Contro la militarizzazione della didattica, sempre più pressante in questo momento, per una conoscenza multiculturale e internazionalista. Ecco come gli insegnanti del Movimento di cooperazione educativa, sulla scia di Mario Lodi e Célestin Freinet, contrappongono al clima bellico un altro tipo di sapere e di relazioni

Questo articolo è stato scritto per Left dal “Gruppo nazionale di ricerca educazione alla pace e alla nonviolenza” del Movimento di Cooperazione Educativa (Mce) che sta portando avanti per l’anno scolastico 2024-2025 il progetto Facciamo la pace a… una proposta di educazione alla pace con incontri tra docenti che si conclude ad aprile. A marzo è in programma uno stage nazionale alla scuola di pace di Montesole (Marzabotto).

«Si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita» (Sandro Pertini,  9 luglio 1978,  giorno del giuramento da Presidente della Repubblica)

I riferimenti sulla pace
Il Mce ha a fondamento della sua proposta politico-pedagogica l’educazione interculturale, la necessità di costruire una coscienza ecologica del rapporto umanità-natura, la valorizzazione delle interdipendenze e la condivisione di responsabilità nella costruzione di una cultura di pace, di soluzione nonviolenta dei conflitti, per una cittadinanza planetaria. Quando ci confrontiamo sull’educazione alla pace ci riferiamo a Célestin Freinet, e a Mario Lodi che hanno aperto le strade verso la cooperazione, la lotta all’emarginazione scolastica e sociale, il contrasto alle disparità, una pedagogia internazionalista

Un regime autoritario a scuola non può formare cittadini democratici. La scuola del popolo non può essere che una scuola democratica preparando con l’esempio e l’azione la vera democrazia. Ogni volta che alleniamo gli alunni a riflettere da se stessi, a coltivare una personalità intelligente, a sentire e a vedere, al di sotto delle parole, la realtà dei pensieri e dei fatti, quando ci impegniamo a farne uomini individualmente, cooperativamente e socialmente consapevoli, noi prepariamo la pace La pace si costruisce.(C. Freinet)

I princìpi sui quali ho fondato l’attività delle mie scolaresche, tendono a realizzare una comunità in cui i bambini si sentano uguali, compagni, fratelli; essi non hanno al di sopra uno che li comanda e li umilia, ma un maestro che li guida alla esplorazione della vita. In questo tipo di comunità non c’è il voto e nessun altro timore. C’è invece la motivazione a tutto ciò che si fa. E tra i fini dell’attività c’è quello della felicità. (M. Lodi)

Il gruppo Educazione alla pace e alla nonviolenza
Il Mce da sempre riferimento per insegnanti democratici, da poco ha costituito il gruppo Pace ([email protected]), collegato alla commissione Pace della Fimem, federazione di Movimenti in vari continenti, aderenti alla pedagogia popolare di C.Freinet, importante sbocco internazionalista.

Nel mondo sono attivi 56 conflitti, il massimo dalla II guerra mondiale. Preoccupanti sono le conseguenze di terrorismo e guerre sulla popolazione civile. Uniche a goderne le industrie delle armi, che condizionano i governi, anche perché la guerra sostiene l’economia.
I media diffondono lessico improprio, inducono polarizzazioni (amico/nemico), dando risonanza alle propagande di guerra. Noi riteniamo che la nonviolenza sia condizione indispensabile per risolvere tutte le controversie, piccole o grandi.
In questa difficile situazione il nostro ruolo di educatori, che hanno uno sguardo verso il futuro, è fondamentale. Occorre impegnarsi ogni giorno nella vita quotidiana: a casa, sul posto di lavoro e anche a scuola, per favorire idee e pratiche nonviolente tra i nostri alunni, adulti del futuro, nelle relazioni interpersonali e per arrivare poi ai rapporti tra le nazioni.

Tre sono le piste per lavorare su Pace e Nonviolenza.
L’educazione nella pace riguarda la struttura stessa dell’atto di educare, la vita e l’organizzazione della classe, il clima di lavoro senza competitività, prepotenza, umiliazione.
L’educazione sulla pace riguarda l’informazione e la formazione di conoscenze sui meccanismi della guerra, del militarismo, sugli armamenti, i rapporti Nord/Sud
L’educazione per la pace si pone l’obiettivo che gli atteggiamenti costruiti a scuola abbiano ricaduta nel sociale, condivisa sul territorio.

L’iniziativa “Facciamo la Pace a…”
Il progetto “Facciamo la Pace a…” , non ha linee guida, ma solo tracce. Ogni singola realtà aderente (classe, scuola, Reti del territorio, gruppi di insegnanti, movimenti e associazioni) avvia un percorso di Educazione alla pace, su realtà conosciute, per contribuire a trasformarle in senso positivo. Nel 2024 hanno partecipato al progetto diverse realtà di tutt’Italia: scuole dell’infanzia, primaria, secondarie, insegnanti, reti educative, associazioni pacifiste. A conclusione si è svolto un webinar con insegnanti e alunni delle varie realtà (il video qui).
In base all’interessante esperienza del 2024 si propone:
1) L’ uscita dalla scuola coinvolgendo nel progetto la realtà territoriale del quartiere con il tessuto sociale che comprende.
2) Allargare il progetto (per classi che studiano lingue straniere) a corrispondenze e relazioni con scuole internazionali di insegnanti della Fimem (lingue ufficiali francese, inglese, spagnolo), per avviare esperienze  di scambi e cooperazione internazionale a partire dai bambini, e se possibile, con le realtà più difficili nel Sud del mondo. Con la Fimem abbiamo già organizzato webinar con insegnanti e alunni.
Un primo incontro online con gli insegnanti finora aderenti, si è svolto il 26 novembre 2024, un secondo incontro  sarà a febbraio e un momento conclusivo, a fine aprile, per socializzare le esperienze, con la presenza in diretta webinar anche degli studenti come nel 2024. (Per aderire riempire il form). Il gruppo sosterrà il lavoro degli insegnanti con tutoraggi, suggerimenti, stimoli, indicazione di materiali, interventi specifici in loco, sostegno per aspetti tecnologici/multimediali

Contatti con insegnanti, associazioni, reazioni e contributi di bambini
Nel corso degli ultimi anni numerosi sono i contatti con diverse associazioni che, come gruppo, abbiamo avuto nelle occasioni di webinar, incontri, scambi.  Per esempio: Movimento nonviolento, Mir Movimento Internazionale Riconciliazione, Iriad Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, Assopace Palestina (con Luisa Morgantini), Combatants for Peace (associazione israelo-palestinese per la liberazione collettiva con la quale stiamo organizzando incontri a distanza con le classi), Peacelink, Rete educativa quartiere Sanità Napoli (cui aderisce Alex Zanotelli), Centro sviluppo creativo Danilo Dolci, Caritas Roma, Laboratorio Permanente per la Pace di Firenze,  Associazione Percorsi di pace Casalecchio di Reno (BO), Tavolo oace di Savigliano (CN), la WeBottega per la Pace, Tavolo Saltamuri.
Molti insegnanti che partecipano non sono iscritti al Mce e mostrano notevole interesse alle proposte, ma  denotano spesso sfiducia, senso di frustrazione, solitudine, ricerca di scambi e confronto e carenza di confronti corretti sul posto di lavoro. Questo ci fa capire che un’associazione di volontari, anche se con pochi mezzi, costituisce un punto di riferimento utile per molti insegnanti democratici.
Quello che emerge, anche dai webinar in occasione di confronti internazionali sulla pace, sull’educazione ambientale e sui diritti dell’infanzia è che bambine e bambini, ragazzi e ragazze sanno comprendere una situazione mondiale così delicata, segno che probabilmente come sosteneva Elsa Morante, il mondo sarà salvato dai ragazzini!
Recentemente, anche se il progetto è appena iniziato, abbiamo ricevuto dalla maestra Carla Fedele la registrazione audio del Gr delle notizie positive, realizzato dalla classe  4^ B della scuola Collodi – IC 10 di Modena. Ecco il link per ascoltare la voce dei bambini.

Militarizzazione
Sta diventando molto intensa, una sorta di militarizzazione subdola della scuola e contro la quale occorre intervenire, come fa l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.
Le scuole di ogni ordine e grado, vengono invitate a partecipare a uscite didattiche aventi per oggetto: visite a basi militari,  parate,  addestramenti, alza-bandiera, ecc …
La Professoressa Patrizia Londero ha scritto una lettera aperta: “Quasi ci sfuggiva una nota ministeriale che invita gli studenti a visitare la base militare di Ghedi (Bs) ,…  ove si esortano i ragazzi a prendere spunto per il loro futuro professionale …Tutto questo stride con quanto per anni ho cercato di costruire nei percorsi di Educazione civica, quando l’attenzione in primis era posta all’art.11 della Costituzione …”.
Ghedi è la base da cui si sono alzati in volo aerei con il loro carico di morte da riversare su Paesi cosiddetti “canaglia” (Iraq 1991, Serbia 1999), e dove sono custodite armi a testata nucleare”.
Pensiamo sia necessaria un’azione di controinformazione sulla militarizzazione nelle scuole in cui vengono proposte attività con esercito, polizia, etc.., Nello stesso tempo è necessario promuovere azioni di contrasto a livello collegiale  con una proposta di documento da sottoporre al Collegio docenti.

Educazione civica e Indicazioni nazionali
Le nuove Linee guida per l’educazione civica riassumono l’ideologia autoritaria del governo che, anziché promuovere i valori di cooperazione globale racchiusi nelle Indicazioni nazionali e nell’Agenda 2030, adottano una prospettiva centrata sull’identità nazionale e sull’individuo imprenditore di se stesso.
Espressioni come “incoraggiare l’iniziativa economica privata, tutelare il patrimonio privato”, sono in tutto il documento. “Proprietà privata” compare più di 10 volte, “bene comune” solo 3 volte.
Nessun riferimento all’appartenenza a una stessa comunità di destino e planetaria presente nelle Indicazioni nazionali del 2012: “Il sistema educativo deve formare cittadini che partecipino consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse quella nazionale, quella europea, quella mondiale”.
Nel tempo in cui ognuno è inserito in scenari oltre i confini nazionali, geografici, culturali, linguistici, insegnare l’Italia viene ricondotto allo scopo di rafforzare la separazione tra un noi e un loro, mantenere il paradigma amico/nemico, sostenere la retorica dei confini nazionali.

Nella foto: gli insegnanti di Facciamo la pace a… del Mce