La festa della Liberazione è l’occasione per una grande e straordinaria mobilitazione nel segno dei valori espressi nella Carta. Dal ripudio della guerra al contrasto dei neofascismi

Nessuno avrebbe mai immaginato che avremmo festeggiato il 25 aprile, la festa di Liberazione dal nazifascismo, nel bel mezzo di una guerra, con le morti, le devastazioni, il dolore, la crudeltà e gli orrori che accompagnano tutte le guerre, anche quelle tante guerre dimenticate nel mondo e dal mondo.

La Cgil ha chiesto e continua a chiedere che prevalga la pace ed una soluzione negoziata e che si avvii una seria azione diplomatica europea e internazionale. Lo abbiamo gridato dalle piazze con tante organizzazioni e associazioni, all’indomani del 24 febbraio, data dell’avvio dell’aggressione russa all’Ucraina e non ci stancheremo di farlo in tutte le iniziative previste nelle prossime settimane, a partire dal primo maggio. Oggi infatti – a due mesi dall’avvio del conflitto – purtroppo le parole pace e negoziato sembrano scomparse dal lessico e soprattutto dalle azioni. Al contrario stiamo assistendo ad un prolungamento del conflitto e ad una scelta di riarmo generalizzata in Europa e nel mondo.

La prima riflessione è quindi che il 24 febbraio segna indubbiamente uno…

* L’autrice Gianna Fracassi è vice segretaria generale della Cgil

L’articolo prosegue su Left del 22-28 aprile 2022 

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