L’istruzione e il senso critico sono i più pericolosi ostacoli sul cammino dei reazionari. E sulla lotta contro la conoscenza c’è piena sintonia tra il governo Meloni e l’amministrazione Usa di Donald Trump

Per chi crede nel ruolo del sapere e dell’istruzione, e specie per i giovani che si proiettano nel mondo della ricerca, lo storico dell’arte e rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, offre con Libera università (Einaudi) un riferimento importante, un manifesto di resistenza intellettuale per i nostri tempi, in cui più urgente si fa l’impegno civico della cultura.

Incertezze crescenti si sommano l’una all’altra, e chiederebbero risposte ponderate. Invece la politica di estrema destra getta benzina sul fuoco, per portare avanti programmi ideologici reazionari, da Washington a casa nostra, da Budapest a Tel Aviv. Il decisionismo autoritario viene presentato come soluzione, ma i momenti di crisi vorrebbero altri strumenti: pensiero critico e capacità di «comprendere la vita e la mente degli altri», per seguire Montanari e dirla con le parole di Virginia Woolf.

E queste abilità si coltivano nei luoghi di formazione, oggi sotto

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