Al ballottaggio del 24 novembre la sinistra si presenta dopo aver ottenuto il 44% alla prima tornata elettorale dello scorso 27 ottobre

Montevideo- Domenica 27 ottobre l’Uruguay è tornato alle urne per le elezioni nazionali, dopo 5 anni, molto faticosi per la popolazione; anni in cui ha governato una coalizione di destra, che oltre a ridurre il Paese in condizioni drammatiche, benché democraticamente eletto, è stato il governo più corrotto della storia repubblicana del nostro Paese. Alla lettera da quando nel marzo 2020, dopo 15 anni di governo del Frente Amplio (partito di centro-sinistra), il presidente Lacalle Pou ha assunto la presidenza della Repubblica  se ne sono viste di tutti i colori. Oltre alla ridda di promesse fatte in campagna elettorale e rimaste poi tali su tante materie la destra ha fatto l’esatto contrario di ciò che aveva promesso. Anche per questo la coalizione di destra che si è formata in questi giorni per cercare di battere il Frente Amplio, secondo politologi di diverse impostazioni politiche, non ha grandi possibilità di vincere al ballottaggio che si svolgerà il 24 di novembre 2024.
A questo importante appuntamento la sinistra si presenta dopo aver ottenuto il 44% alla prima tornata elettorale dello scorso 27 ottobre. L’opposizione di sinistra è guidata da Yamandu Orsi, professore di storia, ex sindaco per più mandati di Canelones (la regione più stessa del’Uruguay adiacente la capitale Montevideo) e dall’ingegnera Carolina Cosse, ex presidente dell’ente pubblico delle telecomunicazioni, dove ha svolto un lavoro straordinario (che viene pubblicamente riconosciuto anche dalla destra e perfino dall’attuale presidente della Repubblica) ed ex sindaca di Montevideo che gode di grande consenso da parte dei cittadini.
La destra guidata da Alvaro Delgado ha ottenuto soltanto 27% dei voti. Da ex segretario della presidenza dell’attuale governo sconta aver preso parte direttamente o meno alle politiche dell’attuale governo che ha ridotto gran parte del popolo in condizioni di povertà che gli uruguaiani non ricordavano nemmeno più dopo i 15 anni di governi di sinistra: una crisi economica aggravata dal crollo totale dell’istruzione e del sistema sanitario pubblico, per non dire degli aiuti sociali totalmente cancellati e dei numerosi casi di corruzione, di una gravità senza precedenti – a detta di molti storici – nella nostra storia, che coinvolgono anche direttamente il presidente della Repubblica e Valeria Ripoll, quarantenne passata per diversi partiti di sinistra e di destra, che ancora evidentemente non ha trovato la propria “strada”.
In molti si chiederanno perché la sinistra ha perso elezioni del 2020 in Uruguay, ed è una domanda più che legittima che necessità di una risposta articolata: nella regione si è venuto a  creare un contesto che ha portato le destre al governo anche grazie ai mass media che propagandavano i vantaggi che i conservatori avrebbero portato al popolo, facendo credere che ci sarebbe stata la possibilità di ottenere maggiori vantaggi economici e subito. A questo si sommano gli errori commessi dalla sinistra che successivamente in Uruguay è andata incontro a una giusta e inevitabile autocritica. Forse l’errore dei governi progressisti, e stato proprio dare, dare e dare, senza creare una vera coscienza negli strati popolari riguardo ai processi che permettono raggiungere certe possibilità: non si è riusciti a far capire che l’impegno deve essere collettivo e comunque ha i suoi tempi, non è un flusso continuo e non è ne anche inesauribile.

Ora ci troviamo di fronte a questo nuovo ballottaggio nel quale sebbene la possibile coalizione di governo, se teniamo conto dei tutti i partiti di destra che hanno partecipato a queste elezioni e loro risultati, avrebbe il 47% dei voti. Ma non è detto che tutti quei voti restino alla destra.

Secondo molti politologi, Yamandu Orsi che appartiene all’area di Mujica, il MPP, che fa parte del Frente Amplio, e Carolina Cosse della minoranza del Frente Amplio sono in realtà in vantaggio e potrebbero vincere le elezioni.
Dobbiamo anche tenere conto che nel ballottaggio del 2020 che fu vinto dalla destra, la sinistra perse le elezioni per soli 33.000 voti.

Nel frattempo la  sinistra ormai ha ottenuto la maggioranza al Senato, con 16 seggi, 9 dei quali occupati da rappresentanti del MPP di Mujica, un numero che nemmeno lui stesso si aspettava e che è un altro fatto storico, visto che nessun partito politico, né di sinistra né di destra, ha ottenuto mai 16 seggi, che significano più della metà di tutti i seggi del Senato che sono 30 in totale. Alla Camera dei deputati però la coalizione di sinistra, non ha la maggioranza.
Quindi, con questo panorama, anche nel caso in cui il Frente Amplio non riuscisse a vincere, per la coalizione di destra sarà molto difficile governare.

Dovremmo attendere quindi il 24 di novembre per conoscere chi sarà il nuovo presidente di questa piccola ma particolare repubblica, la più stabile di Latinoamerica. C’è molta fiducia che sia il Frente Amplio a vincere, anche perché comunque ha vinto nel primo giro in 11 delle 19 regioni del Paese, anche se è vero che tutta la coalizione di destra messa insieme supera al momento il candidato di sinistra di quasi 4 punti, ma non è detto che al ballottaggio conseguano gli stessi votanti rispetto a quelli che gli hanno votato quando si presentano in modo indipendente, non a tutti quelli che votano la destra piace questa coalizione.
L’ultima parola, nelle vere democrazie, c’è l’ha il popolo, e questo accadrà il 24 novembre prossimo in Uruguay.

L’impegno de Il Pepe

Vorrei anche spendere qualche parola per parlare di un uomo unico e irripetibile come José “Pepe” Mujica, Presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015. Con un passato da guerrigliero nei Tupamaros ai tempi della dittatura.

Il mondo ha lo sguardo puntato su questa terra per seguire lo stato di salute de Il PEPE come viene chiamato in Uruguay da tutti.
Sappiano già che è ammalato, ha un tumore e il suo corpo di uomo di 89 anni ha avuto una vita difficile, ha conosciuto il vero inferno in prigionia, perché è stato uno degli 9 ostaggi della dettatura civico-militare. E come in tutti i casi degli altri ostaggi, che si sono ammalati, abbiamo visto una resistenza incredibile, non è facile portarsi via la vita di questi uomini.
Tuttavia le sue condizioni di salute sono difficili, lui ne è consapevole, e ne parla con molta tranquillità, sente la fine vicino, ma non è disposto ad abbassare la testa. Ha accompagnato, appoggiato questa campagna elettorale in prima persona il più possibile, e quasi al 100%, perfino andando a parlare in diversi regioni molto lontane da Montevideo. Ha giorni buoni e altri non tanto, a volte non è prevista la sua presenza a un incontro con la gente e a sorpresa appare.
È diventato più “ubbidiente” a Lucia Topolansky, ex vice presidente del Paese, e la sua compagna di vita da sempre, anche lei vittima della dettatura, incarcerata per più di 13 anni, torturata, violentata, e comunque ha sempre quel sorriso dolce. E Pepe segue i consigli della sua dottoressa di fiducia, che va ovunque lui vada, e degli altri medici. È capitato che dopo una di queste presentazioni sia finito in ospedale, ricoverato per qualche giorno, ma appena dimesso, lo si vede di nuovo a parlare alla gente come solo lui lo sa fare.
Alla chiusura della campagna elettorale del suo settore, il MPP 609, da cui proviene la metà dei voti del Frente Amplio, oltre al Pepe, a Lucia, ai candidati che hanno fatto i loro discorsi finali, ci sono stati tanti artisti uruguaiani per lo spettacolo finale, e anche l’argentino Leon Gieco che accompagna da sempre il Pepe. Lui in privato ha regalato a Leon le sue scarpe da lavoro, cosi, sporche di terra. Ho visto l’emozione di Leon, e ho detto…difficile mettersi in quelle scarpe, una grande responsabilità…e già, ha detto Leon, non credo di poterne essere all’altezza, ma è un grandissimo onore.

Personalmente ho l’opportunità di sentire Pepe e vederlo spesso, e vi posso dire che ad esempio questa mattina era a lavorare la sua terra sul trattore, “a piantare i suoi sogni” cit. Pepe Mujica 31 ottobre 2024.

Ci sarà senza dubbio un prima e un dopo Mujica, non solo nel Uruguay ma in tutta la regione.
Ma è ancora con noi e non smette di lottare per un mondo migliore, e abbiamo tutti, in tutto il mondo, bisogno di “Più Pepe a sinistra”.

Gabriela Pereyra con Pepe Mujica e Left nel 2017

L’autrice: Gabriela Pereyra è avvocata e collaboratrice di left.

Fra le sue interviste : https://left.it/2018/08/26/piu-pepe-nella-sinistra-un-tempo-per-lavorare-un-tempo-per-vivere/

https://left.it/2017/10/27/jose-pepe-mujica-esiste-un-tempo-per-lavorare-e-un-tempo-per-vivere/