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Strade Nostre, l’inchiesta a tappe di Left nelle province italiane

“Strade nostre”. Da sabato 30 maggio su Left la prima puntata di un’inchiesta a tappe lungo le strade della Provincia italiana e i suoi lati oscuri. Regione dopo regione, attraverseremo la corruzione, l’abusivismo, la criminalità organizzata e la malapolitica. Così come incontreremo anche il lavoro, le imprese oneste e le meraviglie ambientali del nostro Paese.

Nella prima delle cinque puntate dedicate al Lazio, Ilaria Giupponi e Filippo Treiani, accompagnati dalle foto di Stefano D’Amadio esplorano il territorio di Latina e il “pool” a delinquere del Tribunale fallimentare capitanata dal giudice Lollo, la catena del dissesto economico che ha innescato e le storie delle vittime del raggiro.

Tra queste, Vanessa Mandara, che su Left racconta la sua storia.

Nei prossimi numeri: un viaggio attraverso il Parco Nazionale del Circeo e la vista che si apre sulla speculazione edilizia nel territorio di Sabaudia e Aprilia, stretta tra le sue aziende farmaceutiche che hanno salvato dalla crisi economica il tessuto sociale, e l’edilizia che si è mangiata i terreni agricoli. Su tutto, l’ombra della ‘ndrangheta e della camorra.

L’inchiesta poi si allargherà ad altre regioni del nostro Paese, toccando nuove tappe e nuovi comuni. Storie locali che purtroppo tracciano la fisionomia identitaria dell’Italia intera.

Cecilia Strada: «La sinistra riscopra la solidarietà sociale»

«Io non cercherei il “leader del futuro” ma piuttosto i piani, i programmi e le attività». Cecilia Strada, giovane presidente di Emergency, sul nuovo numero di Left parla di sinistra e solidarietà sociale, quelle «azioni concrete che partono dai cittadini» che sono alla base anche del successo di Podemos in Spagna e Syriza in Grecia.

«La necessità adesso è proprio questa: la solidarietà sociale, un atteggiamento che tradizionalmente e storicamente dovrebbe appartenere alla sinistra», afferma la figlia di Gino Strada, che demolisce l’appellativo di “buonista”: «meglio dire giusto». «Si è perso la bussola su ciò che andrebbe fatto. Se hai la possibilità di aiutare qualcuno, è umano e normale che lo aiuti», dice la presidente di Emergency che lancia accuse al governo italiano perché  non è giusto che sia il terzo settore a occuparsi delle cure di stranieri e cittadini poveri. «L’Italia non è un Paese povero, spende 80 milioni di euro al giorno in spese militari, è un Paese che ogni anno brucia 23 miliardi di euro della spesa sanitaria in corruzione e poi dice di non essere in grado di curare gli ammalati».  «La chiamano crisi – conclude Cecilia Strada – ma è disuguaglianza».

Left racconta poi uno dei primi casi forse di coalizione sociale di cui parla Maurizio Landini. Una ex caserma storica al centro della città, una volta luogo di torture fasciste è stata occupata e viene gestita da una serie di associazioni tra cui Emergency, Arcigay, i sindacati, Slow food. Dentro, sorgeranno alloggi per persone sfrattate e una mensa. «Ribaltiamo un po’ la crisi», dice a Left Oliviero Alotto dell’associazione Terre di fuoco.

Sempre sul fil rouge che è possibile cambiare luoghi per antonomasia “disumani”, Left propone un reportage dal carcere di Bollate in cui è in atto da anni un progetto educativo che produce cultura e lavoro.  E ancora: l’ultima puntata dello Speciale regionali con Marche e Umbria  e un’intervista all’avvocato Felice Besostri sulla battaglia legale contro l’Italicum.

In questo numero pubblichiamo la prima puntata dell’inchiesta sui lati oscuri della provincia italiana: cominciamo con Latina e il “pool” a delinquere.  Negli Esteri servizi dalla Spagna che si è blindata contro i migranti, un reportage dall’Egitto che racconta la vita di un fabbricante di documenti falsi, lo “strano” modo di raccogliere finanziamenti nelle prossime presidenziali Usa e le storie della resistenza culturale dei berberi, un popolo sparso in più Stati.

Infine in Cultura, dopo che la Columbia University ha proposto di censurare le Metamorfosi di Ovidio (il classico latino sarebbe violento e pericoloso) Left raccoglie le reazioni di Luciano Canfora, Silvia Ronchey e Piero Boitani. Per la scienza, Pietro Greco risponde a Beppe Grillo e fa il punto sulla efficacia della mammografia nella prevenzione del tumore al seno. Buona lettura!

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Shakespeare nella Berlino anni Ottanta nel riallestimento di Der Park

Botho Strauss in Der Park chiede di immaginarsi una civiltà laboriosa allontanatasi dal sacro e dalla poesia. Nella sua rivisitazione del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, in scena con la regia di Peter Stein all’Argentina di Roma fino al 31 maggio (nella prossima stagione al Piccolo di Milano), siamo precipitati tra i rifiuti di un parco berlinese anni Ottanta e un sipario teatrale.

Un cespuglio selvatico è sempre presente nella scena mutevole di Ferdinad Woegerbauer: da quello sbucano Oberon e Titania, trasformati in viandanti che cercano di risvegliare il desiderio erotico in persone di oggi appannate in vite grigie, razzismi, identificazioni con piccole patrie, esperte solo di interessi, incapaci di amore. Un’umanità rassegnata, nella quale il folletto Puck è un vecchio scultore di oggetti che dovrebbero eccitare i sensi, a metà tra talismani e patacche kitsch.

Le follie del bosco magico stanno già nei personaggi: i tradimenti, le confusioni, i rimpianti, la rabbia di giovani senza domani. Il testo, scritto per la mitica Schaubühne di Stein nel 1983, allora interpretato da Bruno Ganz e Jutta Lampe, pur con qualche lungaggine serba una vitalità caleidoscopica, tra l’emblematica acrobata slogata caduta dal trapezio dell’inizio, l’Oberon ridotto a uomo comune afono della fine, il Minotauro bravo figlio di famiglia, frutto degli amori di Titania-Pasifae con un toro, rammaricato per la scarsa partecipazione all’anniversario della mamma.

Incombono il nazismo, il massacro del vecchio Puck omosessuale nel parco, la morte, sporcizia e grettezza, materia ruvida che si incrocia con tentativi (rovinosi) di svettare ancora nell’immaginazione. Fenomenale, lancinante e grottesca, Maddalena Crippa, accompagnata dall’Oberon dimesso (come da copione) di Paolo Graziosi, da Mauro Avogadro, Pia Lanciotti, Graziano Piazza e altri tredici interpreti in incalzante straniamento solo a tratti su toni accademici, in una regia penetrante nel contemporaneo crollo dei sogni.

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Mattarella a Londra: puerile scappare dall’integrazione, l’Ue è presidio di libertà

Crisi economica, integrazione e immigrazione. Sono questi i tre punti principali del discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla London School of Economics.

Dopo essere stato ricevuto negli appartamenti privati della regina Elisabetta II, il presidente è stato invitato nell’ateneo londinese per un dibattito sulla visione italiana dell’Unione Europea in un momento critico per i rapporti tra la Gran Bretagna e Bruxelles. «Sarebbe puerile scappare dall’integrazione» ha sostenuto Mattarella durante i suoi 45 minuti di discorso, lanciando indirettamente una frecciata nei confronti del Regno Unito che entro il 2017 si appresterà a votare un referendum per la membership all’Unione.

«Riconosco che l’Unione Europea appare ancora come un cantiere in costruzione – ha sostenuto il presidente – ma lo spirito di integrazione che ci ha guidato fino ad oggi non si affievolisca». Dal palco dell’LSE Mattarella ha anche citato Wiston Churchill, primo ministro inglese durante la Seconda Guerra Mondiale, che durante un suo discorso a Zurigo «già parlava di Stati Uniti d’Europa per un’integrazione che vada oltre quella economica e sia all’altezza delle sfide del futuro».

Tra le sfide del futuro c’è proprio la questione dell’immigrazione. «Questo flusso migratorio mette in gioco i nostri valori di pace e libertà che ci hanno permesso di prosperare dal dopo guerra ad oggi – ha continuato Mattarella – pace e libertà che i migranti non hanno potuto vivere. Siamo un punto di libertà per loro e dobbiamo affermare questo valore democratico aiutando chi viene da lontano dando risposte coerenti».

Parlando dell’operazione ormai conclusa di Mare Nostrum, il presidente rivela che era circondata di «critiche infondate» e che Triton «seppur concreta, non basta come risposta: ora serve un cambio di marcia». Mattarella indica quindi «solidarietà ed il dare l’esempio» come la via maestra per affrontare il flusso migratorio ma anche una politica estera e di sicurezza più integrata. «C’è bisogno di un’azione forte ed incisiva con una politica estera coesa senza approcci ideologici cercando di arrivare ad una spesa di difesa comunitaria invece di limitarla ai soli stati nazionali e che guardi agli interessi comuni e non solo alle singole visioni di breve periodo».

Dal cuore di Londra, quindi, il presidente ha sottolineato l’esigenza di «più Europa» senza che i summit si trasformino in «ritorno di benefici nazionali, che sono sempre a somma zero». «Niente deve bloccare l’integrazione europea – ha proseguito Mattarella – e si abbia il coraggio di andare oltre una mera area di libero scambio, area troppo fragile per le sfide future».

Il discorso di Mattarella arriva a poche ore dall’intervista del ministro degli esteri britannico Philip Hammond rilasciata alla BBC 4 dove ribadisce la volontà del governo guidato da David Cameron di votare per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, «se non ci sarà un accordo per una riforma dell’Unione».

Tra le richieste di Downing street c’è quella di limitare l’immigrazione europea verso il Regno Unito, l’adozione di una dichiarazione dei diritti umani che si discosta da quella dei trattati europei e la salvaguardia della City da interventi europei.

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Libro

Il termine latino liber indicava la parte tenera della corteccia delle piante, utilizzata dagli antichi per scrivere.

Sebbene, da un punto di vista etimologico, non esistano legami tra libro e libertà, queste due parole sono diventate inseparabili compagne di viaggio nel corso della storia dell’uomo. I libri sono spazi aperti che hanno sempre mostrato il loro carattere rivoluzionario nel rivelarsi antidoto contro le verità uniche di quei regimi che, volendo sostituire la propaganda al libero ragionamento, hanno finito per bruciarli o metterli all’indice.

Leggere infatti è il privilegio di nutrire l’intelletto dello stimolo alla critica, alla discussione, allo sviluppo. Oggi, la scarsa diffusione della lettura nel nostro Paese non è soltanto simbolo di impoverimento culturale ma anche seria questione sociale poiché la lettura costituisce una delle prime condizioni di una collettività in cui esista una mobilità sociale adeguata. Libro, parola giusta della settimana, in grado di provocare allo stesso tempo, dipendenza e indipendenza.

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Bollate, la vita oltre il carcere

Nel viaggio all’interno del carcere di Bollate, Left ha conosciuto due detenuti che grazie all’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario escono quotidianamente dall’istituto per recarsi sul posto di lavoro. Michele e Gualtiero si raccontano in questo video che anticipa il reportage di Emily Menguzzato su Left in edicola sabato 30 maggio.

«Rom» nel titolo, questo non è giornalismo

auto con tre rom in fuga travolge la folla

«Auto con tre rom in fuga», titola La Repubblica. «Auto con tre nomadi a bordo», sommario de il Corriere della SeraLa Stampa. «SALUTI DA ROM. A Primavalle 3 rom in auto forzano un posto di blocco e piombano sulla folla», il Tempo. «Tre rom fuggono dalla polizia e investono 9 persone», Il Giornale. «Rom a bordo di un auto pirata», Libero.

Questi titoli, solo alcuni dei quotidiani di oggi, sicuramente faranno sentire le vittime della tragedia avvenuta a Primavalle, quartiere periferico di Roma, più sollevate. I commenti di politicanti di mestiere e le loro frasi non-sense si sprecano sul web e sui giornali, da Matteo Salvini («Pare che l’auto si intestata a un rom, che ne ha altre 24. Per il resto..RUSPE!») immancabilmente in testa nella cavalcata dell’odio a vanvera, al consigliere comunale Alessandro Onorato, capogruppo della lista Marchini in Campidoglio («Non è accettabile il senso di impunità diffuso che ormai regna nei campi Rom della Capitale. Appare chiaro che i nostri soldi vengono spesi per alimentare illegalità e violenza»). Complimenti: mischiare capre e cavoli fa sicuramente bene al nostro sistema. Centra il punto, risale al problema e lo risolve con evidente infallibilità e pertinenza. Non sorprende che politici che hanno scelto la cifra del disprezzo e della rozza confusione degli argomenti, cuciano insieme frasi del genere.

Quello che, come giornalisti e lettori di quotidiani invece disturba e amareggia, è la scelta delle varie testate di inserire un dato di cui ci sfugge il criterio.

Ci hanno insegnato che una notizia è ciò che è di interesse pubblico. Ci chiediamo allora: se i vigliacchi omicidi di questa notte fossero stati italiani, la morte e il ferimento delle persone coinvolte, sarebbe stato di minore interesse? In quale misura la loro presunta origine rom – che ricordiamo non essere una nazionalità – aumenta il grado di interesse della notizia? Qual è il dato in più che ci stanno dando, rispetto alla vera notizia, comunicandoci un’appartenenza culturale? Il fatto che siano rom rende la morte più o meno grave? Rende la signora di 44 anni uccisa in maniera differente, perché se fosse stata uccisa da italiani, la notizia cambiava?

Se a uccidere fosse stato un italiano di fede cristiana, avrebbero scritto: «auto con a bordo tre cattolici ubriachi scappa nella notte»?

Niente morale, non spetta a noi farla e non è, nemmeno questo, d’interesse pubblico. Né nostro. Quello che è nostro interesse e dovere, è sollevare un discorso di metodo e professionalità giornalistica che si chiama responsabilità della notizia. E di ogni parola che si sceglie di digitare.

Le cinque delle 13.00

Renzi attacca Landini (senza nominarlo). «Per difendere il lavoro non si va ai talk show il martedì sera a fare grandi slogan ideologici, per difendere il lavoro si creano le fabbriche». Il premier Matteo Renzi accompagnato anche dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, si è recato all’unità di montaggio dello stabilimento arrivando in una Jeep Renegade: alla guida l’ad di Fca, Sergio Marchionne, al lato passeggeri il premier e sul sedile posteriore il presidente di Fca, John Elkann.

Isis, trovate fosse comuni Tikrit. Centinaia di cadaveri trovati nella città irachena teatro di una furibonda battaglia con i jihadisti, sarebbero 1.700 i soldati uccisi. Lo Stato islamico intanto posta le immagini del sito di Palmira occupato e anche del “carcere della morte”, le celle dove il regime siriano ha tenuto gli oppositori.

Fifa, la federazione inglese si schiera e chiede le dimissioni di Blatter. L’Uefa preme per il rinvio delle elezioni ma la federazione asiatica conferma l’appoggio al presidente. Intanto gli sponsor chiedono chiarezza, la Visa esprime profonda delusione e preoccupazione.

Campania a rischio caos dopo la decisione della Consulta che ha stabilito che la competenza sull’applicazione della legge Severino sia attribuita al giudice ordinario e non al Tar. La giustizia ordinaria potrebbe essere infatti più rigida rispetto a quella amministrativa. Il sindaco di Salerno si dice comunque certo che non cambiera nulla.

Economia, la Grecia vuole un accordo entro domenica. L’ha detto il portavoce del governo greco Gabriel Sakellaridis spiegando che Atene sta facendo del suo meglio per evitare un default e che una intesa sarà raggiunta molto presto. Tutti – ha aggiunto – anche i creditori, vogliono evitare un default del Paese.

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