Una donna di 85 anni, non autosufficiente, da due settimane si trova in cella a San Vittore. La sua condanna definitiva è di soli 8 mesi, per l'occupazione abusiva di un alloggio

Mentre Silvio Berlusconi, dopo essere stato giudicato da molti come papabile presidente della Repubblica, ieri si è registrato in Senato e prova a mettere le mani sul ministero alla Giustizia (per non rischiare di essere condannato al processo Ruby ter?), l’associazione Antigone racconta una storia che arriva dal carcere milanese di San Vittore.

Da circa due settimane una donna di 85 anni è detenuta presso il carcere milanese. La sua condanna definitiva è di soli 8 mesi, scaturita dall’occupazione abusiva di un alloggio.
Nonostante il reato non sia di grande pericolosità sociale e la pena comminata di brevissima durata, la donna è stata tuttavia condotta nel carcere del capoluogo lombardo. Ad aggravare la situazione il fatto che la signora non è autosufficiente, richiedendo perciò un’assistenza personale e una gestione sanitaria costante da parte di altre detenute e degli operatori. Fino ad oggi, nonostante i ripetuti solleciti dell’istituto e un’istanza di scarcerazione, la signora si trova ancora ristretta nell’istituto.

«La vicenda – sottolinea Valeria Verdolini, responsabile della sede lombarda di Antigone – investe due questioni: la sempre maggior frequenza con cui persone anche ultrasettantenni o ultraottantenni entrano in carcere, e la questione centrale della residenza, che impedisce una vera e propria presa in carico da parte dei servizi, lasciando al penitenziario l’onere di gestione residuale. La richiesta che facciamo è che per questa anziana donna si trovi il prima possibile una soluzione che le consenta di scontare la pena in un luogo più confacente e sicuro, per la sua età e le sue condizioni di salute».

«Al 30 giugno 2022 si contavano 1.065 detenuti che hanno più di 70 anni, rappresentando
questi quasi il 2% della popolazione detenuta. Un numero che negli anni recenti è in costante crescita. Serve grande attenzione per la loro condizione e, dinanzi pene brevi da scontare o residue, è fondamentale trovare alternative alla detenzione» sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. «Questo passa anche dal creare strutture di sostegno sociale e abitativo che consentano a queste persone anziane (e non solo a quelle anziane) di poter accedere a misure alternative, senza che proprio la condizione sociale di partenza diventi un ulteriore elemento discriminante» conclude Gonnella.

La legge esclude che la detenzione domiciliare si possa applicare alla persona che abbia superato i settant’anni quando la condanna riguardi uno dei seguenti reati: delitti contro la libertà individuale, come la riduzione o il mantenimento in stato di schiavitù o servitù, la prostituzione minorile e tutti i delitti contro i minori (pedopornografia, ecc.); violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo e atti sessuali con minorenne; associazione per delinquere di stampo mafioso e narcotraffico; gravi delitti contro la pubblica amministrazione, come peculato, concussione e corruzione.

Oppure si va in carcere, semplicemente, se si è poveri.

Buon giovedì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.