La Francia inserisce in Costituzione il diritto all'aborto. Atto importante anche sul piano simbolico in un momento storico in cui in molte parti del mondo i diritti, in primis quelli delle donne, arretrano a causa di ideologie religiose. A cominciare dagli Usa, dove a livello federale dal 2022 l'interruzione volontaria di gravidanza non è più considerata un diritto e ora lo Stato dell'Alabama considera bambini gli embrioni congelati

«Affermare che il “concepito”, cioè l’embrione, è un soggetto di diritto deriva da un pregiudizio ideologico di natura religiosa cristiana: così l’identità umana sarebbe rappresentata dal solo genoma», dice la neonatologa e psicoterapeuta Maria Gabriella Gatti 

 

Il 24 giugno del 2022 la Corte suprema degli Stati Uniti, con una decisione storica che riporta gli Usa indietro di 50 anni, ha annullato la sentenza Roe vs Wade del 1973, che proteggeva l’accesso all’interruzione di gravidanza fino al momento in cui un feto può vivere al di fuori dell’utero – ovvero intorno alle 23 o 24 settimane di gravidanza. Ed è stato proprio questo il punto dirimente attaccato dai giudici ultra conservatori in sintonia con le associazioni anti abortiste e le Chiese evangeliche che negano la nascita umana e confondono il feto con il bambino. Per rispondere alle loro argomentazioni religiose e anti scientifiche abbiamo rivolto alcune domande a Maria Gabriella Gatti, che da anni svolge ricerche in questo ambito ed è autrice di molte pubblicazioni scientifiche. Psicoterapeuta, per tanti anni neonatologa dell’Azienda ospedaliera di Siena, insegna alla scuola di psicoterapia Bios Psychè a Roma.

Professoressa Gatti, facciamo chiarezza, quale è la radicale differenza tra feto e neonato?
Affermare che il “concepito” cioè l’embrione è un soggetto di diritto deriva da un pregiudizio ideologico di natura religiosa cristiana: l’identità umana sarebbe rappresentata dal solo genoma. Le sequenze nucleotidiche del Dna nello zigote o nella blastocisti sono necessarie ma non sono sufficienti a definire una singolarità umana biologica. Le cellule indifferenziate e tutte uguali della Blastocisti, dopo circa cinque giorni dal concepimento, quando avviene l’impianto nella parete uterina o qualche settimana più tardi, quando l’embrione non ha ancora formato la corteccia cerebrale, non possono essere considerate persona e quindi “soggetto di diritto”. Il genoma dello zigote è il punto di partenza per la costruzione della biologia umana ma non è persona. Il pensiero religioso completamente astratto altera sia il rapporto con la realtà materiale in questo caso biologica che con la realtà psichica umana. Possiamo pensare che l’embrione è persona senza far ricorso all’anima che scende dal cielo per dar vita ad una materia biologica senza pensiero?

Cosa contraddistingue la nascita umana? Nel cinquantennale della pubblicazione di Istinto di morte e conoscenza quali sono le nuove acquisizioni delle neuroscienze e della neonatologia a conferma di ciò che Massimo Fagioli aveva affermato con la Teoria della nascita?
Lo psichiatra Massimo Fagioli in Istinto di morte e conoscenza pubblicato nel 1972 e di cui quest’anno si celebra il cinquantenario ha scoperto l’evento trasformativo della nascita: il pensiero emerge per lo stimolo epigenetico dei fotoni sulla retina e sulla sostanza cerebrale. Lo stimolo fotonico nuovo, non presente in utero, apre una nuova finestra temporale attraverso l’attivazione di geni che consentono il passaggio dalla funzione cerebrale fetale, con lo scopo solo di accrescimento morfologico ad un’attività cerebrale neonatale stimolo dipendente che ha come conseguenza l’emergere della vita psichica. La nascita è una cesura: durante la gravidanza il feto ha una esistenza biologica, solo alla nascita è “vita umana”. Fagioli ha scoperto che lo specifico del pensiero umano è la realtà irrazionale non cosciente, matrice della fantasia, della capacità di immaginare e della creatività umana e si costruisce nel primo anno di vita nel rapporto con la madre.

Dunque l’embrione non può dirsi vita umana?
È assurdo considerare l’embrione “vita umana” quando ancora non si sono realizzate strutture anatomo-funzionali nel sistema nervoso che possono sostenere un’attività di pensiero: prima delle 23-24 settimane se il feto nasce, la corteccia cerebrale non è pronta per reagire ad uno stimolo esterno e non ci può essere alcuna reazione e quindi nessuna possibilità di pensiero. L’attività elettrica cerebrale del feto è endogena auto-generata, indirizzata alla costruzione delle strutture morfologiche e funzionali del sistema nervoso: per tutta la gravidanza qualunque stimolo viene tradotto in attività elettrica endogena e diventa funzionale al processo maturativo. Anche i riflessi e i movimenti embrionali e fetali, che sono automatici e geneticamente programmati, non hanno nulla di volontario, sono una fonte di stimolazione somato-sensoriale finalizzata allo sviluppo dei circuiti e delle connessioni del sistema nervoso.

In che modo questo pensiero nuovo “riconosce”, dà identità alle donne, che per millenni è stata negata dal patriarcato e dal pensiero religioso?
In Italia nonostante la legge 194 riconosca il diritto di poter interrompere una gravidanza, alle donne giungono in continuazione dei falsi messaggi sulla natura del loro ruolo nella società e sulle presunte responsabilità morali nell’effettuare un aborto, che viene equiparato ad un omicidio. Sono state messe in atto delle vere crociate dentro i reparti di ginecologia che fanno sentire la donna marchiata da un delitto inespiabile agli occhi del mondo. L’altissimo numero di ginecologi (a volte obiettori solo per motivi pratici) che si rifiutano di eseguire un atto medico dovuto per legge come la pratica abortiva è indicativo di quanto la mentalità colpevolista sia diffusa nella nostra società. Queste false informazioni sull’interruzione della gravidanza determinano nelle donne un senso di colpa dal quale non hanno strumenti per difendersi. Fagioli ha analizzato per più di dieci anni sulle pagine del settimanale Left la violenza della cultura dominante nei confronti delle donne sia a livello antropologico, filosofico e medico, e che ha la sua radice nel pensiero greco e cristiano. L’alleanza ideologica e storica fra la religione cattolica cristiana e la razionalità della cultura greca che ha negato l’identità di persona alle donne e ai bambini, ha condannato il genere femminile a una subalternità culturale e sociale subita per millenni.

Quale pensiero c’è dietro la sciagurata decisione della Corte suprema Usa che cancella la sentenza Roe vs Wade che aveva sancito la legalità dell’aborto a livello federale?
Si pensa che la procreazione sia un evento che non può avvenire senza l’intervento divino e in tal modo si attribuisce sacralità anche al Dna umano. Proprio la sacralità del Dna che questo pensiero pensa di difendere ha portato a non riconoscere come esseri umani chi ha un altro colore della pelle. Non a caso negli ultimi anni negli Usa è aumentato il suprematismo bianco, alimentato da idee complottistiche di sostituzioni etniche che, a loro dire, sarebbero causate da ondate migratorie. Pensando che l’identità umana sia definita dal genoma si finisce nel riduzionismo e nel determinismo genetico, conseguenza di un pensiero razionale che ha demandato la ricerca sulla realtà psichica umana al divino. La psichiatria americana infatti ha trovato le sue risposte nel determinismo e nell’organicismo riducendo le malattie della mente ad alterazioni dei neuromodulatori e neurotrasmettitori. La sentenza della Corte suprema del 1973 Roe vs Wade riconosceva il diritto di Roe di ricorrere all’aborto ed è stata una svolta epocale per la libertà delle donne che ha avuto ripercussioni positive anche fuori dagli Usa.

Quali conseguenze ha portato con sé il dietrofront della Corte?
La sentenza della Corte suprema che annulla tale diritto nasce da un’ideologia culturale. Il precedente presidente Donald Trump volle e pianificò questa sentenza, nominando nella Corte suprema prima della fine del suo mandato tre nuovi giudici conservatori e appena seppe saputo del risultato dichiarò: «È stata fatta la volontà di Dio! È la vittoria sulla vita! La prossima battaglia sarà contro la contraccezione e i diritti degli omosessuali». Questa sentenza che limita la libertà delle donne è l’espressione di un atteggiamento violento che di fatto corrisponde a non riconoscerne l’identità. Il considerarle inoltre oggetto di controllo e di possesso nega che tra un uomo e una donna ci possa essere una dinamica di desiderio tra identità uguali e diverse.

Intervista pubblicata su Left dell’1 luglio 2022

Per approfondire, leggi il nuovo numero di Left: All’opposizione per Costituzione