Sparatoria in un liceo a Parkland in Florida. L’ennesimo caso in America. Un giovane armato, Nicholas Cruz, ha aperto il fuoco nella Marjory Stoneman Douglas High School, uccidendo 17 persone e ferendone più di 50 persone. Cruz era uno studente “difficile” dicono gli articoli della stampa locale che riportano il caso. Un agghiacciante rituale che torna a ripetersi negli Usa. A spiegarlo non basta il fatto che la vendita delle armi sia diffusissima Oltreoceano. E’ necessario indagare a fondo il pensiero malato che spinge ad acquistare armi per uccidere. Per tentare di capire cosa c’è dietro a un fenomeno che fino all’attentato di Macerata credevamo solo made in America, riproponiamo qui la riflessione dello psichiatra Domenico Fargnoli sul caso di Adam Lanza responsabile di una strage in una scuola elementare a Newtown nel Connecitucut il 14 dicembre 2012
Adam Lanza sarebbe stato in diretta competizione con Anders Breivik il mass murderer norvegese autore nel luglio del 2011 della strage di giovani nell’isola di Utoya. È quanto riferisce l’emittente CBS sulla base di fonti rimaste anonime. La notizia, secondo il portavoce del polizia del Connecticut, sarebbe puramente speculativa. In realtà , indipendentemente da fatti che provino la validità dell’ipotesi emulativa, sono riscontrabili negli innumerevoli episodi di mass shooting commentati nei media di tutto il mondo, dei tratti comuni, individuati anche in studi di psichiatria forense, che fanno pensare ad una componente “imitativa”.
Molti dei soggetti, autori di stragi ai danni di individui inermi e quindi bersagli ideali, hanno dei profili psicologici compatibili con una diagnosi di schizofrenia come nel caso di Breivik e di Lanza. Ora che uno schizofrenico imiti un altro schizofrenico o che un gruppo di schizofrenici possa creare uno stile particolare e riconoscibile di omicidio di massa mette in discussione conoscenze psichiatriche che sembravano acquisite. Noi sappiamo che il termine schizofrenia fu coniato di Eugen Bleuler nel 1913 il quale , ispirandosi, a Freud ritenne che le persone affette da questa malattia vivessero in un mondo a parte perdendo la capacità di condividere con altri esseri umani affetti, valori ed obiettivi. Lo schizofrenico sarebbe stato simile ad un anacoreta per ritiro progressivo dalla società. Bisogna ricordare che Freud, che non ha mai avuto in carico uno schizofrenico da lui riconosciuto come tale, riteneva che nella psicosi ci fosse una incapacità assoluta di stabilire un transfert o vivere una risonanza empatica con chicchessia per effetto della regressione che avrebbe riattivato una condizione di isolamento , cioè di narcisismo assoluto simile a quello del neonato. Questa idea rivelatasi poi completamente falsa sia alla luce della ricerca psichiatrica successiva che degli sviluppi della neonatologia, ha escluso le forme schizofreniche dal trattamento analitico classico ritenuto inadatto se non addirittura pericoloso per le forme di schizofrenia latente.
Ora se Lanza , come anche il professore universitario che, recentemente, in Polonia voleva fare un attentato al parlamento con una potentissima bomba, ha imitato Breivik, com’è verosimile pensare , e se quest’ultimo ha tratto a sua volta ispirazione dall’Una bomber americano, il matematico che uccideva per fare propaganda al suo libro-Manifesto, e se altri hanno perseguito strategie criminali analoghe, noi saremmo di fronte al fatto, che gli schizofrenici si influenzano ed entrano in risonanza gli uni con gli altri determinando addirittura uno stile criminale , sfidandosi sullo stesso terreno come in un videogioco on line..
Che cosa dobbiamo concludere? che siamo di fronte ad una evoluzione nel modo di manifestarsi della schizofrenia a cui deve far seguito un adeguamento delle nostre categorie psicopatologiche e diagnostiche?
Che ne sarà allora delle concezioni organicistiche che sostengono la “naturalità” della malattia mentale legata a cause biologiche e genetiche? Il diabete dal tempi di Ippocrate ad oggi non è molto cambiato mentre sembra difficile pensare ad una schizofrenia che attraversi le epoche e le culture mostrando dei tratti immodificabili come quelli del diabete i. Il famoso presidente Schreber, il giudice affetto da schizofrenia paranoide, pubblicò nel 1903 Memorie di un malato di nervi che sono state un materiale di riflessione per i tutti i più importanti psichiatri e psicoanalisti del 900 come lo stesso Freud , Jung, Melanie Klein e Jacques Lacan. Del caso Schreber ha dato una originale e magistrale interpretazione Massimo Fagioli nel suo libro Teoria della nascita e castrazione umana la cui prima edizione risale al 1974: la psicosi con caratteristiche allucinatorie e deliranti si sarebbe sviluppata a partire dall’incapacità del tedesco di distinguere, nel passaggio dal sonno alla veglia le immagini mentali dalle percezioni reali. La malattia di Schreber avrebbe dovuto essere la stessa di quella che ha colpito Lanza o Breivik che secondo la prima coppia di periti psichiatri intervenuti al processo per la strage di Utoya avrebbe agito in preda ad allucinazioni e deliri di grandezza e persecuzione. Ma fra la biografia e gli scritti di Schreber che non ha mai fatto male ad una mosca, salvo disturbare i vicini con urla disumane, e per esempio quelli di Breivik , ben 1500 pagine di copia-incolla propedeutiche alla strage, c’è un vero e proprio abisso.
Si potrebbe approfondire la ricerca su quello strano fenomeno che è il mass shooting seguendo una fondamentale indicazione di Fagioli stesso quando egli afferma che se è vero che esiste un’entità nosografica che fa capo al termine schizofrenia è altresì vero che esistono gli schizofrenici. Come dire che nell’ambito di tratti psicopatologici comuni è necessario in ciascuna malattia individuarne la singolarità: ci sono elementi caratteristici presenti in alcuni casi se non addirittura presenti in un solo caso. E’ per questo che il DSM V, il più famoso ed utilizzato manuale diagnostico, è inutilizzabile poiché non garantisce la veridicità della diagnosi: vengono proposti criteri generici e descrittivi rilevabili anche da un computer, che non permettono di individuare il nucleo psicopatologico nascosto della malattia che si manifesta diversamente in ciascun caso.
L’omicidio di massa, nello stile detto pseudocommando, è una modalità di agire criminale emerso in forma quasi epidemica da pochi decenni prevalentemente negli Usa. Verso di esso per una concomitanza di fattori ambientali e personali, possono orientarsi persone con gravi patologie psicotiche ed alterazione profonda del senso di identità. Alcuni mass murderers hanno fatto scuola diventando i capostipiti di una tendenza e tracciando un percorso che altri hanno seguito.
Uno studioso americano Louis A. Sass, autore del libro Madness and Modernism: Insanity in the Light of Modern Art, Literature and Thought ha sostenuto che pochi individui affetti da patologie più o meno manifestamente schizofreniche hanno avuto una grande importanza non solo sul terreno della psicopatologia e dell’agire criminale, quanto nel campo dell’arte o della filosofia introducendo temi ed atteggiamenti che poi si sono largamente diffusi. In effetti nell’arte moderna e postmoderna e nella filosofia di derivazione esistenzialista sono ampiamente presenti tematiche “schizofreniformi” evidenti nella stranezza dei contenuti e nell’ipertrofizzazione della coscienza, fredda e lucida che li produce. Il vissuto schizofrenico secondo la studioso americano non tenderebbe a rimanere monadicamente chiuso in se stesso, come sembra suggerire il termine autismo nell’accezione originaria di Bleuer, ma avrebbe una risonanza profonda nell’opinione pubblica e nella cultura come è accaduto per la filosofia di Heidegger. Il paradigma della schizofrenia non è più solo l’introversione ed il deterioramento mentale ma anche l’estroversione e l’azione.
Qual è è la lunghezza d’onda sulla quale si sintonizzano i mass murderers con i loro potenziali proseliti ed imitatori ? Questi ultimi, individui anaffettivi ed insensibili ai normali stimoli sociali, reagiscono con un comportamento imitativo rispetto al modello mass shooting. Siamo di fronte ad un vero e proprio processo di infezione psichica e di induzione all’acting out violento contro la quale alcuni, non hanno capacità di resistere. Il punto di vulnerabilità è quella che gli psicopatologi del secolo scorso chiamavano una frattura nella linea della vita cioè un vissuto di totale annullamento del rapporto interumano e di vuoto interiore in un contesto sociale e culturale in cui predomina ’ideologia della guerra: si esalta l’azione eroica ed il ricorso alle armi, sacrificando il valore della vita umana al criterio dell’utilità personale e dell’affermazione megalomanica .
Il quadro di questa nuova psicopatologia non sarebbe completo se noi non includessimo un fattore iatrogeno: l’uso e l’abuso di sostanze psicotrope, sostenuto dalla psichiatria organicistica al servizio delle case farmaceutiche un vera e proprio miccia per eventi violenti e catastrofici.
Sia Adam Lanza che Breivik hanno agito sotto l’influenza di droghe psicotrope e psicofarmaci che è risaputo possono in persone predisposte, avere l’effetto di un innesco detonate per condotte di omicidio-suicidio. La scelta della strage, invece dell’omicidio singolo, potrebbe essere motivata dall’effetto di amplificazione della notizia che i mass media perversamente garantiscono a chi commette crimini particolarmente efferati: per un momento di notorietà e di esposizione pubblica si è disposti allora a sacrificare centinaia di vite umane.