non ci sono muri, non tutti i passaporti sono sufficienti ad attraversare tali confini, incrementando così la distanza tra Paesi ricchi e Paesi poveri. In due anni di pandemia abbiamo tutti fatto i conti con la limitazione dei nostri movimenti – per motivi sanitari – prima da un Paese all’altro, poi tra regioni, infine all’interno della stesso comune di residenza. Le zone bianche, gialle e rosse adottate dall’Italia, nel mondo – con “colori” diversi – sono una costante. Spesso però si tende a non avere consapevolezza dell’enorme privilegio di poter entrare in 189 Paesi senza la necessità di richiedere un visto. Solo grazie al Passaporto rosso. Un documento che l’Italia condivide con gli altri Paesi dell’Unione europea presenti nelle prime posizioni dell’indice calcolato sin dal 2006 dalla Henley&Partners.

Tra il primo posto, occupato da Giappone e Singapore, e l’ultimo, in cui si posiziona l’Afghanistan nella classifica realizzata a gennaio 2022, ci sono ben 166 destinazioni possibili di differenza. L’Henley passport index si basa su dati forniti dall’International air transport association (Iata) e ordina i passaporti in base al loro “potere”, determinato dal numero di destinazioni a cui i titolari hanno accesso senza bisogno di un visto preventivo. Nell’ultima classifica non rientrano ancora le restrizioni dovute alla pandemia ma già da un report “intermedio” di ottobre è stato evidente l’aumento di barriere legate alla diffusione del virus in determinati Paesi contribuendo al più ampio divario di mobilità globale dal 2006 (anno in cui è stato stilato il primo indice di Henley&Partners). Sono le nazioni “più potenti” ad aver imposto maggiori restrizioni legate alla pandemia, mentre quelle con passaporto più debole hanno aperto ancor di più i loro confini senza ricevere in cambio reciprocità.
Prendiamo il caso del Giappone. Da un lato i suoi cittadini possono andare praticamente ovunque senza visto, dall’altro Tokyo è ultima nella Welcoming countries rank di Arton capital, vietando l’ingresso da qualsiasi Paese sia con eventuale visto (salvo casi rarissimi) che con il solo passaporto, in risposta alla diffusione della variante Omicron. L’Italia, al terzo posto dell’indice con ingresso garantito in 189 Paesi, nel 2019 permetteva l’accesso senza visto ai cittadini di 93 Paesi che in queste prime settimane del 2022 risultano ridotti a 50.
Il Covid è diventato quindi un nuovo strumento per…


L’articolo prosegue su Left del 4-10 febbraio 2022 

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