In Italia 3,8 milioni di persone anziane vivono una condizione di vita non autonoma. Per anni il problema è stato ignorato, ora una rete di 50 associazioni ha presentato una proposta per istituire un Sistema nazionale di assistenza agli anziani non autosufficienti. Ecco come

L’Italia attende da oltre 20 anni una riforma dell’assistenza di lungo termine per le persone anziane (Long term care – Ltc). Intanto, il numero di anziani con problemi di non autosufficienza ha raggiunto i 3,8 milioni di persone. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza offre l’opportunità di riformare il settore prima del termine della legislatura. Sono questi i presupposti che, l’1 marzo scorso, hanno portato il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza a presentare una proposta di istituzione di un Sistema nazionale assistenza anziani.

Il welfare pubblico di fronte alla sfida demografica
Secondo i dati Istat, la quota di persone con oltre 65 anni rappresenta circa il 23% del totale della popolazione, un dato destinato a raggiungere il 33% tra il 2040 e il 2060. Si tratta di una percentuale nettamente superiore a quella registrata mediamente dagli altri Paesi europei e che pone il welfare italiano di fronte alla sfida della cosiddetta ageing society. Il rapporto sempre più squilibrato tra giovani e anziani è destinato a crescere in relazione, da un lato, all’invecchiamento della popolazione (in Italia, l’indice di vecchiaia è aumentato di circa 35 punti percentuali dal 2011 al 2021, passando da 145,7 a 179,3) e, dall’altro, al calo demografico dovuto alla riduzione delle nascite. Inoltre, oltre un terzo degli over 75 (circa 1,6 milioni) presenta una grave limitazione dell’autonomia e per un anziano su dieci questo incide sulle attività quotidiane di cura personale e domestica.
Nel prossimo futuro, l’invecchiamento della popolazione e il conseguente incremento dei bisogni di cura delle persone più anziane dovranno necessariamente essere accompagnati da una maggiore attenzione alle tutele (oggi insufficienti) e ai costi crescenti che derivano dalla perdita di autosufficienza e che, allo stato attuale, ricadono ampiamente sui nuclei familiari.

Ripensare la Long term care tra opportunità di riforma e reti di advocacy
La pandemia ha messo in evidenza l’inadeguatezza del modello italiano di assistenza agli anziani – i più colpiti dall’emergenza sanitaria e sociale – mentre l’invecchiamento richiama l’urgenza di una riforma organica del settore. Tuttavia, dagli anni Novanta, sono stati approvati solo interventi circoscritti, incapaci di limitare le ricadute di un sistema stratificato, disorganico e caratterizzato da crescenti disuguaglianze, territoriali e sociali. Nonostante siano state avanzate almeno 18 proposte di riforma, solo una è stata approvata: la legge 296/2006 di istituzione del Fondo per le non autosufficienze. Al contrario, il settore della Long term care è stato oggetto di profonde riforme in numerosi Paesi europei, tra cui Germania (1994), Francia (2002), Portogallo e Spagna (2006), Austria (2011).
Oggi il Pnrr e il fiorire di reti di advocacy rappresentano un’occasione preziosa per sostenere la spinta riformatrice necessaria per costruire il futuro della Long term care in Italia. È questo l’obiettivo del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza che ha presentato le…

Le autrici: Franca Maino e Valeria De Tommaso fanno parte di Percorsi di secondo welfare, laboratorio di ricerca dell’Università degli Studi di Milano 

L’articolo prosegue su Left dell’1-8 aprile 2022 

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