I dati vanno guardati nella complessità che compongono nel loro insieme, non come fa la presidente del Consiglio. In attesa dell’impatto dei dazi di Trump la situazione economica del Paese è già indubitabilmente difficile

Il 2 maggio l’Inps ha pubblicato i dati sulla richiesta di Cassa integrazione guadagni relativi ai primi tre mesi del 2025. Viene da dire “finalmente”. Dato che, sotto il governo Meloni, l’Istituto ha cessato di comunicare i dati mensili sugli ammortizzatori sociali. L’ultima rilevazione mensile è stata quella di settembre del 2024. Poi, i dati hanno cominciato a fluire su base trimestrale.
Cosa è successo, dunque, nei primi tre mesi del 2025? In questo intervallo di tempo si è registrata – nell’elaborazione dei dati Inps realizzata, come di consueto, dal Centro studi dell’associazione Lavoro&Welfare – una forte crescita della richiesta di ore di Cassa integrazione. Nel 2025 si rafforza il dato tendenziale di crescita della Cig sul 2024: +30,22%. Tale incremento è concentrato tra la Cig ordinaria, che copre il 52,66% del monte ore complessivo, e la Cig straordinaria, che arriva a coprire un altro 47,12% di tutta la Cig autorizzata nel 2025.

Va ricordato che la media della richiesta negli ultimi 12 mesi si mantiene sopra i 45 milioni di ore al mese, in forte aumento rispetto all’anno precedente.
È bene, qui, ricordare la distinzione tra Cig ordinaria e straordinaria. La prima viene attivata per il verificarsi di condizioni contingenti come mancanza di commesse, fine di un contratto di fornitura, scarsità di materie prime, eventi catastrofici imprevisti, come incendi o alluvioni, o infine, per periodi di manutenzione non ordinaria. La Cig straordinaria, invece, viene attivata nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione aziendale.

Ma attenzione: anche in casi di crisi aziendale di particolare rilevanza in un settore o in un territorio e per cessazione vera e propria dell’attività di uno stabilimento o di un’impresa.
La “Nota congiunturale” pubblicata dal Centro studi di Confindustria in aprile osserva che «il Pil italiano è atteso in crescita modesta nel primo trimestre 2025» e «che la situazione mostra segni di deterioramento sia per il terziario che per l’industria».

Frenano i servizi: «Il turismo ha iniziato bene il 2025: +7,1% annuo a gennaio la spesa dei viaggiatori stranieri. Negativi, però, gli altri indicatori per i servizi: a febbraio Rtt (Csc-TeamSystem) segnala un forte calo del fatturato del settore; a marzo, l’Hcob-Pmi, indica un’espansione più moderata (52,0 da 53,0); la fiducia delle imprese si è ridotta in ciascuno dei primi tre mesi del 2025». E, per quel che riguarda l’industria: «A febbraio la produzione è calata (-0,9%), dopo il rimbalzo a gennaio (+2,5%). La variazione acquisita nel primo trimestre è positiva (+0,4%) dopo 5 trimestri in calo. Rtt indica un calo profondo del fatturato a febbraio, l’indice Pmi segnala ancora una flessione a marzo (46,6 da 47,4), il che vuol dire che la fiducia peggiora. I dazi agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero».

Confrontiamo queste osservazioni con i dati della produzione industriale diffusi dall’Istat. Ebbene, secondo l’Istituto di statistica, la produzione italiana vede proseguire la flessione che si protrae dal 2023 e, secondo i dati più recenti, relativi al mese di febbraio, prosegue la discesa dell’indice destagionalizzato della produzione industriale: -0,9% rispetto a gennaio, con un calo tendenziale del 2,7% su base annua. Siamo al venticinquesimo mese consecutivo di caduta.

Le tendenze illustrate da Confindustria e Istat confermano l’andamento in crescita della richiesta di Cassa integrazione guadagni. Tant’è che nelle nostre analisi emerge che, oltre al peso crescente dei volumi di ore della Cigo e della Cigs, uno dei fattori della variabilità mensile delle ore è la riattivazione di molti decreti di Cigs – sospesi in precedenza – che tornano ad essere utilizzati dalle aziende. I decreti di Cigs riattivati sono riferiti soprattutto alla causale dei contratti di solidarietà (che comporta una riduzione dell’orario di lavoro): nel 2025, da gennaio a marzo si è trattato di 562 decreti, con una crescita di oltre il 50%.

Vediamo in concreto come si manifestano queste tendenze nel nostro tessuto industriale. Perché è qui che la situazione, di fatto, catastrofica per un Paese industriale come il nostro, si mostra in tutta la sua durezza, a partire dalla filiera dell’automotive. Infatti, fino a marzo, il settore meccanico è quello che richiede più ore: oltre 81 milioni, con un incremento che raggiunge il 52,48%. Segue la metallurgia: oltre 20 milioni di ore, +47,01%; poi, pelli e cuoio, con oltre 12 milioni di ore, +63,99%. A seguire: chimica, oltre 9 milioni di ore, +34,88%; Tessile, oltre 8 milioni di ore, +4,61%; Edilizia, oltre 5 milioni di ore, +8,47%; Legno, oltre 5 milioni di ore, +8,18%.

Tutto questo dimostra come i dati vadano guardati nella complessità che compongono nel loro insieme. Il governo Meloni vanta come un successo la previsione di un modesto incremento del Prodotto interno lordo legata, lo abbiamo ricordato molte volte, a quei settori del terziario come ristorazione e turismo che non possono certo tenere in piedi un Paese che sta, di fatto, perdendo la propria industria. E, nel video diffuso da Palazzo Chigi per il primo maggio, la presidente del Consiglio ha magnificato una crescita dell’occupazione che riguarda, non a caso, proprio quei settori. I quali sono caratterizzati da un basso numero di ore lavorate procapite e da salari assai inferiori a quelli dell’industria.

In attesa dell’impatto dei dazi scatenati dall’Amministrazione Trump, ancora tutto da verificare, ma che già deprime le aspettative delle imprese, la situazione economica di questo Paese, così come quella di tutta l’Europa, è indubitabilmente difficile. E dal governo sarebbe lecito attendersi molta più serietà, completezza dei dati economici ed occupazionali al posto della sola propaganda, e risposte all’altezza dei problemi più urgenti del Paese.

L’autore: Cesare Damianogià sindacalista e parlamentare in tre legislature, è stato ministro del Lavoro ed è presidente dell’associazione Lavoro & Welfare

In foto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al question time del 7 maggio foto Gov