Sabato mattina un uomo ha esploso numerosi colpi da una Alfa Romeo 147 nera in corsa per le vie di Macerata nelle Marche. I feriti sarebbero diversi, almeno sei (ma secondo alcune fonti 4) tutti di origine straniera. Uno di loro sarebbe in gravi condizioni ma cosciente, gli altri sarebbero fuori pericolo.
#Macerata È italiano il presunto autore della sparatoria fermato dalle Forze dell'Ordine. Uno dei feriti è stato sottoposto ad intervento chirurgico pic.twitter.com/xx2AcZwI2w
— Polizia di Stato (@poliziadistato) February 3, 2018
Un giovane 28enne è stato arrestato in piazza della Vittoria, dinanzi al Monumento ai Caduti. Dopo aver sparato all’impazzata seminando il panico in varie zone della città, è sceso dall’auto, lasciando l’arma a bordo, con indosso una bandiera tricolore sulle spalle, e si è avvicinato al Monumento. Lì è stato bloccato da una pattuglia di Carabinieri, che lo stava inseguendo. Prima di essere fermato, di fronte alle forze dell’ordine, ha fatto il saluto fascista.
#Macerata, il video dell’arresto del «Patriota», un “italiano vicino agli ambienti di estrema destra […] sceso dall'auto con una bandiera dell'Italia legata intorno al collo” (il Resto del Carlino)
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— Poltronaggio (@poltronaggio) February 3, 2018
Il giovane, Luca Traini, testa rasata sarebbe incensurato e originario di Tolentino, nelle Marche. Portato in caserma, ha subito ammesso le sue responsabilità. Sulla fronte ha un tatuaggio di Terza Posizione un’organizzazione di estrema destra eversiva fondata nel 1978 tra gli altri da Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova. A bordo della vettura, oltre alla pistola, aveva una tuta mimetica. Secondo la Repubblica, «nel 2017 era candidato alle elezioni comunali di Corridonia, in lista con la Lega Nord: prese “zero” preferenze».
Dopo il raid in città, il giovane pare si stesse avvicinando alla zona in cui è stato rintracciato il corpo smembrato di Pamela Mastropietro, chiuso in due trolley. Dell’omicidio è accusato il nigeriano Innocent Oseghale. Nei giorni scorsi, nella bacheca Facebook della madre, Alessandra Verni, numerosi erano stati i commenti di odio contro immigrati e persone di colore.
«Non bisogna alimentare il senso dell’odio che può emergere di fronte a fatti gravi come quelli di Pamela», ha dichiarato il sindaco di Macerata Romano Carancini ai microfoni di Rai News 24. «Occorre abbassare i toni, la politica deve immaginare che siamo in un contesto di persone, e indipendentemente dalle critiche nei confronti delle politiche sulla immigrazione, non dobbiamo alimentare la violenza», ha concluso.
«Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle» ha ribadito invece Matteo Salvini. «È chiaro ed evidente che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale». Insomma, per il leader della Lega nord, i problemi, anche oggi, sono: «chiunque spari» e «l’immigrazione». Dichiarazioni che, purtroppo, si commentano da sole.
Il capo politico di Potere al popolo, Viola Carofalo, ha sottolineato l’uso strumentale del termine “folle”, che già fa capolino nei media. «Si tratta di un pazzo? – scrive in un post su Facebook -. Non lo so, so però che la “follia” assume in ogni contesto storico-sociale forme diverse e non mi stupisce che in questo momento abbia assunto quella del razzismo più feroce. Sono anche queste le conseguenze di una politica che semina odio, che prova a dividere i poveri provando a scaricare su chi sta più in basso le responsabilità di chi sta in alto».
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I drammatici fatti di Macerata richiamano inoltre alla memoria una vicenda simile accaduta sempre nelle Marche, a Fermo, a 40km dal capoluogo: l’omicidio del 36enne nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, picchiato a morte da Amedeo Mancini, ultrà vicino ad ambienti fascisti. Era il 5 luglio del 2016. Alcuni mesi fa Angelo Ferracuti è tornato nelle strade di Fermo dove si è consumata la tragedia, palcoscenico di una provincia smarrita che si aggrappa all’intolleranza per trovare una identità.
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