Una presidente del Consiglio che, per suoi complessi di inferiorità, si fa chiamare con pronomi maschili non ce la meritiamo. Non ci meritiamo nemmeno una presidente del Consiglio che, il giorno dopo cinque quesiti referendari, si fotografa con un infantile sorriso di sfida. Ieri Giorgia Meloni – che interpreta la maschera dell’impegnatissima – ha chiamato il suo fotografo di fiducia, si è messa in posa in una stanza dorata di Palazzo Chigi e si è fatta immortalare con postura da maranza di Stato.
Quel sorriso avrebbe voluto essere la risposta alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein. «Elly Schlein dice che i voti del referendum dicono no a questo governo…», ha fatto scrivere Meloni. Lei ha dettato, lui ha citato il capo per digitare compulsivamente, poi ha schiacciato il tasto invio e alla fine, soddisfatti, avranno sorriso convinti di avere segnato una tacca nella storia della Repubblica.
Non ce la meritiamo la maranza di Stato Giorgia Meloni, arrivata a capo del governo con un solo chiodo fisso: vendicarsi, vendicarsi, vendicarsi. I suoi elettori hanno cercato su Google le foto del mare da postare sui social. Al mare non ci sono stati. Stanno aspettando un condono tombale per tornare a respirare, hanno come massima aspirazione che vengano puniti quelli più poveri di loro, finché non diventeranno poveri come loro.
Non ce la meritiamo una maggioranza di governo che ha attaccato il Jobs Act quando è stato votato e oggi lo difende perché non ha mai studiato le carte. L’ignoranza ha vita breve, come i suoi portatori.
Buon mercoledì.