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Antimafia con il culo degli altri: sono mafiosi solo quelli che non sono nostri amici
C’era bisogno della Commissione Antimafia per sapere che in Campania il gruppo di potere che sostiene De Luca sia la solita poltiglia? Eppure l’aveva detto Saviano, l’hanno scritto decine di giornalisti, l’hanno urlato moltissime associazioni antimafia (tranne quelle “parademocratiche”, ovvio). Ora: non rispondono a tutti questi ma si divertono a impallinare la Bindi che (tra l’altro) hanno messo loro alla Presidenza dell’Antimafia.
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Strade Nostre, l’inchiesta a tappe di Left nelle province italiane
“Strade nostre”. Da sabato 30 maggio su Left la prima puntata di un’inchiesta a tappe lungo le strade della Provincia italiana e i suoi lati oscuri. Regione dopo regione, attraverseremo la corruzione, l’abusivismo, la criminalità organizzata e la malapolitica. Così come incontreremo anche il lavoro, le imprese oneste e le meraviglie ambientali del nostro Paese.
Nella prima delle cinque puntate dedicate al Lazio, Ilaria Giupponi e Filippo Treiani, accompagnati dalle foto di Stefano D’Amadio esplorano il territorio di Latina e il “pool” a delinquere del Tribunale fallimentare capitanata dal giudice Lollo, la catena del dissesto economico che ha innescato e le storie delle vittime del raggiro.
Tra queste, Vanessa Mandara, che su Left racconta la sua storia.
Nei prossimi numeri: un viaggio attraverso il Parco Nazionale del Circeo e la vista che si apre sulla speculazione edilizia nel territorio di Sabaudia e Aprilia, stretta tra le sue aziende farmaceutiche che hanno salvato dalla crisi economica il tessuto sociale, e l’edilizia che si è mangiata i terreni agricoli. Su tutto, l’ombra della ‘ndrangheta e della camorra.
L’inchiesta poi si allargherà ad altre regioni del nostro Paese, toccando nuove tappe e nuovi comuni. Storie locali che purtroppo tracciano la fisionomia identitaria dell’Italia intera.
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Shakespeare nella Berlino anni Ottanta nel riallestimento di Der Park
Botho Strauss in Der Park chiede di immaginarsi una civiltà laboriosa allontanatasi dal sacro e dalla poesia. Nella sua rivisitazione del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, in scena con la regia di Peter Stein all’Argentina di Roma fino al 31 maggio (nella prossima stagione al Piccolo di Milano), siamo precipitati tra i rifiuti di un parco berlinese anni Ottanta e un sipario teatrale.
Un cespuglio selvatico è sempre presente nella scena mutevole di Ferdinad Woegerbauer: da quello sbucano Oberon e Titania, trasformati in viandanti che cercano di risvegliare il desiderio erotico in persone di oggi appannate in vite grigie, razzismi, identificazioni con piccole patrie, esperte solo di interessi, incapaci di amore. Un’umanità rassegnata, nella quale il folletto Puck è un vecchio scultore di oggetti che dovrebbero eccitare i sensi, a metà tra talismani e patacche kitsch.
Le follie del bosco magico stanno già nei personaggi: i tradimenti, le confusioni, i rimpianti, la rabbia di giovani senza domani. Il testo, scritto per la mitica Schaubühne di Stein nel 1983, allora interpretato da Bruno Ganz e Jutta Lampe, pur con qualche lungaggine serba una vitalità caleidoscopica, tra l’emblematica acrobata slogata caduta dal trapezio dell’inizio, l’Oberon ridotto a uomo comune afono della fine, il Minotauro bravo figlio di famiglia, frutto degli amori di Titania-Pasifae con un toro, rammaricato per la scarsa partecipazione all’anniversario della mamma.
Incombono il nazismo, il massacro del vecchio Puck omosessuale nel parco, la morte, sporcizia e grettezza, materia ruvida che si incrocia con tentativi (rovinosi) di svettare ancora nell’immaginazione. Fenomenale, lancinante e grottesca, Maddalena Crippa, accompagnata dall’Oberon dimesso (come da copione) di Paolo Graziosi, da Mauro Avogadro, Pia Lanciotti, Graziano Piazza e altri tredici interpreti in incalzante straniamento solo a tratti su toni accademici, in una regia penetrante nel contemporaneo crollo dei sogni.
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Mattarella a Londra: puerile scappare dall’integrazione, l’Ue è presidio di libertà
Crisi economica, integrazione e immigrazione. Sono questi i tre punti principali del discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla London School of Economics.
Dopo essere stato ricevuto negli appartamenti privati della regina Elisabetta II, il presidente è stato invitato nell’ateneo londinese per un dibattito sulla visione italiana dell’Unione Europea in un momento critico per i rapporti tra la Gran Bretagna e Bruxelles. «Sarebbe puerile scappare dall’integrazione» ha sostenuto Mattarella durante i suoi 45 minuti di discorso, lanciando indirettamente una frecciata nei confronti del Regno Unito che entro il 2017 si appresterà a votare un referendum per la membership all’Unione.
«Riconosco che l’Unione Europea appare ancora come un cantiere in costruzione – ha sostenuto il presidente – ma lo spirito di integrazione che ci ha guidato fino ad oggi non si affievolisca». Dal palco dell’LSE Mattarella ha anche citato Wiston Churchill, primo ministro inglese durante la Seconda Guerra Mondiale, che durante un suo discorso a Zurigo «già parlava di Stati Uniti d’Europa per un’integrazione che vada oltre quella economica e sia all’altezza delle sfide del futuro».
Tra le sfide del futuro c’è proprio la questione dell’immigrazione. «Questo flusso migratorio mette in gioco i nostri valori di pace e libertà che ci hanno permesso di prosperare dal dopo guerra ad oggi – ha continuato Mattarella – pace e libertà che i migranti non hanno potuto vivere. Siamo un punto di libertà per loro e dobbiamo affermare questo valore democratico aiutando chi viene da lontano dando risposte coerenti».
Parlando dell’operazione ormai conclusa di Mare Nostrum, il presidente rivela che era circondata di «critiche infondate» e che Triton «seppur concreta, non basta come risposta: ora serve un cambio di marcia». Mattarella indica quindi «solidarietà ed il dare l’esempio» come la via maestra per affrontare il flusso migratorio ma anche una politica estera e di sicurezza più integrata. «C’è bisogno di un’azione forte ed incisiva con una politica estera coesa senza approcci ideologici cercando di arrivare ad una spesa di difesa comunitaria invece di limitarla ai soli stati nazionali e che guardi agli interessi comuni e non solo alle singole visioni di breve periodo».
Dal cuore di Londra, quindi, il presidente ha sottolineato l’esigenza di «più Europa» senza che i summit si trasformino in «ritorno di benefici nazionali, che sono sempre a somma zero». «Niente deve bloccare l’integrazione europea – ha proseguito Mattarella – e si abbia il coraggio di andare oltre una mera area di libero scambio, area troppo fragile per le sfide future».
Il discorso di Mattarella arriva a poche ore dall’intervista del ministro degli esteri britannico Philip Hammond rilasciata alla BBC 4 dove ribadisce la volontà del governo guidato da David Cameron di votare per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, «se non ci sarà un accordo per una riforma dell’Unione».
Tra le richieste di Downing street c’è quella di limitare l’immigrazione europea verso il Regno Unito, l’adozione di una dichiarazione dei diritti umani che si discosta da quella dei trattati europei e la salvaguardia della City da interventi europei.
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Libro
Il termine latino liber indicava la parte tenera della corteccia delle piante, utilizzata dagli antichi per scrivere.
Sebbene, da un punto di vista etimologico, non esistano legami tra libro e libertà, queste due parole sono diventate inseparabili compagne di viaggio nel corso della storia dell’uomo. I libri sono spazi aperti che hanno sempre mostrato il loro carattere rivoluzionario nel rivelarsi antidoto contro le verità uniche di quei regimi che, volendo sostituire la propaganda al libero ragionamento, hanno finito per bruciarli o metterli all’indice.
Leggere infatti è il privilegio di nutrire l’intelletto dello stimolo alla critica, alla discussione, allo sviluppo. Oggi, la scarsa diffusione della lettura nel nostro Paese non è soltanto simbolo di impoverimento culturale ma anche seria questione sociale poiché la lettura costituisce una delle prime condizioni di una collettività in cui esista una mobilità sociale adeguata. Libro, parola giusta della settimana, in grado di provocare allo stesso tempo, dipendenza e indipendenza.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/FilippoTreiani” target=”on” ][/social_link] @FilippoTreiani
Bollate, la vita oltre il carcere
Nel viaggio all’interno del carcere di Bollate, Left ha conosciuto due detenuti che grazie all’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario escono quotidianamente dall’istituto per recarsi sul posto di lavoro. Michele e Gualtiero si raccontano in questo video che anticipa il reportage di Emily Menguzzato su Left in edicola sabato 30 maggio.








