Il Bolso(e)Nero lo riconosci facile facile, in mezzo ai rossi, ai gialli, ai bianchi, ai viola, è l’unico che non ha colore, meglio, non ha luce, perché vive inghiottendo la luce degli altri. Nero, appunto. Odia le differenze perché è incapace di esprimerne, è un conservatore per mancanza di idee ma poiché manca anche di cultura, oltre di idee, si promette di conservare un mondo che esiste solo nell’intestino della sua propaganda, messo insieme dagli avanzi degli scarti della Storia.
Il Bolso(e)Nero è il modello peggiore del benpensante e del moralista. È quello che urla dal balcone «fate quello che dico!» ma poi aggiunge «non fate quello che faccio!». Ce l’ha con i ladri ma è in combutta da sempre con qualcuno di loro, ama i nemici dei suoi nemici e odia gli amici dei suoi nemici riducendo l’etica a un greve tifo organizzato, è cattolicissimo solo su alcuni comandamenti mica su tutti, è moderno solo con le modernità che gli devono mica con tutte, è tradizionalista solo con le tradizioni che può mungere mica con tutte, è razzista solo con i nemici mica con tutti, è padre di famiglia solo dei suoi figli mica di tutti, condanna la violenza e intanto la instilla sottopelle, condanna gli stupri degli altri ma ironizza sui suoi possibili stupri e son le bambole gonfiabili.
Il Bolso(e)Nero è dappertutto. C’è quello italiano, quello brasiliano, quello egiziano e quello ungherese. Il Bolso(e)Nero è confortato dal fatto che esistano altri come lui, nella sua futile idiozia li ritene pure alleati, illudendosi che gli egoismi possano diventare relazioni internazionali e invece ogni volta che chiede aiuto rimane solo. «Ma anche gli altri come me sono soli», si giustifica. E qui si incarta: dopo avere passato mesi a dire che la volontà popolare è tutto non ha problemi nell’additare ai poteri forti la perdita di consenso. Il Bolso(e)Nero è così: dà la stessa identica lettura a fatti diametralmente opposti. Perché lui è l’unico punto di ogni suo discorso, mica quello che si muove intorno.
Il Bolso(e)Nero è un mentitore seriale: annuncia la fine degli sbarchi e intanto quelli continuano a sbarcare, vede un’emergenza di crimini e intanto i crimini sono già diminuiti da un pezzo, promette la restituzione di latitanti che invece non potrà restituire. Se ne inventa una al giorno: spostare l’ambasciata brasiliana a Gerusalemme oppure la riduzione delle scorte. Non fa politica: fruga nei cassonetti della paura.
Ma il Bolso(e)Nero ha un’enorme sfortuna: al contrario di lui i cittadini che gli stanno intorno devono lavorare sul serio, strappare uno stipendio, superare le incombenze. E si accorgeranno presto che l’odio non sfama. E odieranno di più. E alla fine odieranno lui.
Buon venerdì.