Partecipare alle missioni Nato con mezzi e militari nelle “zone calde” dell’Est Europa ci costa 78 milioni di euro, denuncia l’Osservatorio Mil€x. Mentre il ministro Guerini continua ad accrescere la spesa per i progetti di riarmo, toccando quota 15 miliardi in un anno

Da un lato, le esercitazioni militari navali della Russia nel Mediterraneo, nell’Atlantico e nei Mari del Nord e gli spostamenti di truppe terrestri ai confini dell’Ucraina. Dall’altro, l’allerta del “blocco” occidentale che aumenta le unità delle truppe Nato nel quadrante orientale, spostandovi aerei, navi e soldati. In questa pericolosa partita a scacchi internazionale, che sembra preludere ad una invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ad una conseguente risposta dell’Alleanza atlantica, spiccano come player più importanti Mosca, Washington e Bruxelles. Ma non sono gli unici. Ed è importante rendercene conto.

Nell’ipotesi sciagurata che la Russia passi dalle minacce ai fatti concreti, a fronte di una azione della Nato il nostro Paese non potrebbe certo tirarsi indietro, e si troverebbe impegnato nel conflitto con un ruolo assolutamente non marginale.

A chiarire l’entità dell’impegno dell’esercito tricolore attorno alle “zone calde” in Europa Orientale ci ha pensato l’Osservatorio sulle spese militari italiane Mil€x. In caso di guerra contro la Russia in Ucraina, infatti, «l’Italia si ritroverebbe in prima linea con propri assetti militari, terrestri ma soprattutto aerei e navali, che partecipano a missioni Nato a presidio dei confini orientali dell’Alleanza atlantica a un costo complessivo attuale di circa 78 milioni di euro», chiarisce l’Osservatorio in una nota.

Ma quali sono, nel dettaglio, gli assetti dispiegati dall’esercito italiano nella zona, e di che tipo di personale militare stiamo parlando? Andiamo con ordine.

Innanzitutto, come si spiega nel dossier di Mil€x, l’Aeronautica militare schiera una…


L’inchiesta prosegue su Left dell’11-16 febbraio 2022 

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