Nonostante gli annunci del governo per il Primo Maggio, il disegno di legge sull’Intelligenza artificiale ignora il nesso cruciale tra innovazione tecnologica e tutela della salute nei luoghi di lavoro

Per il primo maggio Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di intitolare la Festa del Lavoro al tema “Uniti per un lavoro sicuro”. A sua volta, il presidente della Repubblica Mattarella ha richiamato la problematica dei bassi salari e delle morti sul lavoro, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, annuncia lo stanziamento di 650 milioni di euro (in aggiunta ai 600 milioni previsti dai bandi Isi dell’Inail) per la sicurezza sul lavoro, da discutere con le parti sociali.

Se il buongiorno si vede dal mattino, al di là delle improvvisate promesse governative in occasione del primo maggio, sarebbe bene porsi una domanda. Come mai dell’attenzione (era ora) alla sicurezza sul lavoro non c’è traccia (se non a parole, alle quali non seguono i fatti) nel disegno di legge di iniziativa del governo sulla intelligenza artificiale, approvato il 20 marzo scorso dal Senato e attualmente in discussione alla Camera?

Infatti, da un suo primo esame, si evidenzia la mancanza di un incisivo ed esplicito collegamento tra l’utilizzo di questi nuovi dispositivi di intelligenza artificiale (Ai) e il tema della prevenzione e della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si ha l’impressione che il legislatore si sia limitato a una mera trascrizione dell’Ai Act varato dall’Unione europea lo scorso anno, senza alcun sforzo di innovazione basato sulla situazione concreta del nostro Paese a proposito di infortuni, incidenti mortali e malattie professionali.

È pur vero che il disegno di legge, composto di 28 articoli, richiama all’articolo 11 il tema della salute e della sicurezza nell’ambito del comma relativo alle “Disposizioni sull’uso dell’intelligenza artificiale in materia di lavoro”. In particolare, laddove si fa riferimento al fatto che “l’intelligenza artificiale è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psicofisica dei lavoratori…”. Ma tutto si ferma lì e una frase non basta.

È prevista poi, all’articolo 12, l’istituzione, presso il ministero del Lavoro, di un “Osservatorio sull’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro”, che ha il compito di “definire una strategia sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo….e di promuovere la formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro”. Anche in questo caso non esiste alcun esplicito riferimento al tema prioritario della salute e sicurezza. Ciò detto, sorprende ancora di più il fatto che, quando si va alla sostanza, cioè all’articolo 23, “Investimenti nei settori dell’intelligenza artificiale, della cybersicurezza e del calcolo quantistico”, che prevede lo stanziamento di un miliardo di euro, il tema della “tutela della integrità psicofisica dei lavoratori”, evocato all’articolo 11, scompaia del tutto.

Eppure, nella importante indagine promossa dalla commissione Lavoro della Camera, “Indagine conoscitiva sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e mondo del lavoro”, il nesso tra l’utilizzo della digitalizzazione dei processi produttivi e dell’Intelligenza artificiale ai fini della tutela della integrità psicofisica dei lavoratori era emerso in tutta evidenza nel corso delle numerose audizioni e ampiamente ripreso nel documento conclusivo.

È ormai chiaro che, se vogliamo abbattere il muro delle 1.000 morti all’anno, contenere gli infortuni e la crescita delle malattie professionali, occorre incentivare le imprese all’adozione di queste nuove strumentazioni tecnologiche. Gli esempi di dispositivi già esistenti non mancano: la web app per il monitoraggio dell’utilizzo effettivo dei dispositivi di protezione individuale, il badge di cantiere, l’air bag di caduta, i dispositivi di AI anti collisione, il casco intelligente, la tecnologia indossabile che monitora flusso sanguigno-temperatura-battito cardiaco (parametri vitali), l’ergonomia degli esoscheletri, i dispositivi di uomo a terra e uomo isolato, il cantiere digitale.

Rimane un mistero il fatto che la commissione Lavoro della Camera non sia coinvolta in questa discussione. Questo la dice lunga sulla disattenzione del legislatore sui temi della prevenzione. Quello che non manca è il cordoglio, ormai di circostanza, di fronte alle morti sul lavoro. Se si vuole davvero mettere mano alla situazione, nel passaggio alla Camera il disegno di legge va profondamente cambiato: ad esempio, agli articoli 19 e 23, che contengono i settori e le risorse da investire, sarebbe necessario fare riferimento, oltre alla cybersicurezza, alle telecomunicazioni e al 5G, anche al cofinanziamento dei dispositivi di digitalizzazione e di Ai a vantaggio delle imprese che scelgono di utilizzarli al fine di migliorare gli standard di sicurezza nelle singole aziende.

L’autore: Cesare Damiano, già sindacalista e parlamentare in tre legislature, è stato ministro del Lavoro ed è presidente dell’associazione Lavoro & Welfare

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