Al Cnel è stato presentato l’Osservatorio nazionale della condizione abitativa, previsto da una norma che risale al 1998. Un’occasione in cui sindacati e società civile hanno chiesto un rilancio concreto dell’edilizia residenziale pubblica. Abbandonata ormai da decenni

L’ultimo rapporto Istat sulla povertà in Italia, pubblicato a giugno, ha riportato d’attualità il problema della casa che per lunghi anni è stato ignorato. In esso si stima che circa il 10% della popolazione sia in condizione di povertà assoluta non disponendo di un reddito adeguato, ma la condizione si aggrava fortemente per le famiglie in affitto in cui la povertà assoluta è oltre il 45%.
Recente è anche il convegno “Rilanciare le politiche pubbliche per l’abitare. Un impegno non più rinviabile” che si è tenuto il 14 luglio presso il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, il Cnel, ed ha avuto tra i promotori il Forum Disuguaglianze diversità, diversi atenei, i tre sindacati confederali, organizzazioni di cittadinanza attiva e associazioni di inquilini (il video del convegno sarà disponibile sul sito del Cnel, nda).

Nel corso dell’incontro è stato presentato l’Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca), recentemente istituito presso il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), che – previsto dalla legge 431 del 1998 di riforma delle locazioni – doveva costituire una sede di confronto permanente tra tutti i soggetti interessati alle politiche abitative da cui far scaturire proposte condivise e che da ventidue anni attendeva di essere attivato.
Molti sono stati gli interventi interessanti che hanno proposto i vari aspetti del tema dell’abitazione pubblica. Aspetti umani e strutturali che per troppo tempo sono stati ignorati anche per la mancanza di un quadro di riferimento nazionale, che se conosciuti avrebbero rivelato tutta l’urgenza e la gravità del problema. Tra gli interventi, particolarmente significativo quello di Fabrizio Barca che ha legato situazione attuale e possibili ipotesi di intervento.

Questa ripresa di interesse interrompe un lungo periodo di abbandono del problema in cui è stata trascurata anche la gestione del patrimonio esistente, si sono aggravate le condizioni sociali, si è ridotta la disponibilità di reddito della popolazione ed è cambiata la composizione dei nuclei familiari sempre più costituiti da un solo individuo, fattori ignorati dalle normative che invece rispecchiano ancora la composizione delle famiglie del secondo dopoguerra, prevedendo ad esempio anche appartamenti per sei persone.
La questione delle abitazioni è un tema che ha legato, dall’Ottocento in poi, lo sviluppo industriale alle dinamiche economiche, sociali e urbanistiche di tante città in Europa e nel mondo. Per un lungo periodo per molti la possibilità di avere una casa è stata legata agli interventi di edilizia residenziale pubblica e tanta parte delle città moderne è costituita da case per i lavoratori.
Su questo tema è da poco uscito un racconto o un saggio, o forse tutte e due le cose assieme, Abitare stanca – La casa: un racconto politico di Sarah Gainsforth, per l’editore Effequ, che appare particolarmente interessante perché ripercorre la questione delle abitazioni fin dalle origini, legando la storia, l’economia, la politica, l’urbanistica con la…

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