La pandemia, a Roma, ha inasprito le ingiustizie sociali colpendo soprattutto le persone senza dimora. Per costoro l’accesso ai servizi di sussistenza e a una casa è sempre più difficile e ostacolato da odiose politiche repressive

Acqua gelida sui pavimenti dove sono soliti fermarsi per dormire e tentativi di ostacolare le associazioni che la notte portano generi di prima necessità a chi cerca un rifugio nella stazione Termini, arrivando perfino a cacciare i volontari. Azioni motivate dal fatto di tutelare il decoro e le attività economiche, ma che hanno riportato l’attenzione su una parte di Roma che sembrava dimenticata. Prima ancora di questi fatti di cronaca, era giunto sui tavoli istituzionali un rapporto di quasi 100 pagine dal titolo Dalla strada alla casa realizzato dall’associazione Nonna Roma, nata nel maggio 2017 nel circolo Arci Sparwasser e sostenuta anche dalla Cgil.

Il rapporto permette comprendere meglio e nei dettagli quanto si siano amplificate, nella Capitale, con la pandemia, le diseguaglianze sociali a partire dall’accesso ai generi di prima necessità. È cambiata la situazione di quelli che sono i senza fissa dimora, sia per il loro numero, che è aumentato, che per la loro tipologia. «Partivamo già da una società fragile e impoverita – racconta Sara Fiordaliso, di Nonna Roma -. Secondo uno studio sulla povertà cittadina … »…

L’articolo prosegue su Left del 15-21 aprile 2022 

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