L’Irsifar, l’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, fa parte della rete dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e ha sede al secondo piano di Casa della memoria e della storia, in Via San Francesco di Sales a Roma, vicino a via della Lungara, dall’istituzione della Casa nel 2006.
Tre stanze piene di luce, pareti con appese le locandine colorate che sono testimonianza di un’intensissima attività di incontri, moltissimi con e per le scuole; una biblioteca di circa diecimila volumi consultabili in Opac-Sbn Catalogo del Servizio bibliotecario nazionale, un archivio riconosciuto di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio e posto sotto la sua tutela, formato da cinque sezioni che contengono materiali a stampa, originali o in copia prodotti dalle forze antifasciste negli anni della Resistenza e del secondo dopoguerra; un’ampia documentazione – frutto di donazioni di singoli militanti e di associazioni – sui movimenti politici giovanili e studenteschi dell’Italia repubblicana, dagli anni Sessanta agli anni Novanta del Novecento; gli archivi privati di alcune personalità storiche di rilievo come Nicola Gallerano e Ruggero Zangrandi; un archivio sonoro.
La storia dell’Istituto viene da lontano e inizia con la sua fondazione il 10 aprile 1964.
Una nascita fortemente voluta da Ferruccio Parri che l’11 novembre del 1963, aveva scritto una lettera, conservata in archivio, in cui convocava storici e studiosi romani per dare vita all’Istituto.
Un percorso lungo sessant’anni, ispirato dal lavoro di studiosi di impostazioni diverse ma noti per il loro spessore culturale e rigore scientifico: da Claudio Pavone a Renzo De Felice, da Alberto Acquarone a Giorgio Candeloro, Gastone Manacorda e Nino Valeri, da Alberto Monticone a Paolo Sylos Labini e poi Nicola Gallerano, Pietro Scoppola, Anna Rossi- Doria, Mariuccia Salvati, Antonio Parisella, Paola Carucci, Gabriele Ranzato, Guido Crainz, Umberto Gentiloni Silveri, Lutz Klinkhammer e molti altri.
Da 60 anni il fiore all’occhiello dell’attività dell’Irsifar è la formazione degli insegnanti che hanno trovato sempre nell’Istituto un interlocutore privilegiato in tema di formazione storica e di educazione alla cittadinanza e ai valori di libertà, uguaglianza inclusione e democrazia.
Per questo lavoro l’Istituto ha potuto contare per decenni sul lavoro di insegnanti distaccati dalla scuola, nel tempo diminuiti di numero. Quest’anno l’unica, fondamentale, docente che stava portando avanti il lavoro della sezione didattica, pur avendo passato la selezione del concorso per titoli ed esami dei 65 posti destinati ai progetti nazionali, è stata assegnata ad un ufficio interno dell’Ufficio scolastico regionale e non all’Irsifar.
L’Irsifar è rimasto privo dell’unico distacco (tra l’altro coperto dai fondi di “potenziamento” nella scuola di provenienza della docente e dunque a zero costo per il ministero).
Il danno per l’Istituto e per la sua capacità di offrire il tradizionale servizio di eccellenza è incalcolabile.
I numeri parlano: la sezione didattica dell’Istituto nell’a.s. 2023/2024 ha attivato 4 Pcto, numerosi laboratori storici in sede e nelle scuole, visite sui luoghi storici, progetti trasversali di durata annuale, lavorando con oltre 2.500 studenti, formando 139 docenti e coinvolgendo nelle iniziative soggetti terzi anche molto prestigiosi come diverse ambasciate europee e istituzioni storiche di Roma: un ritmo che con le sole forze del volontariato l’Istituto non è in grado di mantenere.
Per questo, in qualità di direttrice dell’Istituto, ritengo importante che quanto sta succedendo sia posto all’attenzione della cittadinanza e invito a firmare e far circolare l’appello change in cui chiediamo al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara e alla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Anna Paola Sabatini, di riconsiderare questa decisione e di ridare all’Irsifar il distacco.
L’appello Change si può firmare qui.
L’autrice: Anna Balzarro è direttrice dell’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza