Qui su Left lo abbiamo scritto tante volte. La radice di una violenza così estrema va ricercata in un pensiero sugli “altri” che vengono pensati come non più umani.
È un pensiero che pensa gli altri come mostri, come qualcosa, non più qualcuno, che va eliminato. La “soluzione finale”, che poi è il pensiero sottostante, è l’eliminazione totale per fare in modo che sia “come non fossero mai esistiti”.
Ogni giorno a Gaza muoiono decine e centinaia di persone: bambini, donne, uomini che vivono un assedio senza alcun senso, in una prigionia di fatto e con l’unica prospettiva di poter essere uccisi da un bombardamento dell’esercito israeliano. È notizia quotidiana il bombardamento di scuole e ospedali che è qualcosa di inconcepibile anche solo a pensarlo come qualcosa di possibile. Se una volta c’era forse una sorta di vergogna nel compiere questi crimini forse perché c’era una consapevolezza di non essere nel giusto nell’uccidere civili, giustificando quelle morti come vittime collaterali, in questa folle epoca distopica, l’uccisione indiscriminata di persone inermi viene proposta come qualcosa di assolutamente normale. L’assassinio di persone innocenti che viene istituzionalizzato, reso strumento politico. Tra le righe dei trafiletti che fanno la conta senza dire il nome di chi è morto, passa l’idea che non siano persone.
Sono meno che esseri umani, non sono importanti. Ed è terribile pensare che questi omicidi quotidiani di persone inermi, colpevoli di essere abitanti di una piccolissima striscia di terra, avvengono in nome di una difesa dei valori di un’identità ebraica che sarebbe messa a rischio da queste popolazioni. Identità ebraica che, come tutti sappiamo, ha subito uno dei più grandi crimini della storia con la Shoah, che nei programmi dei nazisti doveva essere l’eliminazione totale e definitiva degli ebrei. Un’eliminazione che non si limitava all’uccisione ma faceva scomparire i corpi nei forni crematori. Un’eliminazione che significava la realizzazione del pensiero “come non fossero mai esistiti”. Ma perché non dovevano più esistere?
La follia nazista voleva realizzare l’idea di una “razza ariana superiore”, il popolo tedesco “puro” doveva realizzare il proprio scopo. I nazisti dovevano combattere i nemici interni del popolo tedesco (le razze inferiori) e i nemici esterni. Dovevano essere eliminate le possibilità di corruzione della razza ariana da parte di ebrei, rom, africani, slavi. Ma anche disabili fisici e malati di mente, pensati evidentemente anch’essi come portatori di corruzione. L’individuo, l’identità del singolo, non aveva nessuna importanza, anzi essa si realizzava nella grandezza del popolo e della patria, che era l’essere supremo cui bisognava sacrificare sé stessi. Non esisteva l’individualità, esisteva un essere collettivo cui ogni appartenente al gruppo doveva sacrificare sé stesso.
L’idea di razza superiore e conseguentemente di altre razze inferiori, fece sì che la riduzione progressiva dei diritti tra il 1933 e il 1938 e in seguito l’eliminazione fisica, la sparizione fisica dell’oppositore, divenne politicamente accettabile, perché si stava eliminando un essere inferiore. Si doveva in ogni modo realizzare una purezza genetica che permettesse all’uomo ariano di realizzare il compito di divenire dominatore del mondo. Ed era anche necessario che i cittadini “ariani” avessero la possibilità di riprodursi in gran numero e per far questo era anche necessario conquistare nuovi spazi, nuove terre dove permettere la crescita della popolazione ariana. L’espansionismo militare era necessario a questo scopo, per far sì che la popolazione tedesca “pura” avesse il necessario spazio vitale. Allora ricordato tutto ciò e tornando all’oggi, è veramente sconvolgente leggere come non solo i rappresentanti del governo israeliano, ma anche tante persone di discendenza ebraica nel mondo, vadano su tutte le furie e parlino di attacchi antisemiti, evocando le persecuzioni naziste, quando ci si riferisce alla tragedia in corso a Gaza come genocidio. La realtà è quella e le responsabilità di Israele e del suo governo sono evidenti a chiunque. Questo non vuol dire accusare chi ha discendenza ebraica di alcunché; né tantomeno accusare Israele e il suo governo può essere pensato come un’aggressione a chi ha una discendenza ebraica. Perché questa confusione? È solo per rimescolare le acque e fare confusione, per nascondere le responsabilità?
Io non so rispondere. Certamente ogni volta mi stupisco di come da parte di queste persone non si veda, non si voglia vedere, i crimini commessi quotidianamente, le persone uccise senza motivo e una popolazione intera lasciata morire di fame. Quello che posso osservare è che in questa sovrapposizione tra Israele e il popolo ebraico c’è una storia della Bibbia, di popolo eletto e di una terra promessa, che vengono pensati come fatti reali e concreti che vanno realizzati. Dimenticando che non esiste alcuna diversità dovuta ad una discendenza genetica, che sia ariana o ebraica, perché la dinamica che ci fa esseri umani, che fa comparire il pensiero alla nascita, è una soltanto ed è la stessa per tutti gli esseri umani. Le differenze genetiche non sono rilevanti, non fanno diversità tra gli esseri umani allo stesso modo di come l’essere più alti o più bassi, con i capelli biondi o mori, con la pelle chiara o scura non fa alcuna differenza nel fatto che tutti gli esseri umani camminano su due gambe e imparano a parlare. Non esiste un’uguaglianza maggiore in un gruppo per una comune discendenza o per un credo religioso. Non esiste un’uguaglianza maggiore tra esseri umani per la cultura in cui si cresce e che si conosce. Non esiste un’uguaglianza maggiore tra esseri umani per la lingua che si parla o per il luogo in cui si è nati. Dobbiamo cercare l’uguaglianza assoluta, che supera ogni diversità apparente. Essa esiste anche se spesso viene dimenticata.
Come ha detto Simone Roffi in una recente presentazione al Salone del libro di Torino, l’uguaglianza alla nascita è ciò che fa si che un bambino appena nato stringa con tutta la forza della sua piccola mano il dito dell’essere umano che gli sta vicino, come ad abbracciarlo e a dirgli “Io so che tu sei come me”.
Foto di Emergency