Home Blog Pagina 975

Se i nemici di sempre cominciano a fare l’amore

epaselect epa05455316 A view of a graffiti mural by Lithuanian artist Mindaugas Bonanu depicting US Republican presidential candidate Donald Trump (R) kissing Russian President Vladimir Putin on the wall of a barbacue restaurant Keule Ruke in Vilnius, Lithuania, 04 August 2016. EPA/VALDA KALNINA

MOSCA – La mattina del 9 novembre in certe stanze del potere di Mosca ci si sorrideva a vicenda. Non era mai successo prima nella storia di Usa e Urss, una storia dalla cronologia di pugni mortali e ricatti atomici scambiati su e giù per il mondo. Quella mattina di novembre alla Duma si applaudiva, per la prima volta, la vittoria di un candidato repubblicano alle elezioni americane. Indirizzato al neoeletto Donald Trump, sarebbe partito poco dopo quello stesso giorno un messaggio di congratulazioni direttamente dal piano più alto del Cremlino. Un telegramma, un pezzo di carta nell’era di twitter, un invito in previsione di una futura collaborazione. Una fusione a freddo tra potenze che – se avverrà – non ha precedenti con cui essere comparata. Una specie di operazione a cuore aperto su cui si interroga in questi giorni il mondo intero: che succede se i due diavoli, Russia e America, eterne nemiche, cominciano improvvisamente a fare l’amore?
Il telegramma lo spediva l’uomo che nella caricatura del Courrier International francese ha una croce al collo e un kalashnikov in mano, sotto il suo piede schiaccia un innocente bambi, mentre non si capisce se guarda di sbieco o fisso nei tuoi occhi. Su Newsweek è Terminator, poi un orso disegnato con la scritta “L’arma segreta di Putin”. Lui è “l’incendiario”, come viene chiamato su una delle tante copertine dedicategli dal tedesco Der Spigel, con la domanda: chi lo fermerà? Il russo è enorme, il presidente americano, la tedesca e l’inglese minuscoli. È stato anche il Kalte krieger, il “guerriero freddo” su una copertina del 2014, dove spiccava la bandiera gialloblu dell’ormai dimenticata guerra di Kiev. Le copertine del Time invece erano tutte rosse: una diceva “Guerra Fredda II, come l’Ovest perde il gioco pericoloso di Putin” e per titolo interno aveva “Delitto senza castigo”. Un’altra diceva: “La Russia vuole minare le elezioni americane, non ci cascate”. Su quel numero Putin sorrideva con la spilletta: I voted, quella che si dà agli elettori americani dopo la scelta. Le sue pupille sono a forma di caccia, in un ritratto su sfondo rosso, nero e blu di The Economist e in apertura una frase di Mitt Romney di quattro anni fa: “Il foe, nemico numero uno d’America è la Russia”. Lo chiamano Vlad the invader, e Ivan il sopportabile, che ironicamente si traduce bearable, quasi come quel bear in the wood di Regan. Oggi però il bosco è la steppa fitta e misteriosa del web e il bear, l’orso, è Fancy, come il nome del troll che è entrato nel server delle mail dei democratici, interferendo nei risultati delle elezioni americane, facendo vincere il capelli gialli, Putin wannabe, mestiere milionario e bancarottiere, Donal Trump.
Dunque siamo «passati dall’essere una gas station e potenza regionale» a un Paese che influenza le elezioni americane, ha detto il parlamentare Viaceslav Nikonov: «Noi seguiamo solo il detto cinese, siediti sulla riva e aspetta che passi il cadavere del tuo nemico». Il nemico sta passando ma prima di andarsene ha voluto indagare. È stato Obama stesso a ordinare un’indagine sull’interferenza russa nelle elezioni americane, prima che Trump si insedi il 20 gennaio prossimo alla Casa Bianca. «Sono gli stessi analisti che hanno detto che Saddam aveva armi di distruzioni di massa?» è stata la replica dello staff repubblicano, mentre quella in tv di Trump è stata «Non ci credo, è ridicolo, nessuno sa chi è stato, se la Russia, la Cina o un individuo da qualche camera da letto». Il commento della notizia in Russia è stato la notizia stessa, ma la maggior parte dei cittadini non ci ha fatto particolare attenzione.

L’articolo continua su Left in edicola dal 17 dicembre

 

SOMMARIO ACQUISTA

La rivoluzione dei padri: welfare, desideri e modelli tradizionali

Happy Young Father is Playing with his newborn baby girl at home, and kissing noses together. Vintage style color filter.

Dal primo gennaio 2017 i padri italiani avranno 2 giorni di congedo obbligatorio (pagato) alla nascita del figlio. E dal 2018 saranno 5 (di cui uno facoltativo). Dal 2019 il congedo di paternità obbligatorio sarà da rifinanziare, ma intanto non è più in via sperimentale. In Parlamento giace una proposta di legge che di giorni ne propone 15.
«Quello è un traguardo, ma così si comincia a costruire il senso comune che non è così esteso», dice la deputata Pd Titti Di Salvo prima firmataria dell’emendamento sul congedo approvato nella Finanziaria. Il congedo di paternità serve non solo al padre, ma anche alla donna, che così si sente più libera nella scelta della maternità. Serve soprattutto ai figli, che così crescono meglio. E serve a tutta la società perché le donne sono più libere di lavorare mentre gli uomini acquiscono una nuova sensibilità.

È questo il tema di cui ci occupiamo nel primo piano di Left in edicola da sabato 17 dicembre

Nel suo articolo Marco Quilici parla del “nuovo padre italiano” alla ricerca di un rapporto con i figli diverso dal passato. Questo corrisponde a un cambiamento affettivo, psicologico, cognitivo e comportamentale mai visto in millenni di storia dell’uomo. Ma la strada è piena di ostacoli. E c’è un dato che resta: siamo i fanalini di coda del congedo di paternità.

congedo-paternita-left

La sociologa Chiara Saraceno, invece, che oltre a essere una firma di Left è anche autrice di “Mamme e papà, Gli esami non finiscono mai” (il Mulino, 2016) racconta come siano ancora le madri a ridurre il tempo lavorativo per i figli, mentre i padri riducono il tempo libero. Ma è limitativo pensare di incoraggiare i padri a occuparsi dei figli per arrivare alle pari opportunità. Qui è in gioco non solo un dovere ma un diritto.

Come cambia la paternità? Nel primo piano di Left in edicola dal 17 dicembre

 

SOMMARIO ACQUISTA

Le più belle foto naturali del 2016 premiate dal National Geographic

© Chris McCann / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

National Geographic Nature, ecco le immagini premiate quest’anno

Primo classificato, Paesaggi. Lotta per la vita. - © Jacob Kaptein / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Primo classificato, Paesaggi. Lotta per la vita. – © Jacob Kaptein / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Secondo classificato, Paesaggi. Pista di ghiaccio nella natura. - Nei pressi dei picchi verticali delle Pale di San Martino, i primi giorni freddi dell'inverno hanno congelato la superficie di uno stagno, e la prima nevicata ha rivelato la sua delicata bellezza. - Alessandro Gruzza / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Secondo classificato, Paesaggi. Pista di ghiaccio nella natura. – Nei pressi dei picchi verticali delle Pale di San Martino, i primi giorni freddi dell’inverno hanno congelato la superficie di uno stagno, e la prima nevicata ha rivelato la sua delicata bellezza. – © Alessandro Gruzza / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Terzo classificato, Paesaggi. Tempesta nel Pacifico. - Un isolato cumulonembi di tempesta sopra l'Oceano Pacifico, a poche miglia a sud della costa di Panama City. © Santiago Borja / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Terzo classificato, Paesaggi. Tempesta nel Pacifico. – La formazione di una tempesta sopra l’Oceano Pacifico, a poche miglia a sud della costa di Panama City. © Santiago Borja / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Menzione d’onore, Paesaggi. Una meteora verde all’improvviso. - La sica lasciata da un meteorite verde, un evento estremamente raro. - © Prasenjeet Yadav / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Menzione d’onore, Paesaggi. Una meteora verde all’improvviso. – La scia lasciata da un meteorite verde, un evento estremamente raro. – © Prasenjeet Yadav / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Primo classificato, Problemi ambientali. Vita e morte. - Resti di un orso polare sono stati scoperti in una delle isole del nord Svalbard, in Norvegia. - © Vadim Balakin / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Primo classificato, Problemi ambientali. Vita e morte. – Resti di un orso polare sono stati scoperti in una delle isole del nord Svalbard, in Norvegia. – © Vadim Balakin / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Secondo classificato, Problemi ambientali. Fuori la sede di Facebook. - L'ottanta per cento dell’area di San Francisco Bay è stata sviluppata per estrazione del sale. La tinta di ogni stagno è un'indicazione della sua salinità, i microrganismi all'interno cambiano colore secondo la salinità del suo ambiente. Nell’immagine uno degli stagni ad alta salinità che si trova proprio accanto alla sede di Facebook, dove circa 4.000 persone lavorano ogni giorno. © Chris McCann / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Secondo classificato, Problemi ambientali a due passi dalla sede di Facebook. – L’ottanta per cento dell’area di San Francisco Bay è stata sviluppata per estrazione del sale. La tinta di ogni stagno è un’indicazione della sua salinità, i microrganismi all’interno cambiano colore secondo la salinità del suo ambiente. Nell’immagine uno degli stagni ad alta salinità che si trova proprio accanto alla sede di Facebook, dove circa 4.000 persone lavorano ogni giorno. © Chris McCann / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Terzo classificato, Problemi ambientali. Vanità tossica. - Immagine di un ingrandimento di particelle di plastica contenure nei eyeliner. Questa fotografia è stata scattata a Falmouth Università in Cornovaglia, Regno Unito, maggio 2016 - © Eleanor Ryder / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Terzo classificato, Problemi ambientali. Vanità tossica. – L’immagine mostra l’ingrandimento di particelle di plastica contenure negli eyeliner. Questa fotografia è stata scattata a Falmouth Università in Cornovaglia, Regno Unito, maggio 2016 – © Eleanor Ryder / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Menzione d’onore, Problemi ambientali. Incendi sulla spiaggia. - Una giovane donna guarda un incendio avvicinarsi alla spiaggia di Son. © Sergej Chursyn / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Menzione d’onore, Problemi ambientali. Incendi sulla spiaggia. – Una giovane donna guarda un incendio avvicinarsi alla spiaggia di Son. © Sergej Chursyn / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Menzione d’onore, Problemi ambientali. Senza neve, niente ghiaccio? - Un orso solitario sul bordo di Barter Island, Alaska. Non c'è neve quando, in questo periodo dell'anno, ci dovrebbero essere. Ciò avrà un impatto sulla popolazione dell'orso polare locale quando arriverà il momento di cacciare foche per il loro cibo nei mesi invernali. © Patty Waymire / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Menzione d’onore, Problemi ambientali. Senza neve, niente ghiaccio? – Un orso solitario sul bordo di Barter Island, Alaska. Non c’è neve quando, in questo periodo dell’anno, ci dovrebbero essere. Ciò avrà un impatto sulla popolazione dell’orso polare locale quando arriverà il momento di cacciare foche per il loro cibo nei mesi invernali. © Patty Waymire / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Menzione d’onore, Problemi ambientali. American Flowers #1. - Nella Groenlandia orientale si trova Bluie Oriente Due, una base remota dell’Air Force US della seconda guerra mondiale. La base è stata abbandonata nel 1947 e tutto è rimasto così: veicoli militari, strutture, dinamite e munizioni, e più di 10.000 barili di carburante per aviazione. Gli Inuit che vivono nella regione chiamano questi resti arrugginiti “Fiori americani”. © Ken Bower / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Menzione d’onore, Problemi ambientali. American Flowers #1. – Nella Groenlandia orientale si trova Blue Oriente Due, una base remota dell’Air Force US risalente alla seconda guerra mondiale. La base è stata abbandonata nel 1947 e tutto è rimasto così: veicoli militari, strutture, dinamite e munizioni, e più di 10.000 barili di carburante per aviazione. Gli Inuit che vivono nella regione chiamano questi resti arrugginiti “Fiori americani”. © Ken Bower / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Primo classificato, Ritratti Animali. Attirandoti nei boschi. - Amboli, Maharashtra, India, il 24 luglio, 2016. - © Varun Aditya / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Primo classificato, Ritratti Animali. Attirandoti nei boschi. – Amboli, Maharashtra, India, il 24 luglio, 2016. – © Varun Aditya / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Terzo classificato ex equo, Ritratti Animali. Pulcinella di mare. - Questa immagine è stata scattata durante l'estate del 2015 su Skomer, Galles, l’isola nota per la sua fauna e per la vasta colonia di pulcinella di mare. La foto mostra un dettaglio di un Puffino atlantico mentre riposa pacificamente sotto la pioggia. - © Mario Suarez Porras/2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Terzo classificato ex equo, Ritratti Animali. Pulcinella di mare. – Questa immagine è stata scattata durante l’estate del 2015 su Skomer, Galles, l’isola nota per la sua fauna e per la vasta colonia di pulcinella di mare. La foto mostra un dettaglio di un puffino atlantico mentre riposa pacificamente sotto la pioggia. – © Mario Suarez Porras/2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Terzo classificato ex equo, Ritratti Animali. L’amicizia non ha colore. - Una rara situazione di due Empusa Pennata sullo stesso ramo. - © Jose Gomez Pesquero / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Terzo classificato ex equo, Ritratti Animali. L’amicizia non ha colore. – Una rara situazione di due empusa pennata sullo stesso ramo. – © Jose Gomez Pesquero / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Menzione d’onore, Ritratti Animali. Una cornacchia insegue un gufo pescatore della Malesia. - Un pomeriggio di inizio settembre lungo la riva del fiume a Pasir Ris Park nella zona est di Singapore. Un corvo insegue un gufo, due creature all’opposto come il giorno e la notte, dimostrando subito che il corvo era la specie più aggressive dei due. - Lawrence Chia Boon Oo/2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Menzione d’onore, Ritratti Animali. Una cornacchia insegue un gufo pescatore della Malesia. – Un pomeriggio di inizio settembre lungo la riva del fiume a Pasir Ris Park nella zona est di Singapore. Le due creature sono l’opposto l’una dell’altra, come il giorno e la notte, delle due la cornacchia è sicuramente la specie più aggressiva. – © Lawrence Chia Boon Oo/2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Primo premio assoluto: Sardine run, la fuga delle sardine - Durante la migrazione di sardine lungo la costa selvaggia del Sud Africa, milioni di sardine sono preda di predatori marini come i delfini, uccelli marini, squali, balene, pinguini, pesci vela, e leoni marini. La caccia ha inizio con i delfini comuni che hanno sviluppato tecniche di caccia speciali per guidare le sardine in superficie. Negli ultimi anni, probabilmente a causa della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici, la corsa annuale di sardine è diventato sempre più imprevedibile. Mi ci sono voluti due settimane per avere l'opportunità di testimoniare e catturare questo momento. - © Greg Lecoeur / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year fotografia di G. Lecoeur
Primo premio assoluto: la fuga delle sardine – Durante la migrazione di sardine lungo la costa selvaggia del Sud Africa, milioni di sardine sono preda di predatori marini come delfini, uccelli marini, squali, balene, pinguini, pesci vela, e leoni marini. La caccia ha inizio con i delfini comuni che hanno sviluppato tecniche di caccia speciali per spingere le sardine in superficie. Negli ultimi anni, probabilmente a causa della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici, la migrazione annuale delle sardine è diventata sempre più imprevedibile. Al fotografo sono servite due settimane per avere l’opportunità catturare questo momento realizzando questo scatto. – © Greg Lecoeur / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
fotografia di G. Lecoeur

Secondo classificato, Azione. Avvicinamento. Un tornado EF2 porta in Wray, Colorado- 7 maggio 2016. - © Tori Shea-Ostberg /2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Secondo classificato, Azione. Avvicinamento. Un tornado EF2 porta in Wray, Colorado- 7 maggio 2016. – © Tori Shea-Ostberg /2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Terzo classificato, Azione. Aironi maggiori spiccano il volo. - Una straordinaria storia di successo di conservazione, l’Airone bianco è stato salvato dalla scomparsa in Ungheria, quando nel 1921 c'erano solo 31 coppie rimaste. Meno di un secolo dopo, gli sforzi di conservazione internazionali hanno trionfato. Oggi, anche se il loro numero continua a salire, l'airone bianco maggiore rimane il simbolo della conservazione della natura ungherese ed è ancora considerato una specie in via di estinzione. © Zsolt Kudich / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Terzo classificato, Azione. Aironi maggiori spiccano il volo. – Una straordinaria storia di successo di conservazione, l’Airone bianco è stato salvato dalla scomparsa in Ungheria, quando nel 1921 c’erano solo 31 coppie rimaste. Meno di un secolo dopo, gli sforzi di conservazione internazionali hanno trionfato. Oggi, anche se il loro numero continua a salire, l’airone bianco maggiore rimane il simbolo della conservazione della natura ungherese ed è ancora considerato una specie in via di estinzione. © Zsolt Kudich / 2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

Menzione d’onore, Azione. Banchettando a meduse. - Le tartarughe verdi divorano i tentacoli morbidi di una medusa, fonte di cibo comune per molte tartarughe. © Scott Portelli/2016 National Geographic Nature Photographer of the Year
Menzione d’onore, Azione. Banchettando a meduse. – Le tartarughe verdi divorano i tentacoli morbidi di una medusa, fonte di cibo comune per molte tartarughe. © Scott Portelli/2016 National Geographic Nature Photographer of the Year

La Toscana vieta i gadget nazifascisti. Intanto a Predappio si progetta un museo

La Toscana mette al bando i gadget che inneggiano al nazi fascismo. Così ha deciso a maggioranza dal Consiglio regionale  per “contrastare la vendita e la diffusione di oggettistica raffigurante immagini, simboli o slogan rievocativi dell’ideologia fascista”. La mozione è stata presentata dai consiglieri del gruppo Pd, affinché  “il reato di apologia del fascismo venga integrato con la fattispecie relativa alla vendita di oggetti riproducenti immagini e slogan riconducibili a tali regimi”. Ma l’obiettivo è anche più ambizioso: fare in modo che in Parlamento si arrivi all’approvazione della proposta di legge per l’introduzione nel codice penale del reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. La mozione, ha spiegato Alessandra Nardini, “nasce da una mozione dell’Anpi di Pisa e di Livorno” ed è stata votata da  Pd e Sì-Toscana a sinistra. Contrari Lega e Fratelli d’Italia, mentre il gruppo del Movimento 5 stelle non ha partecipato al voto.

Il precedente in Emilia Romagna e il caso museo di Predappio  . La decisione della Toscana sgue da vicino una recente risoluzione dell’Emilia Romagna per introdurre “una nuova fattispecie di reato e perseguire alcune condotte non previste dalla normativa vigente”.   Predappio, infatti, è da tempo meta  di “turismo nostalgico”; particolarmente in coincidenza di tre date:  il 28 ottobre, Marcia su Roma, il 27 aprile, fucilazione di Benito Mussolini, e il 29 luglio, giorno di nascita del duce, figlio di una maestrina cattolica e di un anarchico che poi diventò socialista rivoluzionario sulla scia di Andrea Costa. “Curioso”, però, che mentre la Regione vieta souvenir fanatici volendo disincentivare cortei nostalgici e canti squadristi alla cripta del mussoliniana, a Predappio si progetti invece di aprire un museo. Non un museo della Resistenza, come sarebbe auspicabile, ma un museo sul fascismo. Che per giunta costerebbe agli italiani  cinque milioni di euro, visto che i soldi  che dovrebbero essergli destinati non vengono da Predappio, ma da Roma.

Diversa la decisione presa dell’Austria riguardo alla casa di Hitler, che il governo vorrebbe radare al suolo proprio per evitare pellegrinaggi neonazi. Il  primo passo è stato compiuto il 15 dicembre quando il Parlamento austriaco ha approvato una legge che permette l’espropriazione della casa natale di Adolf Hitler nella cittadina di Braunau am Inn, in Alta Austria.

Come se non bastasse lil progetto di Predappio, alcuni insegnanti hanno proposto di leggere il Mein Kampf di Hitler in dieci  scuole nell’ambito del progetto “i miei dieci libri”. Una scelta che sarebbe il frutto di una discussione condivisa. “Una decisione inaccettabile nella scuola pubblica italiana.Il testo di Hitler dovrebbe essere bandito”, si legge in un comunicato dell’Unione studenti. “Vogliamo ricordare i valori costituzionali del nostro Paese, il nazifascismo non ha cittadinanza. Per quello che questo libro ha rappresentato nella storia dell’Europa e del mondo intero riteniamo assurda e forzata questa scelta, l’istigazione all’odio e alla violenza non è educazione”, dice Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti, che aggiunge: “Nel nostro Paese il 20,7% delle persone ha letto meno di tre libri nella sua vita, bisognerebbe quindi incentivare la lettura attraverso la diffusione del valore della stessa e non con un testo che fomenta il disprezzo, il razzismo e fa apologia del genocidio.” La decisione presa da alcuni docenti ha avuto come risposta un’ispezione ministeriale. L’iniziativa sarà ricordata come una delle poche cose buone fatte dal ministro dell’Istruzione Giannini. Speriamo che il neo ministro Valeria Fedeli, su questo e solo su questo, ne raccolga il timone.

Grecia: la “mancia” di Tsipras ai pensionati che spacca (ancora una volta) l’Europa

Ieri pomeriggio, il Parlamento greco ha approvato una misura che prevede un bonus  una tantum di 50 euro per i pensionati. La misura redistributiva che riguarda l’allocazione di risorse in eccesso derivanti dal bilancio dell’anno 2016, ha però creato un vero e proprio pandemonio politico-istituzionale a livello europeo.

Mercoledì mattina, in reazione all’annuncio della misura da parte del Governo greco, il collegio di creditori internazionali, composto dalla direzione del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), la Banca centrale europea (Bce) e il Fondo monetario internazionale (Fmi), ha congelato l’accordo riguardo all’alleggerimento del debito greco, raggiunto il 5 dicembre, durante l’ultimo Eurogruppo. Come mai?

Eric Maurice su EuObserver scrive che sarebbe stato il fronte tedesco ad aver richiesto, martedì mattina, una valutazione sulla compatibilità tra i bonus per i pensionati e gli accordi del 5 dicembre. Detto, fatto: mercoledì pomeriggio arriva la decisione del collegio dei creditori internazionali.

Ma, lontano dall’essere un “tutti contro Atene”, la decisione dei creditori ha provocato una vera e propria spaccatura all’interno del fronte europeo dei creditori e tra stati membri dell’Eurozona.

Dopo la sospensione dell’accordo del 5 dicembre, la Francia ha infatti dichiarato il proprio sostegno al Governo greco. In occasione del suo arrivo a Bruxelles per il Consiglio europeo, Francois Hollande ha affermato: «La Grecia deve essere trattata con dignità […] Non si possono chiedere ulteriori sforzi ad Atene». Più duro è stato il Ministro dell’Economia, Michel Sapin che sebbene non sia entrato nel merito della decisione del collegio, ha apertamente criticato le procedure decisionali: «Le posizioni individuali di alcuni Paesi non sono espressioni collegiali dell’Eurogruppo». Quelle di Sapin sono parole che criticano apertamente la posizione di “potere” della Germania. Il Ministro ha inoltre ricordato che l’accordo di alleggerimento del debito non è stato caratterizzato da alcuna forma di “condizionalità”.

Anche il Commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, è intervenuto a gamba tesa contro la decisione dei creditori: «Non si può dire che questa decisione [la sospensione dell’accordo] sia stata presa in seguito a una valutazione della Commissione europea, visto che questa analisi non è mai stata fatta […] Chi ha richiesto la sospensione delle misure di alleggerimento di breve periodo dovrebbero assumersi le conseguenti responsabilità».  Inoltre, ha affermato che «la decisione sull’alleggerimento è robusta ed è stata concordata in base alla valutazione legata alla prima revisione del bailout», conclusasi ben prima del 5 dicembre.

Insomma, se da un lato era già chiara la spaccatura tra Fmi e Germania per quanto riguarda gli interventi di alleggerimento del debito greco, si aggiunge ora un’altra frattura: quella tra Germania, da un lato, e Commissione europea e Francia, dall’altro. Cosa succederà nelle prossime settimane?

Dopo l’approvazione delle misure da parte del Parlamento greco, il Mes si è espresso così: «Le misure proposte dal governo greco sollevano interrogativi importanti riguardo ai processi e alla sostanza degli accordi [tra creditori e Governo greco] sul front delle pensioni». Nonostante ciò, «sebbene le misure riducano il margine di sicurezza dell’avanzo di bilancio del 2016, non influiranno sulle proiezioni per il 2017 e il 2018». Insomma, tanto fracasso per nulla? Forse.

A gennaio 2017, è previsto un nuovo incontro dell’Eurogruppo durante il quale creditori e Governo greco valuteranno il piano di riforme del governo Syriza, funzionale alla chiusura della seconda revisione del bailout greco. Fino ad allora è probabile che l’accordo sull’alleggerimento del debito greco rimarrà congelato.

Il paradosso di tutto ciò? I pensionati greci, il giorno dell’approvazione del bonus, sono scesi in piazza criticando la misura come poco più che «una mancia».

 

 

 

Fra Oriente e Occidente, Anish Kapoor al Macro

Kapoor, the bean

Uno dei maggiori artisti contemporanei, Anish Kapoor torna ad esporre in un museo italiano con una mostra negli spazi del Macro a Roma, dal 17 dicembre al 17 aprile. In occasione del vernissage di questa importante retrospettiva curata da Mario Codognato ecco l’interivista di Left realizzata nella Galleria Continua di San Gimignano, che già molti anni fa ha avuto il merito di presentare l’artista anglo-indiano al pubblico italiano.

Il suo “fagiolo”,  sinuosa scultura specchiante, ha rivoluzionato il  Millennium Park di Chicago riflettendo l’immagine dei passanti a testa in giù.  Le sue sculture che moltiplicano le prospettive, hanno aperto alla fantasia gli ordinati giardini di Versailles.  Giocando sugli opposti – concavo e convesso, femminile e maschile, luce e ombra – Anish Kapoor ha portato un bello scompiglio nel parco della reggia francese, ridisegnandone il volto. «Versailles è un oggetto matematico quasi perfetto, costruito con un’accuratezza quasi ossessiva. Per un artista è un luogo estremamente difficile con cui confrontarsi», raccontava a Left l’artista anglo-indiano, l’anno scorso. E a chi, scandalizzato, non ha gradito la sua profanazione del sacro rigore illuminista giudicando troppo espliciti i richiami a forme intime femminili, Kapoor risponde divertito evocando la polisemia dell’arte e la propria libertà di ricerca. Che negli ultimi trent’anni lo ha portato a realizzare sculture di puro pigmento colorato ma anche architetture che assomigliano e gigantesche sculture come The Orbital Tower a Londra e poi raffinate sculture (dette «non oggetti») che mettono in relazione gli opposti, forme pure e seducenti che invitano ad esplorare il buio, la profondità, ciò che ci appare come diverso e sconosciuto. Come il misterioso incavo nero che mesi addietro accupava tutta una parete della Galleria Continua a San Gimignano (ricavata da un vecchio cinema anni ’50): un gigantesco schermo scuro che tuttavia appariva vivo e animato. Dove una volta era la platea  si apriva un travolgente vortice di acque nere, un gorgo insieme spaventoso e affascinante accompagnato da incessante rumore di fondo. Quest’opera, intitolata Descension, era al centro dell’ultima, emozionante, personale che la galleria toscana dedicava un anno fa a questo grande artista capace di far incontrare Oriente e Occidente, di fondere scultura, pittura e architettura in eleganti e visionarie creazioni. A San Gimignano rappresentate da alcune storiche opere specchianti, da sculture trasparenti e da nuove sculture in alabastro innervate di rosso e dalle superfici scabre, mobili, non levigate. Alcune delle quali saranno dal 17 dicembre in mostra al Macro di Roma, insieme ad inediti.  Nelle mani di Kapoor anche il marmo e la pietra sembrano perdere la loro materica e ottusa pesantezza. Mentre giochi di sculture concave e convesse aprono le sale a una spazialità nuova, immaginifica, imprevista.
«Il mio lavoro è sempre stato un tentativo di far emergere delle forme latenti, che invitino ad andare oltre le superficie delle cose»,dice Anish Kapoor che Left ha incontrato a San Gimignano. «Ma- aggiunge – mi attrae anche l’idea di “pelle”, come membrana porosa che mette in relazione interno ed esterno e al tempo stesso li separa e li definisce.
Anche l’attenzione verso l’universo femminile traspare dalla sua ricerca. Non solo per le forme morbide delle sue sculture.
Mi affascina moltissimo. Trovo in voi donne una sensibilità e un’ intelligenza diversa. Credo che rappresentiate davvero il futuro! Il mio lavoro forse riflette tutto questo. Ma anche la mia allergia all’idea di vecchio eroe di stampo greco e germanico che “porta la luce”, (Ercole, Ulisse ecc). Un’identità maschile più moderna ha lati tenebrosi, è sensibile, conosce l’incertezza, sa lasciarsi andare. Un’opera moderna offre una pluralità di prospettive. Oggi però rispuntano fanatismi religiosi che vorrebbero imporre una prospettiva univoca. Non a caso ci appaiono così medievali e ferocemente antiquati.
Il suo vortice, specie nella prima versione con le ringhiere, mi ha fatto pensare a ciò che è diventato il Mediterraneo per i migranti. Che cosa pensa delle politiche europee a riguardo?
L’Europa sta rispondendo ai migranti in modo disumano. Inaccettabile Quelli che parlano di Europa invasa dai migranti sono dei pazzi. Io sono un immigrato. L’emigrazione riguarda tutti, è solo una questione di epoche storiche. Che i migranti siano un pericolo per l’economia europea è un’invenzione per spargere paura. Ho idea che la verità sia l’esatto contrario.
L’arte può aiutare a cambiare la mentalità?
Molti dicono che gli esperti e i tecnici troveranno una soluzione per la fame nel mondo, per la tutela dell’ambiente ecc. Non so se accadrà. Ma una risposta potrebbe venire anche da altri ambiti, perché no? Forse proprio dall’arte. E da progetti creativi, irrazionali. Ciò che caratterizza l’artista è l’intuizione di una possibilità, una sensibilità poetica per qualcosa che può accadere, che può essere. Perlopiù fare arte vuol dire fare cose inutili e irrazionali. Perché bucare il pavimento per costruire un vortice? Perché quel mio modo di lavorare la tela dovrebbe dire qualcosa a qualcuno? Eppure qualcosa accade: è uno strano momento di possibilità illogiche. Le migliori cose avvengono senza premeditazione.
Perché le sue sculture non sono piene e intonse come quelle di Brancusi (che in parte evocano) ma presentano delle aperture?
Anni fa mi interessava il tema del vuoto. Poi sono giunto alla conclusione che il vuoto non esiste. Il momento che precede la creazione non è vuoto. E c’è una straordinaria potenzialità in un oggetto che è apparentemente vuoto. I miei “non oggetti” sono cose che contengono qualcosa di invisibile. La fisica, per esempio, parla di materia oscura, la gran parte della massa è invisibile. Anche la scultura si comporta così.
Importante nel suo lavoro è anche il colore.
È una cosa molto strana, il colore: rende lo spazio più grande, lo cambia, lo crea addirittura. Il colore non è un aggettivo neutro. Non è un semplice rivestimento, non copre. Assomiglia all’acqua che ti bagna sotto la doccia. È una qualità poetica, crea una condizione interiore, cambia la percezione del tempo. Il colore è molto più nella nostra mente che nei nostri occhi.
Il nero di Caravaggio, come è stato notato, è ben diverso da quello di Raffaello.
Esattamente! Dunque il nero non è solo nero. Il nero può essere vivo, vitale, oppure piatto. Il nero è la morte, l’angoscia, ma allo stesso tempo è super chic, evoca un’eleganza non solo materiale. Molti colori hanno questa possibilità. Si ha la sensazione che i colori esprimano qualcosa di interiore
Ho letto che lei sta sperimentando con il vantablack, di che si tratta?
È un tipo di nero inventato da uno scienziato inglese: si tratta di una sorta di una nano paint che assorbe il 98 per cento della luce. Si pensa che sia il materiale più nero di tutto l’universo dopo i buchi neri. Mi piace l’idea di provarlo. La tecnologia a volte ci permette nuove possibilità di pensare, una nuova visione.
Il suo rosso così vivo ha al fondo qualcosa di scuro. Perché ?
Di solito si dice che il colore riflette se stesso nella luce. Questa è la teoria tradizionale. Turner, Monet, sono tutti artisti della luce. Ma poi c’è stato Rothko. E altri (ma non tanti direi) per i quali il colore ha un quantum di scuro. E questo a me interessa moltissimo proprio perché mi piace creare delle forme. Il rosso in particolare ha qualcosa di molto più scuro di altri colori, più del blu o del nero. Immagino l’interno del nostro corpo come scuro e rosso. Rosso è il sangue. Così come rosso è il colore che associo alla nascita».
Che rapporto ha con lo spettatore?
Questo è un grosso nodo dell’arte ma se vogliamo ha una risposta semplice. Non puoi fare arte pensando al pubblico, non puoi indirizzare lo spettatore, quello è l’intento di Hollywood. L’arte non è intrattenimento, non è Disneyland, mi pare assolutamente chiaro. Devi farlo per te stesso. E se funziona su di te può funzionare anche su altri. L’arte esprime qualcosa di universale che unisce tutte le persone. La cosa affascinante è proprio questa: non esiste un’arte inglese, tedesca ecc. Certo, io sono di origini indiane, ma nel mio bagaglio c’è questo e insieme altro. Diciamo che Picasso era spagnolo ma non è la cosa più importante. Il punto non è da dove viene un artista ma quanto è originale, ampia e aperta la sua visione, quanto è forte la sua fantasia.
Lei ha collaborato con Ai Weiwei. È tempo per gli artisti di rompere il silenzio sulla censura che continua ad esistere in Cina e altrove, nel nuovo millennio?
Tante cose certamente sono cambiate, ma non abbastanza. E dovremmo farci sentire di più. In quanto artisti agiamo nello spazio pubblico e siamo necessariamente delle figure pubbliche. Non puoi pretendere che non sia così. Dobbiamo fare massa critica dicendo con forza che non è più possibile accettare la censura. Dopo così tanti anni Ai Weiwei ancora oggi non può uscire dalla Cina. Perché? Cui prodest? Aiuta la Cina? Non mi sembra. Ci sono molti artisti coartati anche in altre parti del mondo. È nostro dovere sollevare queste e altre domande scomode.
L’artista ha il compito di sfidare l’opprimente Leviatano che lei immaginò al Grand Palais?
Mi piace pensare all’artista come «l’idiota» di Dostoevskij, come un folle, alla Shakespeare. In quel momento di foolish immagination c’è qualcosa di straordinario. Per questo dico che ciò che non so è molto più interessante di ciò che so. Perché apre una sfida con te stesso. L’arte è un gioco serio che amplia il raggio delle possibilità.

img_4836

 

Anish Kapoor Bilbao
Anish Kapoor Bilbao

Raggi non si dimette. Ma Ora nel Movimento volano gli stracci

Raggi e Lombardi
Virginia Raggi e Roberta Lombardi del M5S ANSA / GIUSEPPE LAMI

Aveva ragione Roberta Lombardi, Marra era «un virus che ha infettato il Movimento»? Pare proprio di sì, a legger la notizia dell’arresto del capo del personale del comune di Roma, Raffaele Marra, collaboratore fidatissimo, anzi consigliere, della sindaca Virginia Raggi, che l’ha prima voluto nel suo gabinetto e poi l’ha nominato al vertice di uno dei più importanti dipartimenti del Comune, il cuore della macchina amministrativa, quello da cui si dirigono i 23mila dipendenti del Comune.

Sono le ore della rivincita di Roberta Lombardi, dunque, quelle successive all’arresto di Marra, sviluppo dell’inchiesta sui suoi affari immobiliari, sulla casa comprata dalla sventita Enasarco (un affare da 22mila immobili) e sul rapporto con il costruttore Scarpellini. Quando a giugno la deputata del Movimento chiese a Raggi di rinunciare all’ingombrante Marra, infatti, venne accusata di voler danneggiare il Movimento, e di farlo solo per invidia, per una guerra interna contro Raggi, che non era il suo candidato alle primarie del Movimento. Addirittura Beppe Grillo si scomodò e scese a Roma per confermare la propria fiducia alla sindaca. Però aveva ragione Lombardi, che invece lasciò il direttorio.

E avevano però ragione anche le opposizioni, che chiedevano di cacciare Marra e rinfacciavano a Raggi rapporti poco chiari con il mondo da cui viene il dirigente, già collaboratore di Gianni Alemanno e Renata Polverini. Raggi, lo studio Sammarco, la destra avvocatizia romana. La sindaca ha sempre difeso le sue scelte (e così hanno fatto i consiglieri più in vista, come il capo della commissione trasporti, Enrico Stefano: «Marra è un dirigente esperto, mi ha consigliato molto i primi tempi», disse a noi). E ora paga la sicurezza ostentata – un sicurezza, che è un po’ la cifra dei grillini e che prudenza consiglierebbe di archiviare. Perché governare, ormai dovrebbero aver capito, è cosa complessa (che richiede, peraltro, professionalità, gente che lo faccia di mestiere, visto che l’alternativa è affidarsi a dirigenti che – si spera – non si conosce).

Il più dei consiglieri oggi si mostrano sorpresi, dimostrando anche loro – fermo restando l’attesa sull’esito dell’inchiesta – di non aver voluto cogliere i segnali. «Abbiamo appreso la notizia dell’arresto di Raffaele Marra dalle chat», dice all’Ansa il consigliere comunale Angelo Diario: «non se lo aspettava nessuno». «Non ce lo aspettavamo assolutamente, non ci risultava nemmeno indagato», aggiunge la collega Carola Penna, che prova a rigirare la frittata: «ma se la magistratura ci dà una mano a ripulire la pubblica amministrazione, e parlo in generale», aggiunge, «ci fa solo un favore». Così però è troppo facile. Posto che è lecito, per uno al primo mandato in aula Giulio Cesare, non sapere nulla di Marra e della sua storia, indizi preoccupanti sono usciti ben presto, pubblici (la stessa Lombardi si è fatta la sua idea leggendo le inchieste di Emiliano Fittipaldi su l’Espresso) e alla portata di tutti.

Lombardi è quindi soddisfatta, ma aver ragione in questo modo ha un gusto amaro. Sono ore, infatti, in cui non si escludono le dimissioni di Raggi, che avrebbero anche un senso, punita per l’eccessiva spavalderia. Con lei, però, perderebbe l’intero movimento. Ed è questo il motivo per cui alla fine, si farà quadrato, con Raggi che dice «l’amministrazione va avanti» perché su Marra «abbiamo solo sbagliato a fidarci». Ha iniziato Grillo, lasciando che a parlare per prima fosse la sindaca, e seguirà pure chi aveva avvisato degli errori. Chiedendo però che finisca, adesso, veramente, lo strapotere del “raggio magico”.

Virginia Raggi da sola, evidentemente, non è in grado. Due pilastri aveva, Muraro e Marra, due ne ha persi. Ora dovrà ridimensionarsi. E con lei – qualcuno penserà – anche i big nazionali che l’hanno sostenuta. Per Luigi Di Maio, insomma, – che noi intervistiamo, sull’esito del referendum, sul numero di Left in edicola da sabato – l’arresto di Marra è una pessima notizia.

Su Left in edicola dal 17 dicembre anche un’intervista a Luigi Di Maio

 

SOMMARIO ACQUISTA

Arrestato Marra, braccio destro della Raggi

Raffaele Marra, durante la giunta in Campidoglio con Il sindaco di Roma Virginia Raggi, Roma, 02 settembre 2016. ANSA/ANGELO CARCONI

Raffaele Marra, insieme al costruttore Sergio Scarpellini, è stato arrestato stamattina per corruzione. Il contestato capo del personale del sindaco 5 Stelle, aveva un passato nell’amministrazione di Alemanno (poi in Regione con la Polverini), e i fatti risalgono ad allora. L’accusa della procura di Roma sarebbe di aver intascato alcune tangenti da parte dei costruttori. Assegni circolari per un valore di 367 mila 850 euro emergono dalla ricostruzione dei giri finanziari effettuata dai magistrati, il pm Barbara Zuin e dall’aggiunto Paolo Ielo.

La vicenda che ha portato all’arresto di Marra è legata all‘inchiesta sulla compravendita delle case Enasarco, e risale al 2013. In quel periodo Marra era a capo del dipartimento politiche abitative del Comune di Roma e del Dipartimento del patrimonio e della casa. Secondo la procura di Roma, Marra avrebbe messo la sua funzione a disposizione del costruttore, in stretti rapporti con gli enti pubblici. La casa dove – fino all’arresto – risiedeva Marra – 150 mq di proprietà dell’Ensarco, la cassa previdenziale degli agenti di commercio – , l’avrebbe acquistata con i soldi dati dagli Scarpellini.

Il vice capo di gabinetto, oggi capo del personale dopo il clamore suscitato dalla sua nomina, 44 anni, ex ufficiale della Guardia di Finanza, al direttorio non era mai andato giù. Anzi, era stato motivo di scissione. “Un virus che infetta il Movimento”, l’aveva soprannominato la senatrice Roberta Lombardi. Eppure, voluto e difeso dalla sindaca (come l’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro, oggi indagata), e molto vicino al vicesindaco Daniele Frongia, è rimasto in quello che è stato subito definito “raggio magico”. «Marra non si tocca. Se va via, mi dimetto», aveva dichiarato Virginia Raggi a inizio novembre.

Che le nomine della “signora”, coma la chiama Grillo, a partire dal capo della segreteria politica del sindaco Salvatore Romeo fino a Marra, fossero nel mirino della procura, si sapeva da un po’, ma l'”eminenza grigia” sembrava inamovibile. Così come è stato per la Muraro fino al suo avviso di garanzia. Due giorni fa, la finanza, ha acquisito documenti, pareri e delibere riguardanti gli incarichi di palazzo Senatorio. “«Profili di illegittimità»: non c’è atto, documento o parere
che non arrivi a questa conclusione riguardo ad alcune nomine effettuate dalla sindaca Virginia Raggi”, scrive in prima pagina oggi il Messaggero.

E ora, le acque della giunta pentastellata, si agitano sempre di più. Non è escluso che possa venire contestato l’abuso d’ufficio anche alla prima cittadina pentastellata.

Ieri, Grillo e Davide Casaleggio erano a Roma, ma sull’ennesimo buco della giunta di Virginia non si erano voluti pronunciare. In compenso sul blog era apparso un post dal titolo “la bufala delle perquisizioni in Campidoglio”, che però non entrava nel merito della vicenda. “Contrariamente a quanto riportato dai giornali e dalle tv – si legge – non c’è stata nessuna perquisizione in Campidoglio. Si è trattato di una semplice acquisizione di atti”. “tutto falso”, quello che si legge sui giornali. Oggi però, è probabile che qualcosa cambierà. Perché non è solo un problema di nomine sbagliate, un problema amministrativo, un “problema del sindaco” com’è stato detto. Ma di tutto il Movimento 5 stelle.

I Comitati del No continuano a lavorare. Ora tocca a legge elettorale e referendum anti Jobs act

Un momento della protesta di un gruppo di studenti davanti a Palazzo Chigi in vista del Consiglio dei Ministri. Una ventina di giovani che erano in piazza alla manifestazione del 27 novembre a Roma per il No è arrivata davanti alla sede del governo, urlando cori contro il premier Matteo Renzi ed esponendo lo striscione 'C'è chi dice No'. Ci sono stati momenti di tensione con la polizia, che ha fermato tre giovani. Roma, 5 dicembre 2016. ANSA/ CLAUDIO PERI

No, non si sciolgono. Anzi. Rimangono in pista per proporre  idee e soluzioni (come per la legge elettorale) tutto nel rigoroso solco dell’applicazione della Costituzione. Sono i Comitati per il No al referendum che, incassato il successo con il 60 per cento dei No al ddl Renzi Boschi, hanno deciso di andare avanti. E non sono solo i “professoroni” dileggiati da Renzi e compagni. Spessissimo, nei territori sono formati da esponenti dei partiti della sinistra extra Pd. Circa diecimila persone in tutta Italia dal Veneto alla Sicilia senza clamore si stanno mobilitando per continuare la battaglia. Con questi obiettivi: vigilare sulla legge elettorale e appoggiare i referendum anti Jobs act della Cgil.

La decisione di continuare a lavorare è venuta dalla riunione del 14 dicembre scorso a Roma ai cui hanno partecipato i rappresentanti del Comitato per il No al referendum costituzionale quelli del Comitato anti Italicum che si è costituito, ricordiamo, già nel 2015, all’entrata in vigore della legge elettorale solo per la Camera (perché il Senato si dava già “tagliato” dalla revisione costituzionale). E sono proprio i ricorsi presentati alla fine del 2015 ai Tribunali da questa rete di legali e cittadini che ha prodotto l’udienza della Corte Costituzionale fissata il prossimo 24 gennaio.  Ma prima di quel giorno, il 21 gennaio, si terrà a Roma un’assemblea nazionale di tutti i comitati per il No, 750 in tutta Italia. Qual è adesso l’obiettivo del Comitato del No? «Siamo stati tutti d’accordo nell’affrontare il tema della legge elettorale in quanto momento fondamentale nella democrazia costituzionale. Chi fa una legge elettorale fa una costituzione materiale e bisogna vigilare affinché garantisca il diritto dei cittadini a essere rappresentati», dice Domenico Gallo, che è stato tra i primi a dare vita al Comitato per la democrazia costituzionale nato subito dopo l’approvazione dell’Italicum.

Durante la riunione è stato deciso di costituire un gruppo di lavoro di cui fanno parte costituzionalisti come Massimo Villone, Mauro Volpi, Gaetano Azzariti, Alessandro Pace, Francesco Bilancia, gli avvocati Besostri e Palumbo. Dovranno redigere una carta dei principi a cui una futura legge elettorale dovrebbe ispirarsi. Gallo aggiunge che i Comitati faranno pressione in qualche modo, con iniziative nei territori e anche con una petizione da inviare in Parlamento. Ma se i tempi saranno accelerati, come sembra, per andare il prima possibile alle elezioni, come del resto ha “annunciato” a modo suo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, cosa può fare il comitato di giuristi? «Se le camere saranno sciolte cercheremo di farci ascoltare nelle audizioni delle commissioni parlamentari», continua Gallo.

I territori scalpitano. Lo testimonia da Venezia l’avvocata Silvia Manderino, vicepresidente del Comitato anti Italicum. La penalista spiega che in Veneto ci sono 28 comitati, solo a Venezia gli iscritti sono 190. «Adesso poi c’è una novità. Il Comitato è diventato interregionale, visto che si è unificato con quello del Friuli Venezia Giulia». Il fenomeno di accorpare i singoli comitati cittadini e provinciali in uno regionale sta avvenendo anche in Toscana, in Piemonte e in Emilia Romagna.

E nessuna influenza della Lega. «Sta scherzando? Sono tutti fuori, non hanno nemmeno provato a entrare nei nostri Comitati dove siamo tutti di sinistra», dice ridendo l’avvocata Manderino. E così avviene che rappresentanti di partiti come Rifondazione comunista, l’Altra Europa per Tsipras, Sinistra Italiana ma anche Possibile di Civati, facciano parte dei comitati veneti, trovando “nel merito” della difesa della Costituzione un punto in comune. Insieme a Arci, Anpi e Cgil. Chissà cosa accadrà, vedremo…

Di legge elettorale e nuovo governo parliamo su Left in edicola dal 17 dicembre

 

SOMMARIO ACQUISTA

Grecia, Tsipras aiuta i pensionati, la Germania si arrabbia. E l’Eurogruppo sospende gli aiuti

epa05669394 Greek Prime Minister Alexis Tsipras attends a parliamentary session prior to a budget vote in Athens, Greece, 10 December 2016. The debate on the Greek government's 2017 draft budget started at the parliament's plenum and will be concluded after voting at midnight. EPA/YANNIS KOLESIDIS

Un assegno per l’1,6 milioni di greci che hanno una pensione inferiore 850 euro al mese. Per un totale di 617 milioni di euro. “Solo una mancia, troppo bassa”, secondo i 5mila pensionati che ieri sera hanno marciato pacificamente ad Atene. Troppo poco per compensare il taglio del 50% delle pensioni e dell’ultima quattordicesima voluta dai creditori. Eppure abbastanza per scatenare le ire di Bruxelles. Il portavoce dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha subito annunciato, su richiesta della Germania, la sospensione degli aiuti alla Grecia, misure concordate pochi giorni fa per alleggerire il debito greco, misure che riguardano un aumento di 300 euro alle pensioni minime, ma anche una serie di sgravi fiscali per le isole del’Egeo particolarmente esposte all’arrivo di migranti.

Dopo l’annuncio sulla tv di Stato dell’8 dicembre, il premier Alexis Tsipras ha portato la sua proposta davanti al Parlamento, ottenendo una maggioranza dei due terzi: 196 voti a favore e 61 astenuti. Per il “bonus di Natale” hanno votato sì i deputati di Syriza, i Greci Indipendenti di Anel, l’alleanza dei socialisti di Pasok e Sinistra democratica, gli ex compagni di partito del Kke (il Partito Comunista) e persino i neonazisti di Alda Dorata. Mentre si sono astenuti dal votare o dall’entrare in aula i populisti di Potami e dell’Unione di Centro e quelli di Nuova Democrazia.«Fedeli al nostro impegno a sostenere i più deboli», ha detto Tsipras, sottolineando che la decisione del governo arriva dopo che la Grecia ha superato gli obiettivi di surplus primario per il 2016, ha tenuto a sottolineare il premier greco, che ha raggiunto l’1,1% del Pil, contro lo 0,5% previsto dal piano di salvataggio. Ma il fondo Esm ha comunque sospeso l’accordo.

La Commissione europea ha criticato la decisione dei creditori. Il commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici si è schierato dalla parte di Atene: «Perché avvenga il blocco ci deve essere l’unanimità e occorre che la Commissione esprima il suo punto di vista. La Commissione rappresenta l’interesse generale e il suo punto di vista è diverso», ha detto Moscovici ai giornalisti a margine di una riunione dei leader socialisti, alla quale Tsipras prende parte come osservatore. «Non c’è ragione» di rimettere in discussione la decisione sul debito, dice, anticipando che la Commissione non è disposta ad accettare una decisione presa dal solo Eurogruppo.

Anche la Francia di Francois Hollande si schiera con Atene: L’Ue dovrebbe rispettare la decisione dei ministri delle Finanze della zona euro e alleggerire il debito, ha detto il Presidente in uscita. E l’Italia che fa? Decise le parole di Gianni Pittella: «La decisione dell’Eurogruppo di ritirare le misure di alleggerimento del debito greco è vergognosa», ha detto Pittella, che è italiano ma anche capogruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo e per il gruppo è candidato alla presidenza del Pe, dopo le dimissioni di Schultz. Dal governo italiano, per il momento, rimane il silenzio assordante. Mentre Angela Merkel ha fissato un incontro nella tarda mattinata di oggi con Alexis Tsipras, cosa si diranno lo sapremo alle 12,30 quando si presenteranno in conferenza stampa.