Mezzo miliardo di euro di spesa per un’opera caratterizzata da «un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico amministrative» che comportano «un rilevante impatto sul tessuto socioeconomico a livello nazionale, regionale o locale». Sono queste alcune delle caratteristiche (come si legge nel testo del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89 Infrastrutture) della nuova contestata base militare che da più di due anni “aleggia” sul territorio pisano, fra il parco di San Rossore, Pisa e la vicina città di Pontedera, al centro di una procedura autorizzativa agevolata dalla natura “strategica” e atta alla “difesa nazionale”, blindata e vincolata dalla nomina di un commissario, identificato nel presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici Massimo Sessa, da sempre impermeabile alle richieste di rendere pubblici i dettagli del grande progetto.
Nebbie che si sono diradate grazie all’opera d’indagine della sinistra radicale pisana e del suo consigliere comunale della lista “Una città in Comune” e Rifondazione Francesco Auletta, che documenti alla mano ha potuto snocciolare gli impressionanti numeri di una mega-struttura destinata ad ospitare il Gruppo intervento speciale del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, due reparti d’élite da sempre impegnati in varie missioni militari all’estero. «Ancora una volta tutti sapevano e tutti hanno finto di non sapere – dice Auletta –. Ma ancora una volta li abbiamo smascherati, grazie alla determinazione propria delle lotte che nascono dall’amore e dalla difesa del territorio, e che vincono sulla patologica omertà e mancanza di trasparenza delle forze di centrodestra e centrosinistra che governano a livello locale e nazionale».
Le previsioni di spesa circolate negli ultimi due anni, che parlavano al tempo di 190 milioni di euro da pescare peraltro nel Fondo sviluppo e coesione e non nelle spese militari dirette, altra nota dolente, erano alquanto ottimistiche: per la nuova base adesso si parla infatti di una cifra pari a 520 milioni di euro. Solo le strutture, che avranno il loro centro operativo nella località di San Piero a Grado, richiederanno una spesa di 400milioni di euro. Senza considerare i 120 milioni destinati alla bonifica del reattore nucleare dismesso e mai bonificato presente all’ex Centro interforze Studi per le Applicazioni militari (Cisam). Soldi «già previsti e dovuti da oltre 20 anni come ribadito anche in una recente relazione della Corte dei Conti» fa sapere Auletta.
«Come era stato ampiamente previsto e denunciato dal Movimento No Base e dai tanti che come noi si sono sempre mobilitati contro quest’opera, il nuovo progetto della base militare nel cuore del Parco di San Rossore e per una parte anche a Pontedera, frutto dell’intesa bipartisan, è ancora più impressionante di quello pensato da Draghi e Guerini nel 2022 nell’area di Coltano – spiega il consigliere Auletta –. Non solo sono più che raddoppiati i costi e quindi le risorse sottratte ai bisogni sociali, ma sono raddoppiate anche le superfici verdi che questa opera bellica occuperà con un devastante impatto ambientale. Di questi, come abbiamo denunciato già negli scorsi giorni, 92.5 milioni sono già stanziati per il primo lotto: 72.5 con il Dpcm del 9 maggio 2022, e 20 milioni con DL infrastrutture. I primi vengono dal Fondo di Sviluppo e coesione, mentre i secondi dal ministero delle infrastrutture, con l’intento non dichiarato, ma evidente, di avviare i cantieri entro la fine dell’anno. Per i restanti 400 milioni di euro ad oggi previsti, ma che lieviteranno ulteriormente, non è specificato da dove saranno presi».
I costi lievitano anche per l’imponente aumento delle superfici: dai 70 ettari previsti inizialmente sull’area di Coltano si passa, guardando le superfici indicate nella mappa presente nei documenti disponibili alla commissione, a circa 130 ettari: 40 ettari destinati ai Gruppo intervento speciale, 20 ettari dedicati al I reggimento Tuscania in aree che sono boscate all’interno del Parco naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli e altri 40 ettari circa per il poligono di tiro da 500 metri e la pista di addestramento intorno all’area della tenuta Isabella a Pontedera, area oggi completamente verde e che ha già mostrato la sua fragilità dal punto di vista della tenuta idraulica e su cui un’opera del genere non farà che peggiorare la situazione. Il resto, circa 30 ettari, lo si vorrebbe destinare alla parte alloggiativa, alle parti comuni e agli impianti sportivi, in un’area già parzialmente edificata del Cisam della Marina Militare.
Più chiara la partita delle compensazioni come anche quella di Pontedera. Nella città della Piaggio, dove i verbali dei tavoli inter istituzionali dei mesi scorsi fanno curiosamente coincidere le compensazioni e le stesse infrastrutture militari, si prevede di realizzare «una pista addestrativa» ed «un poligono da 500 metri». Anche Denise Ciampi, neoeletta consigliera comunale della lista Pontedera a Sinistra annuncia battaglia: «Il primo atto che depositerò chiederà conto del coinvolgimento del territorio della Valdera e impegnerà il sindaco Franconi (Pd, ndr) ad esprimersi in maniera nettamente contraria all’installazione di queste infrastrutture così impattanti».
Per Pisa e la sua frazione di Coltano invece, al netto della partita tutta aperta dei reali finanziamenti dedicati, nel documento si parla di «opere complementari a beneficio anche dalla collettività», fra cui rifunzionalizzazione Villa Medicea, Stazione Radio Marconi, Stalle del Buontalenti e Borgo ‘ex Bigattiera’. «Quest’ultima, una novità – dicono dalla lista di sinistra – di proprietà dell’Università di Pisa, istituzione fino ad oggi silente sulla base, nonostante siano suoi i terreni vicini alla nuova infrastruttura militare».
Tema caldissimo e tutto politico, poi, è quello della sostanziale trasversalità delle decisioni. Tutte le opere contenute nell’ultimo documento redatto, il decreto-legge n. 89, il cosiddetto decreto Infrastrutture approvato il 24 giugno scorso dal governo Meloni poi assegnato alla VIII Commissione (ambiente, territorio e lavori pubblici) per essere convertito in Legge entro il prossimo 24 agosto, parla chiaro: un progetto che nasce “d’intesa con gli Enti territoriali interessati Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Pisa, Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli”. «Il documento illustrativo del provvedimento era a disposizione di tutti i gruppi parlamentari di governo e di opposizione presenti in commissione (segretario per l’opposizione anche il leader verde Angelo Bonelli, ndr) e l’opera è dichiaratamente commissionata d’intesa fra i vari enti. Seguendo questo iter abbiamo scoperto quello che veniva tenuto volutamente nascosto alla cittadinanza da tutte le forze politiche. – commenta Auletta –. Anche il Presidente della Regione Giani del Pd dunque sapeva benissimo di tutto questo, così come il sindaco Conti, che proprio nei giorni scorsi si è rifiutato di rispondere ai nostri quesiti dicendo che non era di sua competenza, nonostante appartenga alla Lega, uno dei partiti del governo da cui arriva l’iniziativa legislativa».
Il tutto, lo ricordiamo, in un’area che già oggi, fra Livorno, Pisa, La Spezia e Firenze, rappresenta uno degli hub militari più importanti dell’intero centro Italia. Intorno e dentro al parco ci sono infatti già due poligoni, il Nono Reggimento “Col Moschin” e le Forze speciali dell’Esercito. Appena fuori, alle porte della città, c’è l’aeroporto militare. Senza dimenticare Camp Darby, la grande base deposito di armi delle unità statunitensi che si estende per quasi mille ettari lungo la costa, recentemente al centro di un potenziamento logistico che per il trasporto di armi e munizioni verso Livorno necessitava di un asse ferroviario da farsi in mezzo al bosco dichiarato Riserva Unesco. Contro l’intero progetto della nuova base, nel 2022 erano scese in piazza quasi 10mila persone, mentre nell’ottobre scorso sotto la pioggia a manifestare a San Piero a Grado furono oltre 5mila.
Anche di fronte alle nuove rivelazioni, gli esponenti del Movimento No Base, che hanno partecipato numerosi alla conferenza stampa, rilanciano: «Invitiamo la città a partecipare alla mobilitazione per il 20 e il 21 luglio, nuovamente ai Tre Pini, dove nelle scorse settimane abbiamo inaugurato un presidio di Pace e che sarà il centro dove costruire collettivamente le azioni per bloccare questo ingranaggio della guerra, e definire un’alternativa di pace e disarmo, a partire dallo stralcio della previsione della Base dal disegno di legge in discussione in commissione».
Immediata, invece, la richiesta di dimissioni lanciata dalla lista di cittadinanza per tutti i vertici degli enti coinvolti, a cominciare da quelli targati Pd (Giani ed il presidente della Provincia di Pisa Massimiliano Angori) per giungere al sindaco leghista di Pisa Conti ed il presidente del Parco Lorenzo Bani. «Come nel caso del primo Dpcm hanno tenuto nascosto alla cittadinanza queste informazioni e sostengono il progetto attivamente – dicono dalla sinistra. – Noi chiediamo a tutte le realtà sociali, associative e sindacali di schierarsi apertamente contro questo mezzo miliardo di euro per la guerra, che tutte le risorse fino ad oggi destinate alla base siano immediatamente stralciate, che questi fondi siano impiegati per le vere priorità sociali del nostro Paese, come casa, scuola, lavoro, transizione ecologica, e che il progetto sia definitivamente cancellato».
Nella foto: conferenza stampa di Una città in Comune (dalla pagina fb)
L’autore: Nilo Di Modica è giornalista e attivista