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Montanari si dimette in un Paese senza intellettuali

Montanari fotografato al Festival del mondo antico di Rimini

Sarebbe bello che qualcuno trovasse il coraggio di scriverlo che si incrociano nomi altisonanti che sottovoce confessano di non essere nella condizione di poter contraddire il potere. Sarebbe bello ricordarsi che gli intellettuali (o accontentandosi: gli operatori culturali) anticipano la Storia, ne prevedono le nefandezze, ne annusano profeticamente i bisogni e non sono i leccapiedi ludici del potere. Sarebbe bello, insomma, riconoscere che i forbiti allineati sono portavoce. Tutt’altra cosa.

Per questo anche il piccolo gesto di Tomaso Montanari merita di essere sottolineato: lo storico dell’arte ha deciso di dimettersi dal proprio ruolo di membro di commissione del Ministero dei Beni Culturali con una lettera indirizzata direttamente al ministro Franceschini.

«Abbiamo esaminato e chiuso ventiquattro complesse pratiche. – scrive Montanari nella sua lettere – Abbiamo deciso di accettare 11 proposte di cessione di beni culturali come pagamento delle imposte, per un valore totale di 2.055.396,31 euro: ma il ministero dell’Economia ci ha comunicato che il relativo capitolo dello stato di previsione della spesa prevede solo la ridicola cifra di 31.809 euro». In queste condizioni, secondo Montanari «il lavoro della commissione è del tutto inutile: o, meglio, è utile solo all’accanita propaganda che si sforza di rappresentare agli occhi degli italiani la falsa immagine di un governo sollecito verso il bene del patrimonio culturale. Poiché io, al contrario, ritengo che alcune leggi e ‘riforme’ promosse dall’attuale Governo (..) e da Lei (…) siano una grave minaccia per la ‘tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione’, non ho alcuna intenzione di prestare il mio lavoro e la mia competenza a quella propaganda».

Ecco, io, non so voi, quando l’ho letta ho pensato che ce ne vorrebbero, forse, di Montanari.

Buon giovedì.

Barcone affondato, 5 migranti morti. Il naufragio per immagini

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Ecco le immagini dei soccorsi della Marina militare italiana al barcone che si è capovolto al largo della Libia a causa del sovraffollamento. L’intervento dell’equipaggio ha permesso di salvare oltre 500 migranti, ma si contano almeno cinque morti. A Palermo sono sbarcati 250 bambini, a Lampedusa una bimba di circa 9 mesi è arrivata con altri migranti e non si hanno notizie della madre. Nelle ultime 24 ore sono stati salvati circa 3.000 migranti nel corso di 23 distinte operazioni di soccorso, coordinate dalla Centrale operativa della Guardia costiera.

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

 

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

 

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

 

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Un'immagine del nuovo naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia e la Marina Militare precisa che sono cinque e non sette, come in un primo momento era stato comunicato, i morti recuperati a bordo di un barcone carico di oltre 500 migranti che si è capovolto a circa venti miglia al largo delle coste libiche. Roma, 25 maggio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Antibiotici come caramelle, ecco chi ne usa di più

Superbatteri resistenti anche agli antibiotici più potenti, in grado tra trent’anni – se non si interverrà adeguatamente – di uccidere una persona ogni tre secondi, mietendo più vittime del terorrismo. Lo scenario apocalittico tracciato dal recente report della britannica Review on antimicrobial resistence, intitolato “Tackling Drug-Resistant Infections Globally: final report and recommendations ha riaperto il dibattito sul loro uso eccessivo, dovuto a un mix di cattive abitudini di chi si cura (e cura gli animali) e di pressioni improprie dei produttori. E l’allarme non riguarda soltanto il futuro: dal 2014, quando l’indagine è partita, sono già un milione i casi di decessi legati ai batteri resistenti, un numero che potrebbe moltiplicarsi per dieci ogni anno a partire dal 2050.

 

MORTI ANNUALI ATTRIBUIBILI ALLA RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI (AMR)

Antibiotici

 

Per sperare di fronteggiare con efficacia l’emergenza, conclude ancora l’indagine, serviranno 100mila miliardi di dollari e da subito va attivato un fondo da almeno due miliardi per far partire la ricerca – rallentata in virtù di un incauto ottimismo negli ultimi anni – e mettere in campo nuove strategie di prevenzione e contrasto.

Antibiotici

L’utilizzo di antibiotici nel mondo è aumentato negli ultimi anni soprattutto in virtù dell’incremento di domanda nei Paesi a reddito medio-basso. A guidare la classifica della dozzina dei maggiori consumatori – stilata dall’Ocse e ripresa in questa infografica di Forbes – è la Turchia, seguita da Grecia, Francia e, al quarto posto, Italia. L’Olanda, il Paese dove se ne consumano meno tra i 12, utilizza circa un quarto degli antibiotici della Turchia. Un recente studio statunitense ha provato a determinare quando la loro prescrizione si può definire inappropriata, concludendo che nel caso degli antibiotici per via orale il 30% delle volte se ne poteva fare a meno.

Da Hiroshima agli anni 80. Lo scatti di Domon Ken

Domon Ken all'Ara pacis

E’ uno dei più grandi maestri della fotografia giapponese, con oltre 70mila scatti realizzati dagli anni Venti agli Ottanta, Domon Ken. Dal 27 Maggio al 18 Settembre 150 suoi lavori sono esposti all’Ara Pacis di Roma , in una mostra monografica che ne ripercorre il lavoro artistico e di ricerca in cui realismo sociale e poesia trovano un’inedita fusione. “Sono immerso nella realtà sociale di oggi ma allo stesso tempo vivo le tradizioni e la cultura classica di Nara e Kyoto – diceva -, il duplice coinvolgimento ha come denominatore comune la ricerca del punto in cui le due realtà sono legate ai destini della gente, la rabbia, la tristezza, la gioia del popolo giapponese”.

04.-DOMON-KENNella mostra romana curata dalla professoressa Rossella Menegazzo, docente di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale all’Università degli Studi di Milano e dal Maestro Takeshi Fujimori, direttore artistico del Ken Domon Museum of Photography ci sono i primi scatti, realizzati prima e durante la seconda guerra mondiale, in cui Domon Ken cercava di destreggiarsi fra foto giornalismo e propaganda. Poi l’immane tragedia di Hiroshima e il suo lavoro diventa coraggioso, intenso, altamente drammatico sotto l’eleganza e il pudore, mai formale, che si coglie al primo sguardo. 05.-DOMON-KENIn mostra c’è Hiroshima (1958)  foto che ha fatto la storia e che uno scrittore come il Nobel Kenzaburo Oe ha giudicato come più importante di un libro di storia.  E poi ecco i Bambini di Chikuho, scatti realizzati nei villaggi di minatori, con ritratti indimenticabili di bambini di strada.  Ma affascinanti sono anche le foto che raccontano un Giappone  di signorine eleganti in cerca di amore. Con lo splendido doppio ritratto di profilo che ricorda Hiroshima mon amour di Resnais. Una certa allure francese di alcune di queste immagini ha fatto scrivere ad alcuni critici che  Domon Ken è il Cartier- Bresson giapponese.  La mostra all’Ara pacis presenta anche la parte dell’opera di Domon Ken dedicata alla tradizione  culturale giapponese, quella del teatro No, in primis, con le sue splendide maschere astratte e quella buddista, con una serie di lussureggianti fotografie rosse e oro, scattate all’interno di templi.

 

15.-DOMON-KEN

Accompagnata da un catalogo edito da Skira, la mostra è promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto del Bunkacho, l’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, e della Japan Foundation. Organizzata da MondoMostre Skira con Zètema Progetto Cultura.

Domon Ken
Domon Ken

Pegida contro i bimbi immigrati sulle barrette Kinder. Ma sono i calciatori della nazionale

Alcuni sostenitori di Pegida, la formazione xenofoba della destra tedesca, hanno espresso indignazione sui social network perché Kinder ha sostituito il “classico” bimbo biondo sulla scatola delle sue barrette di cioccolato. Al suo posto, bambini dai tratti africani e mediorientali. Probabilmente i militanti anti-immigrati non sapevano che su quelle confezioni sono ritratti il centrocampista Ilkay Gündogan, nato a Gelsenkirchen, e il difensore berlinese Jérôme Boateng, entrambi nella nazionale di calcio tedesca.

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«Cercano di farci accettare ogni tipo di spazzatura come normale, povera Germania», recita uno dei commenti ripresi dai media. Altri parlano di gladiatori e quindi schiavi che militano nelal squadra di calcio solo per soldi. E c’è anche chi ha proposto di boicottare le tavolette prodotte per celebrare i prossimi Europei di calcio dall’italiana Ferrero, che ha emanato una nota sulla vicenda prendendo le distanze «da tutti i tipi di xenofobia e di discriminazione».

Arriva Corrado Guzzanti. Tremate, intellettuali di sinistra

Scritto così sembra quasi vero: «Siamo dunque così, invariabilmente certi, così geo politicamente polarizzati, ora che il mondo ideale di riferimento è esso stesso in uno stato di crescente mercificazione che se non è ideologia così poco (tempo e volontà), ci manca?». Ma chi sarà mai questo intellettuale, naturalmente di sinistra ? Cacciari? Flores D’Arcais? Di sinistra, certo – e anche “non piddina” –  perché “mercificazione” è una parola a cui i renziani sono allergici, e poi, insomma, è sufficientemente “vetera”, per essere di sinistra… Ma poi, come continua il nostro intellettuale? Parla di «doppio perno seicentesco della bicamere», – oh oh, attenzione – e ancora: «la santa icona di ciò che di più europeo c’è stato e non come sogno onanistico, cioè e dunque l’euro», e qualche dubbio viene anche se il senso di tutto il discorso ha una sua logica… ehm… ferrea e mica c’è tanto da ridere…. Poi però si tradisce come un bambino preso con le mani nel barattolo di marmellata: «Feticcio di ottone e sangue. Di pomi d’oro e manici di scopa che qui nessuno vuole più ricordare».

Il testo che avete letto è solo l’incipit esilarante di un “editoriale supercazzola” uscito in prima pagina di Repubblica firmato da Mario Bambea, ovvero il nuovo Corrado Guzzanti che stasera su Sky Atlantic Hd (ore 21.10) inizia la nuova serie, una vera e propria fiction comica, dal titolo, appunto: Dov’è Mario?
Stavolta il geniale inventore di Lorenzo, il protagonista di Aniene il feroce critico di certi leader della sinistra (ricordate Bertinotti e le divisioni in atomi della sinistra?) si cimenta in una serie di quattro puntate dirette da Edoardo Gabbriellini, mentre il testo è scritto dallo stesso Guzzanti con Mattia Torre.
La storia è questa: Mario Bambea è il classico intellettuale radical chic alla Micromega, suggerisce Guzzanti in un intervista a Il Fatto, che  dopo un incidente subisce un trauma e diventa un altro. In un gioco alla Jekyll-Hyde Bambea si trasforma in Bizio, greve personaggio che parla un linguaggio triviale. Uno sdoppiamento che richiama quello, altrettanto geniale del film Viva la libertà di Roberto Andò in cui un segretario del partito di sinistra in crisi veniva sostituito dal fratello, un filosofo ricoverato in una clinica psichiatrica. Sarà quest’ultimo a risollevare le sorti del partito e a riconquistare le folle….
Lo sdoppiamento per raccontare la sinistra di oggi? Vedremo, Dov’è Mario? è tutto da scoprire. Ma di sicuro Guzzanti dirà la sua sulla realtà che lo circonda. La realtà di una sinistra che non si può più prendere in giro con la satira “tradizionale”. La realtà è “oltre” la satira, anzi, talvolta, ahimè, è satira essa stessa. Ma Corrado Guzzanti è pronto, e dopo qualche anno di silenzio si reinventa. Peccato, invece, che la sinistra, quella no, ancora non si sia reinventata.

Acqua balneabili, Italia eccellente 9 volte su 10 ma prima per insufficienze

Napoli 06/03/2007 Clima: A Napoli e' gia primavera con tuffi sul lungomare

Nel 2015 il 96% dei siti di balneazione monitorati nell’Unione europea rispettavano gli standard minimi di qualità delle acque. Lo ha comunicato l’Agenzia europea per l’Ambiente presentando il report annuale sulla qualità delle acque di balneazione, basato sui dati rilevati lo scorso anno. Aumentano anche i siti che raggiungono non soltanto i requisiti minimi di legge ma una qualità che l’Agenzia – rivendicando i meriti di quarant’anni di politiche attive dell’Unione europea – nell’84% per casi definisce «d’eccellenza», evidenziando che «in alcune città è persino possibile fare il bagno in stabilimenti balneari pubblici nelle zone portuali».

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GLI ECCELLENTI
Sono oltre 21mila i siti (in Ue, Svizzera e Albania) in cui sono stati raccolti e analizzati campioni, tra costa e acque di balneazione interne, alla ricerca di inquinamento fecale proveniente dalle acque reflue o dagli allevamenti. In 8 Stati membri, i casi in cui la qualità è stata giudicata eccellente superano il 90%: guida la classifica il Lussemburgo (tutti gli 11 siti di balneazione analizzati), Cipro (99,1% dei siti di balneazione), Malta (97,7%), Grecia (97,2%), Croazia (94,2%), Italia (90,6%), Germania (90,3%) e Austria (90,2%). I progressi fatti negli anni balzano all’occhio se si considerano i 9.600 siti sempre analizzati fin dal 1991, quando appena il 56% dei siti di balneazione raggiungeva gli standard più elevati. Nel 2015 sono l’87%.

E GLI INSUFFICIENTI, ITALIA IN TESTA
La qualità è stata giudicata insufficiente solo in 385 siti di balneazione, l’1,6% di quelli monitorati nel 2014 (nel 2014 erano l’1,9%). Ed è proprio l’Italia a far registrare il numero più elevato di siti con qualità scarsa: ben 95, l’1,7%. Seguono la Francia con 95 siti (pari al 2,8%) e la Spagna con 58 (il 2,6%).

Una mappa interattiva – disponibile qui – consente di verificare i risultati delle analisi per ogni singolo punto di prelievo.

 

QUALITÀ DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE IN ITALIA (2015)

 

Totale                                                                             5.518
Frequenza di campionamento soddisfatto              5.342
Frequenza di campionamento non soddisfatto         144
Acque nuove, cambiate o chiuse                                    32
______________________________________
Qualità eccellente                                                        4.995
Qualità buona                                                                  269
Qualità sufficiente                                                          104
Qualità scarsa                                                                    95
Non classificabile                                                              55
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LA DIRETTIVA UE
Nella stagione balneare 2015 per la prima volta tutti gli Stati membri dell’Ue hanno monitorato i siti di balneazione presenti sul loro territorio secondo le disposizioni della nuova direttiva sulle acque di balneazione (2006/7/CE). La direttiva specifica se la qualità delle acque possa essere classificata come “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa” a seconda dei livelli di batteri fecali riscontrati. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli.

 

 

 

Stephen King, Dave Eggers e 600 scrittori contro Trump

American author Stephen King poses for photographers on November 13, 2013 in Paris, before a book signing event dedicated to the release of his new book "Doctor Sleep", the sequel to his 1977 novel "The Shining". The best-selling author has written over 50 novels and sold 350 million copies worldwide. AFP PHOTO / KENZO TRIBOUILLARD (Photo credit should read KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images)

«Come scrittori siamo particolarmente sensibili all’uso delle parole e del linguaggio. E siamo consapevoli di quanto le parole possano essere distorte in nome del potere». Con questo incipit Sephen King, Dave Eggers, Amy Tan Junot Diaz, Cheryl Strayed e altri seicento scrittori americani hanno scritto una lettera aperta ai loro concittadini elencando tutte le ragioni che li portano a schierarsi  in opposizione a Trump, il candidato del partito repubblicano, che pensa di avere in tasca la nomination dei suoi per la Casa Bianca, specie dopo la vittoria nello Stato di Washington, dove ha preso il 76 per cento delle preferenze repubblicane.

Nella lettera, pubblicata sul magazine online Literary Hub, autori di best seller come King e scrittori più di tendenza e molto amati dai giovani come Eggers (in Italia pubblicato da Mondadori e da Minimum Fax) prendono le distanze da Trump perché ha «volutamente fatto riferimento e accesso le tendenze più violente e più pericolose della xenofobia e del conservatorismo, fomentando il razzismo», perché « ha denigrato le donne e le minoranze».

Scrivono anche che «la ricchezza o la celebrità non qualifica nessuno a parlare per gli Stati Uniti, a guidare il suo esercito, a mantenere le sue alleanze e a rappresentare il suo popolo».

«Crediamo che una democrazia degna di questo nome si basi sul pluralismo, accetti il dissenso e cerchi il confronto attraverso  un dibattato argomentato» scrivono ancora King e gli altri, lasciando intendere che proprio questi aspetti fanno difetto al modo di condurre la campagna elettorale da parte di Trump, che più volte ha assunto posizioni razziste, maschiliste, guerrafondaie, fino alla recente uscita in cui sostiene che per debellare il dramma americano delle stragi nelle scuole, i docenti dovesso girare armati.

Guardando al passato della storia americana  scrivono ancora:«Pensiamo che nella storia americana, nonostante periodi in cui hanno prevalso  nazionalismo e bigottismo, sia stato gettato il seme  di un grande esperimento: fare in modo che vivano insieme persone che vengono da contesti culturali differenti, senza metterli gli uni contro gli altri».

La storia delle dittature, la storia della manipolazione e della divisione, della demagogia e delle bugie, in questo caso insegna . Dall’altra parte, scrivono le più importanti voci della letteratura americana di oggi, «c’è la giustizia, basata sulla ricerca della verità”. Dall’altra parte c‘è  la conoscenza, l’esperienza, la duttilità e la coscienza storica del proprio passato. caratteristiche  indispensabili in un leader».

Ed ecco l’affondo finale, contro Trump: «Poiché si scaglia con violenza contro gli oppositori, blocca il dissenso, offende le minoranze e le donne, dobbiamo rispondere con forza segnalando il nostro rifiuto e dissenso totale».

«Per tutte queste ragioni ci opponiamo in modo inequivocabile alla candidatura di Donald J. Trump alla presidenza degli Stati Uniti», conclude la lettera.

Pensioni, c’è ottimismo ma non si sa su cosa

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 29-05-2014 Roma Economia Assemblea Confindustria Nella foto Susanna Camusso, Giuliano Poletti Photo Roberto Monaldo / LaPresse 29-05-2014 Rome (Italy) Confindustria assembly In the photo Susanna Camusso, Giuliano Poletti

La notizia è il disgelo tra governo e sindacati. Il «clima è positivo», concordano da entrambe le parti. «Noi non pensiamo che la concertazione sia la coperta di Linus della quale non si può fare a meno. Se c’è siamo più contenti e se si possono fare gli accordi noi siamo qui»: la stiratissima apertura di Renzi arriva proprio mentre la “concertazione” per la modifica della legge Fornero su previdenza e politiche del lavoro muove i primi passi, e il ministro del Lavoro Poletti è seduto al tavolo con Cgil, Cisl e Uil.

Due le questioni sul tavolo: nuovo Ape e assegni minimi. Niente cifre. E nessuna presa di posizione rispetto al bonus di 80 euro, su cui Renzi si era già espresso. E che riguarderebbe i lavoratori dipendenti con redditi fino a 26.000 euro l’anno: quasi 2 milioni di pensionati per un costo complessivo di almeno due miliardi l’anno.
Al momento, il confronto è fermo alla compilazione di un’agenda, ancora tutta da discutere. Quello che si sa è che il governo interverrà per modificare la legge Fornero sulla previdenza introducendo maggiore flessibilità con la Legge di Stabilità. Ha avvisato il ministro dei Lavoro: «I vincoli di bilancio restano i nostri paletti».

Nel giubilo, tra Poletti e confederali, qualche indicazione l’ha data ieri il premier da Repubblica tv: «Nessuno deve temere per le propria pensione, tranquillità per tutti»; «Le pensioni minime sono troppo basse e valutiamo interventi»; «In Italia si è concesso a troppe persone di andare in pensione troppo presto. Oggi l’età si allunga, e la nuova legge prevede che tutti debbano andare col contributivo. Nel mezzo vanno trovate delle soluzioni che salvino i contributi ma diano l’opzione di dare a chi vuole la possibilità di andare in pensione prima»; «i tempi sono quelli della legge di stabilità, cioè i prossimi 3-4 mesi».

Val la pena ricordare che, dal primo gennaio 2012, la pensione di anzianità non esiste più ed è stata sostituita dalla pensione anticipata. E il complesso sistema di calcolo prevede che, in linea di massima, dal 2016 – con l’adeguamento alle aspettative di vita della popolazione – si può andare a riposo non prima di aver compiuto 66 anni e 7 mesi. Ma sono numerose le combinazioni ed eccezioni, per capire quando potere andare in pensione, potete visitare questo link.

Infine, l’Ape: l’anticipo pensionistico a chi deve aspettare per via della legge Fornero. Al 2016, prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di carriera per le donne. «Ne stiamo discutendo. Chi va in pensione prima deve rinunciare a qualcosa», ha detto Renzi. «E capire se nell’ambito della Fornero possiamo dare a chi è rimasto un po’ schiacciato tra incudine e martello un anticipo pensionistico cioè l’Ape, per poter andare in pensione non come prima ma neanche in base all’esito della riforma».

Per il momento, le certezze restano due: la flessibilità è dietro le porte (ce la chiede l’Europa), e la campagna elettorale pure.