La giudice alcune settimane fa non ha convalidato il trattenimento di migranti in Albania e adesso si trova sotto scorta. Ecco cosa dice della campagna di discredito nei suoi confronti

In tempi oscuri colpisce chi usa parole limpide, senza timori reverenziali e senza mediazioni scolorite. 

Oggi sei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma decideranno sulla validità del trattenimento di sette persone migranti che si trovano nel centro Gjader in Albania. Sembra che il bottino politico del governo ancora una volta si scontrerà con la legge e la Costituzione. Il decreto legge dello scorso 21 ottobre con cui il governo ha provato a superare la legge europea aggiornando la lista dei Paesi sicuri non funzionerà. 

Questa volta non farà parte della commissione la giudice Silvia Albano che già una volta non ha convalidato il trattenimento dei migranti in Albania. Albano è anche presidente di Magistratura democratica, la corrente progressista dell’Associazione nazionale magistrati, e ieri è stata attaccata ancora una volta dal vice presidente del Consiglio Matteo Salvini.

In un colloquio con la giornalista Gabriella Cerami di Repubblica, la giudice dice: «Io ho sempre fatto la giudice civile – racconta – non era nei miei pensieri essere protetta, di solito succede ai penalisti. Ma non è questo il tema, il problema è ciò che si è scatenato in seguito alla sentenza». Ora è protetta dalle forze dell’ordine. Chi sono i responsabili? La risposta è cristallina: «questa è una campagna fomentata da alcuni giornali e trasmissioni ma anche da politici, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in giù». 

Detta semplice, lineare, senza paura. Come si deve fare. 

Buon lunedì.