Questo breve scritto è una sintesi di un articolo più ampio che verrà pubblicato insieme ad altri sul primo numero della rivista Il Sogno della farfalla del 2026.
L’intenzione di chi scrive e delle redazioni di Left e del Sogno della Farfalla è dare particolare rilievo a quanto si è svolto circa cinquanta anni fa, un periodo tormentato e importante per la storia italiana, e non solo, e decisivo per la vicenda umana e scientifica di Massimo Fagioli. Si determinò infatti in quegli anni l’evento, probabilmente irripetibile, di un grande afflusso di persone, non tutte direttamente interessate alla psichiatria, che si rivolsero ad un pensiero che apriva nuove prospettive alla psichiatria, alla cultura e alla politica. Abbiamo sempre considerato importante comprendere a fondo queste prospettive e svilupparle, ma la necessità di trovare una possibile chiave di lettura alla situazione attuale che vede esplosioni di violenza in molte parti del mondo, ci fa oggi ritenere questa scelta fondamentale.
Ribellione e rivoluzione. Un breve racconto
Circa cinquanta anni, fa tra il 1974 e il 1975, furono pubblicati dalla casa editrice Armando Armando due testi di psichiatria di Massimo Fagioli. Questi testi confermavano e sviluppavano non solo la teoria e il metodo che Fagioli aveva già esposto con Istinto di morte e conoscenza nel 1972, determinando violente critiche e sanzioni nella Spi (società psicoanalitica italiana) di cui faceva parte, ma, alla luce di quanto accadde in quegli anni, ci permettono di ipotizzare che siano stati la risposta dell’autore alle angosce profonde che le violenze di quei tempi determinarono in particolare tra i giovani e che, forse, furono anche un tentativo coraggioso di proporre una evoluzione a due istituzioni all’epoca molto importanti: la Spi, saldamente legata al pensiero freudiano, e il Pci, il più potente partito comunista dell’occidente con tutte le variegate organizzazioni di sinistra che lo circondavano.
I risultati furono, per quanto riguarda la Spi, uno scontro totale e una espulsione, per quanto riguarda il Pci e in generale la sinistra, una lunga serie di incontri e separazioni che testimoniano la grande passione di Fagioli, poco ricambiata, per la politica come possibile veicolo di idee nuove e contemporaneamente la scarsa propensione della sinistra italiana ad occuparsi di realtà umana, specialmente se non cosciente.
Volendo poi fare una breve ricostruzione di questo percorso di ricerca possiamo osservare che le prime critiche di Fagioli alla psicoanalisi risalgono addirittura al 1962 quando affermò in un convegno che la psicoanalisi era “insufficiente” a spiegare la realtà dello schizofrenico, e si definiscono nel 1972 con Istinto di morte e conoscenza (L’Asino d’oro edizioni) a cui seguono infatti reazioni esplicitamente violente nella Spi, che arrivano al perentorio e trombonesco imperativo del collega che
Questo articolo è riservato agli abbonati
Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login




